Una missione bandiera per aumentare la visibilità e fare massa critica

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  • Una missione bandiera per aumentare la visibilità e fare massa critica
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      Alberto
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      All’help desk del 29 ottobre mi chiedevo se abbia senso pensare a una missione “in grande stile” per (1) aumentare la visibilità di CC e (2) permettere al gruppo fondatore di confrontarsi con un’iniziativa molto più grande.

      Stasera, con Federica , ragionavamo di una cosa che secondo me noi a Milano servirebbe proprio: un servizio di accompagnamento alle ragazze. Se le donne si sentono sicure il modo di vivere la città cambia di molto: torno adesso da Stoccolma, dove le ragazze girano tranquillamente da sole in stazione alle due del mattino. Perché non buttate via un’ora a capire se ci cavate una missione per voi sensata? Che ne so: i critical citizens che, l’ultimo sabato di gennaio, si offrono per accompagnare a casa le donne di Milano? Ci vuole un sito dove la gente si può prenotare e una buona comunicazione, da fare molto per tempo.

      Ragionandoci pensavo che questo potrebbe essere un approccio molto forte a diversi problemi. La forza di CC è che non ipotizza fini di profitto nelle persone, e questo ci “libera” da un sacco di pippe. Quanto costa il mio tempo per accompagnare a casa una persona? Niente, perché a me FA PIACERE farlo. Ovviamente non si può risolvere tutto in questo modo, ma vi assicuro che è un bel tool. Dà una libertà progettuale che fa venire le vertigini. A breve un post in proposito sul mio blog.

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    • Ottima idea Alberto!
      Penso anch’io che ci voglia un’iniziativa in grande per dare visibilità al progetto.
      E secondo me c’è anche un altro tema che viene fuori dalla tua proposta…il “fattore F” su cui stiamo proprio ragionando in questi giorni :)

      Al momento in CC mancano degli elementi di motivazione e incentivo.
      “Perchè dovrei partecipare? Ci sono dei premi?” Alcuni lo chiedono quando si racconta il progetto.

      Un elemento forte – fortissimo! – potrebbe essere quello di creare occasioni di incontro e conoscenza fra sessi opposti…i siti di dating rispondono molto male a questa esigenza secondo me. E’ gestito in maniera abbastanza squallida: sembra il mercato delle vacche!
      Invece funziona molto bene in questo senso un sito come couchsurfing che come mission ha quella di permettere alle persone di girare il mondo essendo ospitate da locali, ma come contorno implicito ha anche il fatto di far conoscere le persone, creare nuove amicizie e nuove relazioni all’interno di un ambiente rilassato, divertente e superstimolante (è diverso andare ad un incontro-aperitivo di couchsurfing rispetto ad una serata di speed-dating!)
      In più con i siti di dating c’è l’imbarazzo di trovare cosa dirsi quando ci si incontra..
      CriticalCity ha la capacità di far conoscere e incontrare le persone facendo cose insieme…la missione è un’esperienza già pronta da vivere!

      Quindi secondo me inserire l’ingrediente delle relazioni e delle conoscenze è un’ottima idea! Sia all’interno del meccanismo di gioco in generale, sia con una missione collettiva come proponi tu.

      Ora bisogna affinare l’idea.
      Che ne dite?

      P.S. in relazione al tema della mancanza del fine di profitto, guardati bene il progetto couchsurfing: centinaia di migliaia di persone che girano il mondo senza spendere una lira, conoscendo nuovi amici che li guidano a scoprire le bellezze del luogo dall’interno…io l’ho provato: è un’esperienza indimenticabile! c’è forse un esempio migliore per raccontare la potenza di internet quando è al servizio di un idea forte?

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      Alberto
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      Conosco couchsurfing (ma non l’avevano chiuso?), è un ottimo esempio. Il problema della mia piccola idea è che secondo me si presta meglio a diventare un servizio, un’attività continuativa, e meno bene a diventare un evento puntuale stile flash mob… non mi è chiaro come risolvere questo problema all’interno del formato di CC.

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    • Sono d’accordo!
      bisogna però trovare il modo di aggiungerci la spezia del gioco, per renderlo in linea con lo stile di CC…in ogni caso potrebbe essere molto interessante: affronti un problema sociale, in modo divertente, gratuito, creando occasioni di incontro (che mancano) e (se comunicato bene) ti fai pubblicità sui media…Non male!

      A livello operativo tu te lo immagini con un sito a parte?
      In quel caso come collegare le due esperienze?
      Come comunicare il tutto?
      Qua c’è bisogno di qualche esperto di PR…Ginevraaaaaaa :)

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    • Avatar di Matteo
      Matteo
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      Grazie Alberto.

      Anche secondo me è importante un’azione tipo “bandiera” e soprattutto inserire maggiori motivazione per partecipare (il gusto di incontrare nuove persone)

      Cosa ne pensate di una cosa tipo la campagna “m’illumino di meno” che aveva fatto caterpillar con loro o un altro partner media? Poi si carica tutto sul sito. Da qui risolviamo il problema del passaggio da un cosa spot (utilissima alberto come “scorciatoia cognitiva ” come ci spiegavi martedì sera) al passaggio sul sito per un progetto di più lungo termine.

      ciao

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    • Avatar di Matteo
      Matteo
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      Stavo pensando alla tua idea alberto.

      E’ vero manca il gioco, bisognerebbe unire più persone (stilo pedobus: un genitore che da appuntamento in un posto a più bambini e poi li accompagna a scuola, qui senza genitore ovviamente), c’è un problema di affidabilità della persona che fa da accompagnatore e poi sono davvero così tante le ragazze che hanno bisogno di essere accompagnate a Milano o alla fine trovano già qualcuno che conoscono?

      Per il gioco si potrebbe fare una specia di mini intervista che l’accompagnatore fa alla persona che accompagna. I due si conoscono, giocano e mettono la registrazioen dell’intervista sul sito.

      Sono sincero credo che fare qualcosa alla “mi ilumino di meno” mi piace di più.

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    • una cosa carina che ho sempre pensato fosse utile come servizio alle donne è una sorta di autobus rosa disponibile come una sorta di taxi che segua un percorso preciso ma con tappe flessibili, individuando i luoghi più a rischio per una donna che si muove di sera.

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    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
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      L’iniziativa di una sorta di galateo2.0 mi sembra molto bella e romantica, in realtà è qualcosa di potenzialmente molto più ambizioso, si tratterebbe di una potenziale risposta “creativa” e “partecipativa” alle ronde padane sulla sicurezza. In fondo un semplice presidio-presenza è un ottimo deterrente della violenza.
      Ora dalla filosofia si tratta di passare e pensare in termini progettuali.

      - C’è il fattore critico dell’aspetto qualitativo della missione, in linea con CC, mentre il presidio costante dei Critical Citizen sarebbe un’azione più di routine (quantitativa quindi), non in linea con CC; ma le cose non sono insormontabili, io avevo già provato a toccare questo tasto l’altra sera, ma mi sembrava ci fosse troppa carne al fuoco già e mi sono riservato di aspettare, ma Alberto ha toccato un punto (di agopuntura urbana :-)) importante e come tale merita attenzione.

      - Scenario A : Missione CC – Attivazione servizio (esterno e parallelo) – Ricollegamento alla Missione CC per monitorare in maniera ludica e partecipata (documentando con storie, video e altro):

      Spiego meglio (e sarebbe ora! mi rispondo da solo eheh): CC funziona molto bene nel dare risalto a un ‘iniziativa, nata e promossa dalla sua community, o promossa dal suo staff (che sono i primi giocatori, per ora hanno i punteggi più alti!).

      step 1 CC attiva una missione, produce foto, video, (che possono attirare l’attenzione mediatica, sull’evento e sulla possibilità di proseguimento dell’iniziativa ).

      step 2
      Un servizio esterno prende in affido l’attenzione mediatica creata e si prende cura del servizio, di gestirlo secondo sue dinamiche (aspetto quantitativo) ovviamente compensando una certa riconoscenza (forme di %, fee, donazioni per CC).

      Step 3 CC prevede che ogni missione avviata, possa permettere alla sua community un processo di controllo periodico sempre con la modalità e filosofia che la contraddistingue, quindi tali missioni di check Ludico Partecipato, non saranno altro che foto, video , che testimoniano come il servizio stia funzionando, raccontino storie o altro. Una sorta di ufficio stampa ludico quindi (del servizio dello step 2).

      Scenario B

      Step 1 : invariato

      Step 2: CC, si fa promotrice essa stessa di spin off progettuali distinte e separate che possano occuparsi dell’aspetto di routine e quantitativo del servizio. Ovviamente magari non da subito che deve essa stessa decollare, ma non è pellegrino pensare comunque entro un tempo piuttosto breve, in fondo è sempre un lancio di un servizio che potenzialmente sia apprezzato, a cui CC da un ‘investitura di rigenerazione, di partecipazione, ludica, ecc. E per dare questa investitura deve rimanere come è ora, libera, “un pò povera”, ma spontanea.

      Step 3: invariato.

      Mi riservo più tardi di pensare alla specifica missione di galateo 2.0, ma posso indicarvi che con OnyourWay a qualcosa di simile si era pensato, (non voglio fare pubblicità a tutti i costi ma la Cart che detiene i diritti di OYW ) a Bologna sta sperimentando in collaborazione col comune un servizio di Secur Pass, che permette l’accompagnamento di un ‘ospite, per 15 minuti di tempo (non può rimanere a dormire ehheeh ,deve farsela a piedi per questo!) in una ZTL.
      Leggere il paragrafo del servizio Secur Pass.

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      Alberto
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      A proposito di missioni bandiera e di rapporti con le amministrazioni, gli angeli alle fermate bolognesi si sono inventati una briscolata in Piazza Verdi, una piazza centralissima interessata da gravi fenomeni di degrado. Se vi interessa approfondire, uno di loro, Mirco, è kublaiano.

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    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
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      Stavolta mi hai preceduto tu ….Angeli di Bologna in effetti sono molto più simili ai presidi ludici di CC che non ad Angeli di Napoli di cui a parte il nome c’è poco in comune. Manco da 2 anni da Bologna, iniziative così ce ne stavano tante di iniziative situazioniste, da quello che ho visto AdB sembrano aver fatto sintesi di queste varie esperienze per comunicare su temi particoalarmente caldi.

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      Alberto
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      Nell’apertura di questa discussione avevo promesso una riflessione sulla progettazione non motivata dal profitto (“subversive engineering”). L’ho messa qui, nella speranza che possa essere utile.
      Ma come fa a stare in piedi una roba che non ha un modello di business (lo chiede anche un commento al mio post)? Beh, una possibilità (adombrata dalla voglia di CC di avere rapporti con il Comune di Milano) è la policy: grazie all’ethos da community, all’estetica cool e stradaiola, a quello che vi pare CC si viene a trovare nella condizione di erogare servizi pubblici unici a costi bassissimi, perché la community si muove per il piacere di muoversi e occorre retribuire solo il “centro” della rete, un pugno di persone che la animano e la mantengono. Un’altra possibilità è il marketing, ovviamente, ma anche qui mi pare che il modello sia lo stesso, cioè una community che agisce per piacere, per divertimento, per gratificazione “morale” con al centro un piccolo gruppo retribuito.

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    • Bellissima la briscolata! ora provo a sentire mirco…

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    • Sono d’accordo in parte…secondo me il subversive engeneering non ha solo un obiettivo (risolvere un problema), ne ha anche un secondo: quali retribuzioni dare (materiali, o molto più spesso, immateriali) agli attori che risolveranno il problema?

      Secondo me un punto critico di CC (probabilmente è anche il motivo per cui non si sta diffondendo grazie al passaparola dei primi iscritti) è che ancora non c’è un sistema di retribuzioni e incentivi gratificante.

      Questo unito ad un secondo problema: molti ragazzi quando racconto cos’è CC non lo capiscono!! probabilmente è anche colpa mia, rimane il fatto che va trovato un modo per spiegare cos’è CC in modo comprensibile ad una cultura – quella italiana – in cui un progetto come questo è totalmente nuovo.

      Due problemi mica da poco!
      Però magari la community di Kublai ci può aiutare su questo…

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    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
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      Ottimo spunto Alberto e trovi una porta aperta, mi sono sempre definito un “terrone nord europeo” e questo non fa che confermare la mia visione.
      L’errore che fanno in molti credo sia il mettere in correlazione diretta il “fare innovazione” con “dover mangiare”, cioè ragionare sul piano della prestazione professionale, che richiede un compenso in reddito per una prestazione professionale.

      In realtà il “subsersive engineering” pone una correlazione sul piano di “fare innovazione ” e “evoluzione di un sistema”, ti pone nella condizione di essere parte di un’ecosistema che fa impresa e innovazione, che come tale ha un costo; nel caso di una impresa questa Ricerca & Sviluppo ha costi (e spesso sono elevati), nel caso di un modello “subversive engineering” questa R&D non ha altri costi, che il tempo e le risorse dedicate.
      Per cui è un falso problema porla nei termini (come mangio? come campo? ecc..) le fonti di reddito saranno altre attività parallele o collaterali che svolgo, solo che decido di far parte di un’ecosistema che vuole evolversi e che in quanto tale necessita di risorse e io sono disposto a offrirle in cambio di un’evoluzione del sistema.

      Piuttosto l’abilità dell’innovatore sta nel capire quanto tempo deve durare il progetto, come questo può incidere e ottimizzare le sue relazioni lavorative, consulenziali, o altro. Cioè capire per quanto tempo le risorse possono essere dedicate a un progetto di innovazione e soprattutto che valore sociale questo può realizzare.

      Per l’altra considerazione invece del rapporto community col centro…be il motore delle azioni umane non è un paradigma rigido che sia il denaro, ci sono tante altre molle che muovono le nostre azioni, dal sogno, alla creatività, la bellezza di un’azione, gratificazione morale, gioco, ecc. altrimenti non si capirebbe come mai c’è gente disposta a pagare per fare sport o hobby (perdita di tempo e kjoul energetici), per ascoltare musica, cinema e teatro. Insomma l’ipereconomicismo è una distorsione degli ultimi 20-30 anni, per cui ogni mia azione deve portare un beneficio economico tangibile e immediato.

      Per concludere, i modelli del genere hanno funzionato, funzionano e funzioneranno, anche nel passato le innovazioni spesso sono venute da scienziati che non operavano nel settore direttamente coinvolto dall’innovazione, spesso non erano dei professionisti ma semplici appassionati, spesso erano fuori da ambienti accademici e si muovevano con logiche libere. Io credo che il punto sia quì, uscire fuori dai paletti e vincoli che ci si autoimpne, per lasciare libera la capacità creativa e innovativa, costruire una sorta di welfare network che permetta ad eroi-pioneri-visionari di poter continuare le proprie ricerche in maniera libera e autonoma.

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    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      E con questa scivoliamo direttamente nella socialdemocrazia 2.0 :)
      Facili battute a parte non è mica una brutta idea. E’ anche una via culturalmente molto europea all’innovazione, credo.

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    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
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      Rispondo qui alle tue giustissime osservazioni Augusto, anche se mi riservo di far partire questa discussione in un forum generale di kublai, visto che la tematica potrebbe riguardare la strategia di comunicazione e relazione della quasi totalità dei progetti Kublai. Chiedo scusa ad Angeli di Napoli perchè mi approprio di questo spazio di discussione uscendo un pò off topic.

      - La Redistribuzione degli incentivi, in effetti è qualcosa che si può fare in 2 casi: 1 caso: grande capacità di investimento che prevede delle revenue (e non è il vostro caso). 2 caso: raggiunta una massa critica che vi permetta di attuare un certo business model che permetta di ridistribuire gli utili (e qui è il gatto che si morde la coda). Ad ogni modo per ora ridurrei il problema solo a come migliorare la rete relazionale di CC (e in genere di tutti i progetti di Kublai e anche dello stesso Kublai) e a come comunicare meglio cosa è il progetto.

      - Comunicazione e Networking: questo è un problema/necessità comune a tutti i progetti in Kublai, comune a Kublai stesso credo, come dice spesso Alberto è difficile ragionare per programmi, le persone tendono a ragionare per progetti, meglio ancora se attuati, già presenti, visibili e tangibili.
      Spiego meglio….

      All’inizio della presenza di CC in Kublai, nel mio primo intervento avevo proposto l’idea bizzarra del “tag virale”, questo perchè si identificasse in una parola, un progetto, un cambiamento che poteva esprimere CC, una semplificazione certo, ma che sarebbe stata compresa meglio da chi si avvicinava a CC e solo giocando si sarebbe immerso nella filosofia della Rigenerazione Ludica Partecipata.

      La strategia convergente a Kublai, Cc, vari progetti di Kublai, nel fare networking, nell’attrarre persone sensibili allo sviluppo locale, alla rigenerazione urbana, prescidendo dai livelli di dettaglio dei singoli progetti, secondo me è inidividuare un Gruppo di azione generale su Facebook, che sia associabile a un processo concreto e visibile, per cui non serva tanta filosofia o immaginazione per comprenderne gli obiettivi e visioni, basta semplicemente sapere che c’è stato, è stato possibile. I vari promotori (Kublai, e i vari progetti di Kublai) ne saranno i singoli promotori, che apportano un progetto che va ad agire concretamente ad apportare un particolare beneficio, che si incastona nella strategia generale voluta.
      Il punto dunque secondo me è,
      Quale modello o meme virale instillare nelle menti degli iscritti (si spera migliaia, di questo gruppo)?
      La mia proposta (che poi l’ho presa in prestito da CC) è quella del termine “Curitibati”, che può essere letto in due modi; sia come partecipio (noi siamo Curitibati, a mò di tarantolati) sia come esortazione, ovvero Tu Curitibati!
      Credo che diffondere il meme di quello che è avvenuto a Curitiba su facebook, con video, immagini, articoli, link, sia più facile e intuitivo, per cui chi aderisce al gruppo ha una matrice comune: operare per la rigenerazione e lo sviluppo locale (non sa ancora come e in che modalità, ma sa che a Curitiba è stato possibile).

      Aspetto organizzativo: quì ci sono in kublai tante belle menti che sanno lavorare e utilizzare i social network, per cui lo step successivo sarebbe creare una sorta di breve e sintetico manifesto di intenti (che in qualche modo ricalchi quello di Kublai), elencare i singoli progetti proponenti che aderiscono a questo manifesto di intenti (I Curitibati in breve), a partire da Kublai (sinossi del progetto), e via via tutti i progetti che in Kublai si riconoscono in questo modello (CC, OYW, Angeli di Napoli, Bookerang, Giù-Box, Radicazioni, LFF, nuovoecosistema, fabbrica61, ecc..).

      Lo step successivo sarà quello di georeferenziare i vari gruppi: Curitibati Milano, Roma, Napoli, ecc…
      Un’iniziativa del genere avrebbe il beneficio di sfruttare le enormi capacità di relazione che mette in campo Facebook (che ribadirò sempre non mi è simpatico), ottimizzerebbe e rivitalizzerebbe le relazioni tra molti progettisti e kublaiani (credo che quasi tutti abbiano facebook), attrarrebbe un capitale umano enorme di potenziali soggetti che attualmente non vengono attratti da Kublai ma solo perchè a livello relazionale non arriviamo.
      Cosa ne pensate??

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    • Obiezione super veloce Walter, domani ti dico cosa penso del resto…

      Quando parlo di incentivi non penso a forme di revenue sharing, ma piuttosto a retribuzioni immateriali, benefici sociali, di status, di gratificazione personale, ecc..
      Quali sono le motivazioni che mi spingono a partecipare attivamente e ad agire?

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    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
      Partecipante

      Stavi vedendo l’esito delle elezioni USa anche tu vedo!!!!
      Io mi riferivo a revenue sharing materiali e immateriali, non solo basati sul denaro ma come dici tu a benefici sociali, status, gratificazioni ecc, semplicemente penso che anche per operare una distribuzione di incentivi immateriali si debba disporre comunque o di una grandissima rete di relazioni (appunto da costruire) o di un grande investimento economico che le agevola.

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    • Avatar di la
      la ciccio
      Membro

      pensa se ci mettiamo il broly a fare scorta alle donzelle sole ed indifese………. successone!!

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