Come migliorare il mondo?

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  • Come migliorare il mondo?
  • Iniziato da Tiziana Minieri Avatar di Tiziana

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    • Siamo responsabili di chi sta peggio di noi? Siamo tenuti ad aiutare gli altri e migliorare noi stessi per migliorare il mondo, oppure ognuno pensa per sé e Dio per tutti? Secondo voi possiamo fare qualcosa per aiutare le persone a rischio, le persone che hanno perso il lavoro, le persone inoccupate e coloro che non hanno da mangiare?
      Quali sono i valori che ci distinguono dalle bestie?

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    • credo per me l’altruismo, la generosità, l’animale può essere fondamentalmente buono istintivamente, ma anche la bontà se non è suscitata da una coscienza retta, non è bontà diventa azione istintiva o razionale, penso che invece l’altruismo e la generosità portano a guardare fuori di noi e non sempre dentro di noi, solo ai nostri bisogni o insoddisfazioni piccole o grandi che siano

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    • Grazie, Luce di stelle, sono d’accordo con te e ti sfido a sensibilizzare il web sul dovere di fare qualcosa per gli altri, senza chiedere nulla in cambio!
      E se facessimo un gruppo che cominci a migliorare il mondo contemporaneamente all’impagno di migliorare se stessi? Che ne dici? Anche in questo campo è vero che l’unione fa la forza? Lo spero ardentemente!
      Ciao!
      Fiordaliso

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    • Ciao Cristina, grazie per avermi scritto. Ti dico in breve ciò che mi sta a cuore.Vorrei aiutare i bambini immigrati a imparare la lingua italiana in modo da potersi più facilmente integrare nella nostra società.
      Desidero aiutare i ragazzi a saper leggere il giornale, un programma televisivo, un film, una canzone, uno spettacolo, in modo da essere comunque critici, sapendo valutare, discernere, confrontare scartare se necessario… e confrontarsi con ciò che si legge, si vede, si ascolta, si sente, senza lasciarsi manipolare, ma conservando e migliorando i propri valori di appartenenza, la propria cultura e acquisire nel contempo strumenti utili per una cittadinanza attiva e consapevole e una crescita integrale della persona.
      La cosa importante e fondamentale è non lasciarci privare dalla nostra umanità per correre dietro e interessi effimeri che ci distruggono e ci rendono simile alle bestie, se non peggio! Saper gestire una propria scala di valori, puntare sull’essere piuttosto che sull’avere o sull’apparire… Credi che potresti aiutarmi a realizzare un progetto simile?
      Grazie.
      Tiziana

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    • Avatar di Criscia
      Criscia
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      Cara Tiziana, provo a intervenire anche io dando il mio piccolissimo contributo.
      Quello che vorresti realizzare è in realtà qualcosa di molto specifico, nonostante il “richiamo” al nome del tuo progetto appaia più generico; aiutare i bambini immigrati è un campo non facile e che necessita di specifiche competenze. Quello che mi viene quindi da domandare, come prima battuta è: hai fatto un corso di studi specifico? (scienze dell’educazione, psicologia, scienze politiche con ramo “integrazione europea” o simili)
      Hai avuto o hai esperienze con associazioni di volontariato che ti hanno portato a far nascere questa idea? Probabilmente sì…
      Per ora è semplice curiosità, ma aiuta a capire se e in che modo ti sei avvicinata a questo “mondo” e se già conosci le difficoltà che esistono nella “ipotetica” gestione di uno spazio/centro per bambini immigrati (che solitamente, appunto, si appoggiano ad associazioni nella loro formazione. Soprattutto se parliamo di bambini anche disadattati o minorenni soli in Italia che – ricordo – non possono essere espulsi dal Paese fino alla maggiore età)

      Grazie e scusa se le domande sembrano banali :)

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    • Ciao, Criscia, sono contenta del tuo intervento.Per quanto mi riguarda, sono laureata in pedagogia, ho una specializzazione in comunicazione sociale, con studi particolari fatti anche in Francia, Parigi, ho fatto il critico cinematografico, la redattrice, e tante altre cose. Comunque, faccio parte di una Onlus e quindi cerco collaboratori e collaboratrici volontari per realizzare l’obiettivo di Comunicazione e cultura per soggetti svantaggiati.
      Credo fermamente che ciò che abbiamo ricevuto, in qualsiasi modo, siamo anche chiamate a condividerlo con chi è nel bisogno. Solo così potremo continuare a crescere in umanità, cultura, comunicazione, solidarietà, ecc. ecc.
      Per aiutare bambini, ragazzi, giovani, donne disoccupate o inoccupate, ragazze madri, ecc. non penserei di farlo in proprio, ma appoggiandoci su strutture esistenti, per esempio: Case famiglie, parrocchie, associazioni, cooperative sociali e via di questo passo. Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma il mio interesse è vario, sincero, appassionato e cerco persone con capacità di donarsi e fare qualcosa per gli altri!… disinteressatamente e come volontariato!
      Ciao e a risentirci.
      Tiziana

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    • Grazie, Cristina. Tuttavia la cosa non potrebbe interessarti anche solo come persona, al di là di Kublai?
      Ciao e buona serata!
      Tiziana

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    • Avatar di Criscia
      Criscia
      Keymaster

      Tiziana, ciao a te :)
      Riprovo a intervenire provando a farti capire “da questa parte” come viene percepita un’idea grande ma ancora forse debole.
      A mio avviso la ricerca di persone, appoggi, volontari e via dicendo è fondamentale, ma la troverai solo nel momento in cui hai chiaro il percorso che vorresti intraprendere. Altrimenti si rischia sempre e comunque la dispersione di energie. Le persone dicono sì, ma non sanno come aiutarti.
      Quindi mi chiedo e dovresti chiederti: come posso indirizzarle? Se questo è il mio progetto, cosa vorrei diventasse? Un’associazione, uno spazio fisico gestito da un’associazione già esistente, una proposta formativa? I volontari in cosa dovrebbero aiutarti?

      Ecco, tante domande solo per “aiutarti” a racchiudere un’idea. Rifletterci e farla crescere.

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    • Xenofobia e questione educativa
      di Antonio Nanni – 2009

      Gli episodi di violenza contro donne e immigrati che in questi ultimi tempi si sono ripetuti con frequenza in alcune città italiane (Guidonia, Cassano Ionico, Nettuno, …) hanno riacceso il dibattito sulle ragioni che spingono tante persone, spesso giovani e talora minorenni, a compiere gesti di barbarie, stuprando una ragazza, o cospargendo di benzina un immigrato indiano all’interno di una stazione ferroviaria, trasformandolo in una torcia umana.
      Motivare questi atti di incivile sopraffazione attribuendoli ora alla noia, ora al culto della violenza, ora al bisogno di divertimento e di emozioni forti, è forse il segnale più eloquente del profondo vuoto morale che caratterizza la nostra società. Sarebbe tuttavia troppo comodo scaricare soltanto sulle nuove generazioni quelle responsabilità che invece sono proprie della famiglia, della scuola e delle stesse forze politiche.

      Il Presidente Napolitano ha fatto bene a sollecitare le istituzioni a reagire contro questi episodi raccapriccianti e intollerabili di violenza e di xenofobia. Si è infatti creato nel nostro Paese un preoccupante clima di legittimazione che finisce per far sentire orgogliosi gli stessi artefici delle discriminazioni. Contro di essi, poi, si minaccia di essere ancora più “cattivi” finendo per avvitarsi in una spirale inconcludente senza sbocchi ri-educativi. Non si può puntare tutto sulla repressione promettendo di costruire nuove carceri. Occorre il metodo della prevenzione che, come ha insegnato Don Bosco, è il cuore si ogni vera educazione.

      Ciò che vogliamo dire è che nel nostro Paese, oltre alla crisi della fede cristiana, si registra ormai una crisi dei valori etici del patrimonio cristiano. Dopo il divorzio, l’aborto e l’eutanasia (vedi i sondaggi) stanno crollando anche le cosiddette virtù civiche del buon cristiano e onesto cittadino.

      Ha ragione Miriam Mafai quando su Repubblica sottolinea acutamente come l’attuale cultura di violenza «disprezza e irride alla mitezza, alla pazienza, alla solidarietà, alla debolezza, alla sobrietà». Cioè a quelli che fino ad oggi sono valori propri della tradizione cristiana.

      Dobbiamo allora avere il coraggio di dire che la cultura leghista, una volta portata al governo, è riuscita a diventare egemone nel nostro Paese diffondendo paura per il diverso e bisogno di sicurezza. Lo si è visto, ad esempio, con la moda delle “ronde”, nelle città, con la sceneggiata delle impronte ai bambini rom, con la mozione del leghista Cota sulle classi separate a scuola, con la drammatizzazione del Centro di accoglienza a Lampedusa.

      Razzismo? Culto della violenza? Assenza di valori? Nichilismo? Forse bisogna evitare di racchiudere in una sola categoria omnicomprensiva la spiegazione di tanti episodi criminali eppure così diversi. L’uomo di oggi sembra divertirsi soprattutto quando raggiunge un piacere attraverso la trasgressione delle regole e l’esercizio della propria forza su un soggetto più debole (dallo zingaro al disabile, dalla donna allo straniero).

      Piuttosto che di razzismo e di xenofobia si dovrebbe forse parlare di una società che non possiede più le coordinate culturali per convivere con l’alterità, poiché priva di un’antropologia della differenza. Questo fa capire la centralità della questione educativa come questione dell’alterità e non solo delle radici dell’identità. Voglio dire che per rispondere alla nuova domanda di convivenza e di etica sociale nelle nostre città dobbiamo partire dall’altro, dalla differenza, dalla relazione e non semplicemente dall’io. Anche all’interno della tradizione cristiana andrebbe rafforzata l’antropologia della relazione più che quella dell’identità che rischia di farci restare prigionieri dell’individualismo e anzi di radicalizzarlo.

      Se così stanno le cose vuol dire che l’Italia ha bisogno di una svolta culturale, di una rinascita morale, di una riforma istituzionale, insomma di tornare ad avere una prospettiva di futuro. Ciò significa concretamente educare i cittadini, vecchi e nuovi, a scoprire che le radici comuni non stanno nel passato di ciascuno (che divide), ma nel futuro che ci accomuna.

      Dobbiamo ri-educarci alla cittadinanza plurale e interetnica, per capire che abbiamo tutti diritto al futuro e ad un destino comune. Non si tratta soltanto di metterci a recuperare una memoria ormai perduta, ma soprattutto di guardare avanti cercando di lavorare per un “sogno condiviso”, per una storia comune da costruire tutti insieme. Questo non significa fare riferimento ad una utopia irrealizzabile. L’elezione di Obama in America ha dimostrato che il desiderio di novità e la speranza dei cittadini è più forte di ogni realismo. Anche in Italia si potrà uscire insieme da questo clima di imbarbarimento e di insopportabile lamentazione soltanto se avremo il coraggio di operare questa svolta.

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    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
      Partecipante

      Se dei ragazzi di un quartiere di periferia, realizzano un campetto di calcio, di basket assieme, giocano assieme, costruiscono insieme un luogo di socializzazione delle attività, magari mettono su una web radio, comprendono l’importanza di presidiare i luoghi e spazi comuni come giardini, villette, fare musica e altre attività insieme, come gruppo superiore alla somma delle sue parti con una visione e un obiettivo si va verso una direzione, se invece si realizza il branco come somma di tante disperazioni e assenze di visioni si va inesorabilmente verso la deriva barbarica.
      Già qualcuno tempo fa scrisse che non c’è altra scelta o un modello collaborativo e socializzante delle risorse e delle attività o la barbarie.
      Poi tutti hanno delle colpe, dagli economisti, ai politici, alle religioni, alle suddivisioni etniche, nel creare differenzioni individualistiche o su pseudo basi etniche che non fanno altro che determinare odio e sospetto verso chi è differente.
      Il punto però è che queste sono questioni che esistono da secoli, la domanda è se con processi di ingegneria sociale si possano attivare processi e controtendenze e soprattutto è possibile intervenire nel concreto?

      Reti Glocali, Angeli x Visitatori, Cities, Critical City, Salento Fun Park, io mi diverto, lista etica, e tanti progetti in Kublai ci stanno provano, va bene le riflessioni sui massimi sistemi, ma bisogna anche partire individuando dei processi adattabili nel territorio e possibilmente diffonderli come buone pratiche o per lo meno analizzare le esistenti.
      Per cui hai una progettualità da attivare per questo “sogno condiviso”, su cui la community di Kublai può intervenire?

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