Incubatori e start-up. Parliamone con il coach Alfredo Fortunato.
Pubblicato da Paola
incubatori_alfredo
23
05
2014

Capita spesso che progettisti chiedano durante le discussioni informazioni sugli incubatori, sulle loro finalità, sul loro potenziale impatto sullo sviluppo delle loro idee. Abbiamo quindi chiesto ad Alfredo Fortunato, coach di Kublai, di approfondire con noi questo tema.

Alfredo intanto proviamo a dare una definizione. Cosa sono esattamente gli incubatori di impresa?
Per evitare equivoci, diciamo subito che gli incubatori sono delle strutture che nascono con la finalità di favorire lo sviluppo di idee imprenditoriali e lo start-up di imprese mettendo a disposizione spazi fisici, servizi di formazione e consulenza e opportunità di integrazione e networking. L’erogazione di tali servizi a basso costo e il contenimento delle spese derivante dalla condivisione dei costi, fanno sì che si migliori in modo significativo la sopravvivenza e le prospettive di crescita di nuove start up.

Quanti incubatori ci sono in Italia, e come si caratterizzano territorialmente?
C’è una indagine che ha fatto Banca d’Italia nel 2013 che ne ha individuati 80, di cui 61 svolgono attività continua di incubazione. Di questi 61, 45 sono nel Centro-Nord, il resto, 16,  al sud. A livello territoriale, emergono modelli abbastanza diversi, ai cui estremi troviamo quello del Nord, caratterizzato dall’offerta di servizi a maggior valore aggiunto, e quello del Sud, in cui i servizi logistici di base sono l’attività prevalente. Gli incubatori del Mezzogiorno si caratterizzano, inoltre, per una dipendenza maggiore dai fondi pubblici, mentre in quelli del Nord è più elevato l’apporto di aziende private.

Quali sono le funzioni di un incubatore?
Il ruolo e le funzioni di queste strutture sono cambiate nel tempo, tanto che oggi si parla di incubatori di terza generazione per indicare quegli incubatori focalizzati sul supportare la nascita e lo sviluppo di imprese tecnologiche e innovative, legati a venture capital, in grado di seguire le imprese anche nelle fasi successive a quella di start-up.

A questo punto la domanda sorge spontanea: queste strutture creano veramente valore? Qual è il vantaggio che gli incubatori forniscono alle start-up? Erogano davvero alle imprese servizi utili o si limitano ad affittare a basso costo degli spazi?
Le risposte a questi interrogativi non sono semplici. Una cosa però è abbastanza chiara nel nostro paese ovvero la crescita rapida e tumultuosa di questo ecosistema intorno alle nuove start-up innovative sembra più il risultato della "spinta" impressa dagli incentivi messi in campo a livello nazionale e regionale, piuttosto che la risposta ad una domanda di qualità. Crescono a dismisura eventi e competizioni dedicate alle startups, proliferano programmi di accelerazione e mentor ed esperti di creazione di impresa. Chiaramente ci sono fattori positivi in questo movimento: creazione di comunità e reti locali del fare, emergere di una generazione di imprenditori "innovativi", ecc..

Come spesso diciamo su Kublai, prima di fare qualsiasi scelta, è necessario puntare l'attenzione sul progetto.
Il denaro, gli incubatori, i servizi non sono tutto. Di conseguenza, non possiamo aspettarci che, per il solo fatto di entrare in un incubatore, domani avremo successo e che tutti i nostri problemi saranno risolti. In altre parole, bisogna evitare di lasciarsi trascinare dalle mode e guardare alla sostanza delle cose. Pensare che al concetto di startup incubata siano associati facili, diffusi ed immediati successi è sbagliato. Senza dubbio, però,un incubatore può darci una mano se è inserito in un network di investitori, se dispone di buoni mentor e di buoni programmi di formazione/affiancamento.

 

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