Domande di valutazione: il target raggiunto e’ quello previsto?

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      david
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      Alla base di Kublai vi è il riconoscimento di un problema: i finanziamenti pubblici non vanno alle risorse creative locali quanto piuttosto ai professionisti della progettazione. Troppo spesso i finanziamenti pubblici si concentrano su progetti tradizionali ed a basso rischio. Il risultato è che le iniziative finanziate molto spesso hanno un impatto ed una sostenibilità limitata e non riescono ad avere il necessario effetto trasformativo sul territorio, mentre molte iniziative creative di valore non vedono la luce per mancanza di risorse.

      La capacità di coinvolgere la comunità di creativi ora esclusi dai finanziamenti pubblici è risultato centrale e importante in se’.  La valutazione di Kublai deve perciò concentrare uno sforzo particolare sul mappare la quantità ma soprattutto il profilo dei partecipanti. Il target di Kublai è definito solo vagamente dai documenti di progetto attraverso il termine di “creativi”. La nostra lettura è che il target principale sia definito da alcune caratteristiche:

      -       la forte capacità innovativa e quindi la alta qualità delle idee progettuali

      -       la scarsa capacità di accedere ai finanziamenti attuali soprattutto pubblici ma anche privati

      -       la localizzazione nel Sud Italia

      -       le competenze limitate nello strutturare la idea in un progetto vero e proprio

       

      Semplificando, possiamo illustrare i potenziali partecipanti su 2 assi: che ricevano o meno finanziamenti pubblici; che siano innovativi o meno. In arancione indichiamo i meta-obiettivi di Kublai: 1) escludere gli opportunisti (al momento, usual suspects), 2) far crescere chi non ha le competenze (non creativi), 3) favorire il finanziamento dei creativi (al momento, opportunità mancata).

       

       

      Da un certo punto di vista, non è importante se i beneficiari siano una élite; l’importante è che siano una élite nuova e basata sul merito (sulle capacità innovative invece che sulle tecniche di scrittura progetti). Il maggiore coinvolgimento dei creativi nei programmi di finanziamento necessariamente induce una progressiva esclusione degli “usual suspects”.

      D’altro lato, sarebbe problematico se i benefici di Kublai fossero colti solo da una “élite” interna che in realtà già ha competenze di progettazione e capacità di accedere a finanziamenti, e che si ritrova il compito ulteriormente facilitato da Kublai per esempio grazie a maggiore visibilita’. Con gergo tecnico, Kublai potrebbe essere “efficace” ma non “addizionale”. 

      Con la valutazione vorremmo verificare la effettiva capacità di Kublai di raggiungere il target predefinito sia in termini di partecipazione che di effettivi benefici tratti. In altre parole: c’e’ elite ed elite!

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      Luca
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      Mumble mumble, non avendo ancora ricevuto finanziamenti o la mia idea è banale (bassa professionalità) o un’opportunità mancata (per quale motivo sarebbe interessante analizzare ulteriormente… non dico per me, dico i motivi per cui un’idea che non fosse “banale” resta un’opportunità mancata). Quindi la valutazione in questione mi pare molto interessante…

      Fuor dal caso personale, se posso dire in Italia il sistema è effettivamente un poco carente (nel senso di una sua eccessiva burocratizzazione e/o del rischio che si finanzino “i soliti sospetti” anche detti “gli amici degli amici”), però… però è anche un problema di una faticosa transizione tra una cultura “del fare” (il pizzaiolo, l’idraulico, il meccanico, l’artigiano, l’arredatore di interni, l’ingegnere, il banchiere…) a una cultura “del progettare per fare”. E’ un passo che altre nazioni (non penso solo agli Usa, penso a Israele…) hanno già compiuto e mi pare in Italia si stenti a fare. Stiamo in fondo ancora a discutere se il Signor Briatore abbia o meno ragione quando, invitato dalla mia alma mater, sentenzia: “prima che fare tutte ‘ste startup fuffa aprite una pizzeria, o fate i camerieri nei miei locali. Vi metterete in tasca 5 mila euro al mese esentasse grazie alle mance e farete i soldi… non ho mai sentito nessuno che da bambino sognasse di restare povero a vita, tutti vogliono fare i soldi”.

      Il che se volete apre un ulteriore punto: le startup debbono essere socialmente creative-promotrici di innovazione (altrimenti non si distinguono dall’apertura di un’impresa “tradizionale” a mio modo di vedere), ma debbono pur sempre sottostare alla ratio economica. E su questo non sempre, dentro e fuori Kublai, c’è stata sufficiente chiarezza tra gli “startupper” italiani, credo. Ho visto, negli incontri con Kublai, tante bellissime idee, molte rimaste tali perchè alla fine una ratio economica non c’era o non era così forte e distintiva da fare da trigger, da far detonare la reazione giusta.

      Può/deve Kublai aggiungerci qualcosa alla miscela? Basta la santa pazienza dello staff a darci indicazioni? Servirebbe un maggior coinvolgimento del mondo del credito? Servirebbe da parte nostra più razionalità economica, più competenze, più “palle d’acciaio”? Sicuramente. Il mix giusto? Sarà interessante desumerlo anche in base ai risultati della verifica. Da parte mia sono molto incuriosito: da un lato mi auguro che Kublai prosegua come esperienza e diventi sempre più “produttivo” in termini di capacità di generare startup di successo (tra le quali spero possa esserci il mio progetto, nella forma attuale o in forme future, chissà. O forse idee nuove di zecca… mai fossilizzarsi solo su un progetto/un mercato potenziale). Dall’altro vorrei vedere cosa e come può riuscire ancora meglio a dare avvio ad una sempre più ampia generazione/crescita di imprese e forze creatrici.

      C’è elite ed elite, ma forse in questo caso è meglio se l’elite non è troppo esclusiva (legge del mercato permettendo)… o no? Altrimenti come dice l’amico docente Carlo Alberto Carnevale Maffè, gli startupper italiani saranno sempre una minoranza poco fastidiosa tollerata dagli incumbent perchè alla fine non in grado di cambiare in alcun modo le regole del gioco. Quando invece dovrebbero essere una “positiva” minaccia… In bocca al lupo a tutti e complimenti per l’analisi.

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    • Avatar di Alfredo
      Alfredo
      Keymaster

      Ciao David, ho un pò di dubbi sulla questione del favorire il finanziamento dei creativi. Kublai non si pone come meta-problema quello del finanziamento, in virtù di una considerazione che condivido, soprattutto se guardo a sud, che è quella che di denari in giro ce ne sono anche troppi. Questa attenzione smisurata al finanziamento è alla base della maggior parte dei problemi di quei giovani che accedono alle varie opportunità. Manca un attenzione al mercato, alla  sostenibilità, alla capacità di gestione di un’impresa.. La favola che bastano gli incentivi per creare imprese mi sembra sia stata smentita dai fatti.. Diventare imprenditori e guidare aziende competitive sul mercato non è un cosa così comune. Quante imprese spin-off finanziamo nel nostro Paese promossi da giovani che hanno una ottima idea ma che non sanno come si gestisce un’impresa? Mi è capitato di guardare i bilanci di un gruppo nutrito di spin-off per un lavoro di ricerca e con stupore ho visto che quasi la metà non arrivava a 100mila euro di fatturato…

      Forse tra i benefici che dovremmo valutare ci sta anche quello che porta le persone a decidere di non andare avanti con il progetto perché non ne vale la pena ovvero perché si accorgono che l’idea non è sostenibile??

      che ne dici??

      buon lavoro

      alfredo

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    • Avatar di david
      david
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      Sono totalmente d’accordo e ho sentito questo feedback da diverse persone. Infatti nel questionario abbiamo previsto altre opzioni oltre ai finanziamenti pubblici.

      Grazie!

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    • Avatar di david
      david
      Partecipante

      Grazie, molto utile. Non e’ un problema solo di Kublai, come dici tu, ma in generale delle iniziative creative, startup, web 2.0. Personalmente questo tema delle elite ritengo sia una delle sfide piu’ interessanti e pionieristica di questa valutazione. In particolare mi preme capire se il web e l’innovazione aperta favoriscono chi ha gia’ competenze di eccellenza, o consentono di acquisire nuove competenze anche a chi non ce le ha. 

      Kublai ci consente di dare delle prime risposte – che torneremo a confrontare con tutti voi!

      ciao

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