Il cambiamento è possibile. Anche nella PA. Intervista ad Annibale D’Elia
Pubblicato da Paola
24
10
2012
Qualche tempo fa nel presentarvi l'ultima edizione del bando Principi Attivi vi avevamo anticipato che saremmo tornati a parlarne ragionandoci con il responsabile dello staff di Bollenti Spiriti, il programma delle Politiche Giovanili della Regione Puglia,  quell’Annibale D’Elia assurto di recente e a dispetto dei suoi 42 anni anche a ruolo di saggio, chiamato in quanto tale a far parte della Task Force del MISE che ha redatto in pochi mesi il rapporto Re-Start Italia, raccogliendo la sfida di fornire una visione di medio periodo dell'Italia delle startup. Doveva essere un'intervista alla fine è debordata in un'ora e mezza di chiacchierata visionaria che oltre alla difficoltà di doverla poi rendere su carta mi ha lasciato la convinzione che la PA non possa prescindere dall'entusiasmo delle persone che ci lavorano dentro, e che non esistono politiche virtuose senza teste virtuose che governano i processi. Che se Bollenti Spiriti è diventata una delle migliori prassi in materia di politiche giovanili in Italia e non solo, è perché quel progetto è stato sin dal primo giorno governato ma anche eseguito dalle stesse teste che l’hanno pensato. “Tutti chiedono un'amministrazione pubblica più efficiente - ammette Annibale – ma il dibattito è schiacciato su regole e procedure ed il turn over è bloccato da anni. Come se la PA non fosse un'organizzazione fatta di persone, come tutte le altre. Il risultato e' che spesso, nel pubblico, si esternalizza la produzione delle idee e si internalizza la dimensione strettamente esecutiva delle politiche, magari slegate l'una dall'altra. Con due conseguenze negative: si precarizzano le intelligenze che danno un contributo decisivo ai processi e si finisce per indebolire proprio l'efficienza che si vorrebbe migliorare.” Alessandro Fusacchia, che ha coordinato la Task Force del Ministero nel presentare gli esiti del rapporto Re-start Italia ha commentato che la vera lezione del rapporto sulle start up ha a che vedere con il "cambiamento" e che "cambiare" è possibile. Tu come la vedi? L'idea di fondo, che è poi la stessa che ha guidato in tutti questi anni il nostro lavoro in Bollenti Spiriti, è che se la Pubblica Amministrazione chiede ai cittadini di mettersi in gioco dev'essere lei per prima in grado di farlo. Sono d'accordo con Alessandro: l'esperienza della Task Force dà un segnale nella direzione del cambiamento e della possibilità. Chiamare dodici persone provenienti da mondi lavorativi, culture di riferimento, parti di Italia e generazioni differenti, e metterle a lavorare con tempi certi per un obiettivo comune credo costituisca già un bel passo avanti. Ci siamo sentiti in qualche modo anche noi una start-up, alle prese con un compito da svolgere mai realizzato prima e sperando di generare un effetto importante e duraturo. E naturalmente mettendo in conto di poter fare degli errori. Riguardo al mio ruolo come operatore delle politiche pubbliche all'interno del gruppo di lavoro, ho portato il mio contributo principalmente per rispondere ad un interrogativo: quello di come evitare che le nuove regole sulle start up - dispositivi normativi o investimenti economici - venissero accolti da un contesto culturale non coerente. Siamo tutti convinti che le politiche di innovazione non dipendono tanto dagli strumenti che metti in pratica ma dall'uso che le persone ne fanno. E che lo sviluppo dell'innovazione si realizza solo se sostenuto da un diffuso cambiamento di mentalità. In questa partita le istituzioni possono, anzi devono, avere un ruolo decisivo. Credo di essere stato invitato a far parte della task force perchè in Puglia abbiamo maturato sul campo delle sperimentazioni interessanti a riguardo. Il passaggio successivo è come si fa a generare questo cambiamento di tipo culturale. Senza aspettare 50 anni. Sono più ottimista. In base all’esperienza che viene da Bollenti Spiriti, ti propongo tre dimensioni su cui puntare. La prima ha a che vedere con la “mobilitazione” e cioè' con gli effetti di trasformazione che nascono nei processi collettivi su larga scala. Pensa a Principi Attivi: migliaia di gruppi di ragazze e ragazzi pugliesi si sono trovati, contemporaneamente e spesso per la prima volta, a pensare e realizzare dei progetti di trasformazione delle loro vite e del loro contesto. Ti do un dato per intenderci: abbiamo osservato che già' nel primo bando Principi Attivi, nel 2008, sono arrivati progetti dall'87% degli oltre 250 comuni della Puglia. Ti immagini? In ogni singola città piccola, media o grande, ma anche nei piccolissimi borghi della Valle d'Itria, della Daunia o del profondo Salento c'era almeno un gruppo di ragazzi che per partecipare al bando progettava un sistema per provare a cambiare il destino proprio, della propria comunità e a volte del mondo circostante. Una gigantesca forza di cambiamento che ci invita ad immaginare politiche pubbliche di nuovo tipo. Questo ci porta alla seconda dimensione: la “coerenza” tra le parole e i comportamenti del soggetto che chiama alla mobilitazione, in questo caso una istituzione regionale. Quando ci chiedono della nascita e dell'evoluzione del programma Bollenti Spiriti, la raccontiamo come una scommessa di un’amministrazione pubblica che decide di puntare sulla partecipazione diffusa dei giovani alla vita attiva in un contesto di generale apatia verso la politica e la cosa pubblica. Come raggiungere questo risultato? Di sicuro non cercando di “includere” i giovani cittadini, come fossero soggetti da proteggere in massa da rischi di esclusione, e nemmeno sforzandosi di avvicinarli blandendoli con strumenti e atteggiamenti giovanilistici. Anche perché di solito tutto si traduce nell'impiego delle risorse con meccanismi “a filiera lunga” nei quali, alla fine di interminabili passaggi da un ente all'altro, si erogano servizi per rispondere ai bisogni presunti di un ipotetico “target giovanile”. Verrebbe da dire: siamo sicuri che siano i giovani a non fidarsi delle istituzioni e non viceversa? Con Bollenti Spiriti abbiamo cercato piuttosto di fare nei confronti dei giovani stessi un grande investimento di fiducia, affidando direttamente a loro le risorse e impegnandoci noi amministratori a semplificare e rendere trasparenti i meccanismi di accesso. In questo modo abbiamo intaccato quella tradizionale immagine di scostante avarizia che si associa da sempre alla pubblica amministrazione. Alla fine l'intuizione è semplice: per incoraggiare i giovani a condividere le loro risorse più preziose abbiamo cominciato noi a condividere le nostre: tempo, relazioni, competenze, soldi. La terza dimensione del cambiamento è la “rete”, vera e propria arma di costruzione di massa, come la chiama Riccardo Luna. Senza la Rete, con la R maiuscola, sarebbe stato impossibile trasformare tutte le singole storie dei Principi Attivi in un grande racconto e in una strategia di contagio. La Rete non è solo uno spazio di condivisione e scambio di risorse ma può diventare uno straordinario strumento di produzione di senso e significato. O, se preferisci, di cambiamento di mentalità. Mobilitando i giovani sul tema della creatività, affidando loro in maniera trasparente le risorse e restando voi amministratori presenti e partecipi al processo, grazie soprattutto alle possibilità offerte dalla rete, in Puglia,  in 6 anni avete finanziato 600 progetti a fronte di 4000 candidature. Numeri importanti, ma bastano per iniziare a parlare di cambiamento culturale? Ci sono almeno due motivi che fanno ben sperare. Innanzitutto se consideri che ogni progetto Principi Attivi era presentato mediamente da tre o quattro giovani, già siamo a oltre 10 mila ragazzi pugliesi che si sono sperimentati venendo a contatto con temi come imprenditorialità, lo sviluppo locale, l'innovazione sociale, dovendo esprimersi al meglio, mettere alla prova le proprie capacità di elaborare un progetto o semplicemente di ottenere una fideiussione o di aprire un conto in banca. Intervistati nel 2011, la quasi totalità dei partecipanti al primo bando ha descritto Principi Attivi come una esperienza formativa di grandissima importanza. E questo, in termini di rafforzamento della fiducia in se stessi, è già di per sé un fattore di forte crescita collettiva e generazionale. In secondo luogo, ci sembra importante il fatto che tante migliaia di ragazzi abbiano avuto la loro prima esperienza con una PA diversa dal solito. Il nostro scopo, e speriamo di esserci riusciti, era presentarci come un abilitatore che aiuta le persone giovani a muovere i primi passi; un “server” che, come ripetiamo spesso, deve “servire”. Non solo fare le regole o erogare servizi ma prima di tutto rendersi utile. Significa che quegli stessi giovani ora sanno che un’alternativa c’è. Sanno che il destino della PA non è unicamente quello di essere un soggetto distratto, scontante, paludato.. Questo, in potenza, li rende cittadini capaci di chiedere o anche di pretendere di più in futuro. In un caso e nell'altro si tratta di una minoranza, ma contagiosa. Un altro grande tema è quello della sostenibilità di questi progetti e della loro capacità di sopravvivere senza ulteriori finanziamenti pubblici. La premessa a questo ragionamento è che con Bollenti Spiriti avevamo in mente non di finanziare l'imprenditorialità giovanile quanto piuttosto delle esperienze di apprendimento non formale. La nostra è una interpretazione radicale di quel che si sostiene da oltre 10 anni nei documenti programmatici dell'Unione Europea: è necessario investire in conoscenza e ci sono cose, come l'imprenditorialità, la cittadinanza attiva, l'attivazione in genere, che non si possono imparare tra i banchi. Quel che stiamo facendo da anni in Puglia è prendere sul serio questo principio, sostenendo in maniera consistente le esperienze e le sperimentazioni di giovani cittadini che migliorano il paniere delle proprie conoscenze mettendo le mani sulla realtà e trasformandola. Si tratta di stimolare i giovani ad immaginare un destino diverso da quello prefiguratogli dai genitori e dalla scuola. Vuol dire incoraggiarli a compiere un'operazione di “debug” della realtà, che parte dall'individuazione dei punti deboli per migliorarli e farsi così spazio nel mondo. Ciò che abbiamo imparato è che questo processo non serve solo ai giovani ma ha un effetto dirompente anche sul contesto. Questo modo di operare ci accomuna allo spirito di Kublai, con cui c'è una tradizione di scambio e di amicizia. Una specie di percorso parallelo. Noi come voi non cerchiamo nella folla la pontenziale start up che farà miliardi con l'applicazione del secolo, anche perchè ci sono già molti operatori che svolgono questo ruolo egregiamente. Incoraggiamo piuttosto i giovani cittadini a investire sulle proprie idee per scommessa, divertimento, spirito di conoscenza desiderio di migliorare. I risultati, a quattro anni dall'inzio di questo percorso, ci dicono che da questo vivaio nascono i giovani talenti che si affermano nelle business plan competition a livello internazionale, i creativi che decidono di tornare con un progetto che porta sul territorio quel che hanno imparato in un contesto internazionale così come gli attivisti che mettono le basi per un movimento di rigenerazione di una città' segnata dalla cattiva amministrazione. In tutti questi casi Principi Attivi è servito ad alimentare processi che hanno generato effetti per lo più inattesi, spesso molto superiori o comunque diversi rispetto al previsto agendo in un'area di fallimento del mercato; in altre parole, il denaro pubblico ha innescato processi cioè che, almeno oggi qui in Puglia, l'ecosistema da solo non sarebbe stato in grado di mettere in moto. Basta citare l'incredibile esperienza di Blackshape Aircraft, da Principi Attivi a SpA che produce aerei in carbonio in meno di 2 anni. Il tutto in forte controtendenza rispetto a un mondo che là fuori in questo momento è molto sfiduciato. Tutto questo va realizzato con un approcio molto orientato alla sperimentazione. Il programma Bollenti Spiriti è in beta permanente e ha senso solo se viene testato e migliorato di continuo. Ora che questo metodo si sta dimostrando efficace, il nostro obiettivo è diventare inutili il più presto possibile e fare in modo che le idee dei giovani pugliesi trovino forza e gambe senza bisogno di Principi Attivi. The Hub Bari puo' essere considerato un caso di successo e di messa a sistema delle politiche pubbliche? The Hub Bari è un buon esempio di caso di successo: oggi è una impresa sociale, una start up innovativa indipendente nata senza finanziamenti pubblici. Ma è nata a valle di un processo innescato con risorse pubbliche. Con Principi Attivi abbiamo finanziato il progetto di due giovani architette che nel 2010 tornavano in Puglia dopo un'esperienza di vita e lavoro a Barcellona con l'idea rischiosa e visionaria di realizzare a Bari un progetto come The Hub che ad oggi esiste per lo più nelle metropoli dove sono già diffusi e sperimentati processi di coworking e innovazione. Il progetto è servito a creare la comunità di creativi che sostiene il progetto, a cercare alleati e ad allargare la futura compagine sociale. E sopratutto a trovare lo spazio rispondendo prima ad una open call della Fiera del Levante sul riuso degli spazi abbandonati del quartiere fieristico e poi partecipando ad un vero bando di gara per l'assegnazione definitiva. Oggi, in un vecchio padiglione espositivo sottoutilizzato di 1600 metri quadri, è nato a Bari il secondo nodo della rete internazionale The Hub più grande del mondo dopo San Francisco. E lo spazio è stato interamente progettato, ristrutturato e attrezzato a spese della società che è nata al termine del progetto Principi Attivi, che lì paga anche un affitto. Oggi sono le istituzioni e la comunità locale a dover ringraziare dei giovani creativi, e non viceversa. Progetti nuovi in partenza con lo staff di Bollenti Spiriti? La nuova iniziativa a cui stiamo lavorando si chiama Laboratori dal Basso. Insieme all'ARTI, l'agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione, ci siamo chiesti come utilizzare le risorse del Fondo Sociale Europeo per diffondere competenze di alto livello sui temi del fare impresa in modo sostenibile. Ci rivolgiamo alla comunità dei giovani pugliesi che stanno realizzando o vogliono realizzare una esperienza di attivazione. E sappiamo che non è possibile rispondere ad un bisogno complesso, e su uno spettro di tematiche vastissime, con sistemi tradizionali e percorsi formativi preconfezionati o calati dall'alto. Allora ci siamo immaginati un dispositivo che parte dalla domanda di conoscenza, e non come al solito dall'offerta. Invitiamo giovani imprese, start up e associazioni a chiedersi cosa hanno bisogno di imparare e, se lo sanno, anche da chi. Attraverso un bando a sportello molto semplice li aiutiamo a mettersi insieme, a strutturare un percorso di apprendimento su misura e ci occupiamo di contrattualizzare i docenti e di portarli in aula. Vogliamo fare in modo che nascano sul territorio tanti gruppi di acquisto di conoscenza, nei quali si condividano conoscenza e contatti per imparare direttamente dai più bravi a livello nazionale e internazionale. Il primo percorso, una specie di prototipo, è nato mesi fa sul tema del fare impresa sviluppando applicazioni per smart phone e tablet. Ha coinvolto un centinaio di giovani geek che insieme a studenti di economia, startupper e molti curiosi si riunivano il sabato mattina in un'aula prestata gratuitamente dall'università di Bari per ascoltare lezioni teoriche, storie di successo e testimonianze di ispirazione. Ora è in partenza un percorso sulla progettazione e il fund raising per il non profit promosso da un cluster di associazioni. Altre iniziative partiranno a breve e tutti i materiali saranno accessibili tramite una piattaforma che stiamo creando ad hoc. Il bando per candidarsi resterà aperto fino a giugno 2013 e i corsi si svolgeranno fino a settembre. Anche qui l'ambizione è fare il server e anche un po' i rabdomanti. Far emergere le forze latenti e trasformarle in materia viva per il cambiamento. Lo stesso rapporto che c'è tra una grande impresa che affida a una start up le sue politiche di innovazione. Si, direi che la metafora è corretta. E poi sarà un caso ma la nostra prima sede assomigliava ad un garage.  

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