La Mattonaia un anno dopo. Intervista a Riccardo Panelli.
Pubblicato da Paola
mattonaia_Kublai
15
09
2014

Metti  una cascina nel Chianti Senese.
Metti insieme un biologo, un apicoltore, un perito agrario, uno psicologo, un visual designer.
Metti  che sono  tutti amici e giovani sui trent'anni e con il sogno di fare innovazione sociale grazie ad attività rurali.
Ed ecco che nasce una splendida realtà che è  La Fattoria Mattonia, progetto vincitore del Kublai Award dello scorso anno.

Era novembre 2013, e circa un anno dopo siamo andati a farci raccontare da Riccardo Panelli, uno dei fondatori, cosa sta succedendo in quel di Monteriggioni.

Riccardo, per quelli che non vi conoscessero, ci spieghi cosa è e come nasce il progetto "La Mattonaia"?

Il progetto nasce dalla passione per i progetti di “empowerment di comunità” durante i miei studi in psicologia, cioè di potenziamento delle competenza di una comunità locale, unita a quella per il sociale; nel mio percorso professionale ho poi incontrato il costrutto di fattoria sociale e di agricoltura sociale e la scintilla è scattata immediatamente. L'incontro più o meno casuale poi con gli altri 5 soci che hanno condiviso gli scopi, arricchito il progetto e soprattutto lo hanno reso reale ha fatto il resto!

E' passato quasi un anno da quando avete vinto il Kublai Award, ci puoi raccontare cosa è cambiato in questi mesi?

Una cooperativa sociale di tipo B (inserimento lavorativo) come La Mattonaia ha enormi responsabilità visto e considerato che lavora anche con soggetti con svantaggio fisico, mentale, o semplicemente socio-economico per cui non si può permettere di affrontare il rapporto con persone che magari ripongono nella cooperativa la speranza di una seconda opportunità in maniera superficiale; proprio per questo è necessario che la società abbia anche una certa solidità economica per assicurare la giusta retribuzione a tali soggetti per cui abbiamo preferito andare molto cauti e prenderci questa sorta di “periodo di prova” in cui anche noi per primi abbiamo dovuto imparare a fare i contadini con non poche difficoltà (non ci dimentichiamo che ognuno di noi soci fondatori viene da mondi e realtà completamente diverse). La burocrazia per molte autorizzazioni inoltre è molto complessa, motivo per cui siamo partiti “dalle basi”: produzione ortofrutticola, produzione di miele e prodotti dell'alveare, produzione di olio.

Con una parte dell'award avete deciso di finanziarvi corso di pet therapist ci spieghi cosa fa un pet therapist? E quali animali pensavate di utilizzare?

Un pet therapist è un professionista (psicologo, veterinario, medico, psichiatra, psicomotricista) che si occupa di effettuare attività terapeutiche mediante l'uso di animali; queste attività possono essere di tipo cognitivo, per handicap mentali, o ad esempio di tipo motorio per handicap di tipo fisico. Grazie all'Award mi sto formando presso il Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con gli Animali presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, dove da fine mese inizierò la terza ed ultima parte del corso che mi vedrà impegnato per tutto l'autunno. La previsione è di utilizzare cane ed asino per questo tipo di attività.

Un'altra parte del premio invece avete deciso di finalizzarlo ad una consulenza specifica per aprire un impianto per lombricoltura. Fino a qualche tempo fa, l'allevamento dei lombrichi era  considerato più un hobby che un lavoro.  Oggi come si può guadagnare da questa nicchia di mercato?

Esatto, anche questa consulenza è stata fondamentale per poter iniziare questa attività che altrimenti non sarebbe potuta partire subito viste le normali ristrettezze economiche di una startup; bisogna cambiare ottica e non pensarla come un allevamento di lombrichi, bensì come una attività di produzione di un ottimo fertilizzante che è l'humus di lombrico ed il vermicompost, ma non va nemmeno dimenticata la valenza didattica di questa attività, vista la straordinaria capacità del lombrico di incarnare quella legge naturale che spesso ci dimentichiamo, ovvero che tutta la materia organica fa parte di un ciclo biologico perenne. Il lombrico è uno degli attori principali di questo processo, trasformando la materia organica di “scarto” come letame e residui della produzione ortofrutticola in un preziosissimo prodotto naturale che permette chi lo produce di essere autosufficiente dal punto di vista della fertilizzazione, dello smaltimento dei letami, nonché di vendere l'eccedenza all'esterno, oltre che ai lombrichi come esca o alimento per volatili.

A chi come voi avesse il sogno di aprire una fattoria sociale da dove consigliereste di iniziare?

Prima di tutto non bisogna mai dimenticare che indipendentemente dal fine che ci muove una fattoria didattica è comunque una impresa agricola, con tutti gli onori in termini di impegno, passione, ore lavorative, fatica (tanta) e che “la terra è bassa!”. Il passo successivo è trovare un luogo, impresa più che ardua, a meno che non si posseggano già terreni o strutture rurali; qui il consiglio è di valutare bene sia l'accessibilità del luogo sia che vi siano gli spazi adeguati per stalle, lezioni per la fattoria didattica, attività con gli animali e che al tempo stesso in questi spazi non vi siamo troppe barriere o elementi potenzialmente pericolosi per i visitatori (eliminarli del tutto in campagna è praticamente impossibile). Un consiglio che senz'altro ci sentiamo di dare è quello di trovare una struttura che sia il più possibile indipendente, senza troppi vincoli (paesaggistici, architettonici, ad esempio) oppure in condivisione con altre realtà, associazioni, ecc., o magari troppo vicino ad abitazioni, perchè purtroppo questi potrebbero essere tutti elementi che impediscono di lavorare e pianificare l'attività liberamente e in maniera autonoma. 

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