Footour e Missione Girasole alla biennale dello spazio pubblico – Roma 12-13-14 Maggio

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      Walter Giacovelli
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      In questo post volevo parlare dell’invito alla Biennale dello spazio pubblico, ma appena ho scritto il titolo, non sono riuscito a trattenere il flusso di pensieri ed emozioni che avevo dentro, per cui chi vorrà le potrà leggere in seguito, chi non vorrà, potrà leggere il post da dopo la prima immagine in basso.

       

      Torniamo dopo diverso tempo in cui navighiamo a fari spenti in un mare in cui sono accadute tante cose dall’inizio dell’anno, da quando ho messo una sorta di ultimatum per chiamare un pò a raccolta chi davvero ci tenesse alla prosecuzione di un’ecosistema di progetti che sto a fatica sostenendo da tempo, con poco più delle mie energie e tanta passione.

       

      Per bypassare il problema di mettere in moto lo sviluppo di FooTour, 3 mesi fa ho provato a disegnare un servizio di advertising etico e geolocalizzato che potesse rifinanziare progetti territoriali, come FooTour e altri più piccoli, ne ho parlato già qui, come una possibile colonna di sostentamento della futura Kublai.

       

      A breve verrà nel piccolo ufficio, che noi consideriamo un Hub in una stanza, il Prestolab una tesista del ramo gestionale per osservare sia il sistema di microfunding/adverstising etico, che stiamo strutturando che il coworking a team e a tempo che stiamo provando a sperimentare.

       

      2 setttimane fa avevo già parlato della tesi di Roberta, che ha esaminato 3 casi di successo in Kublai (Critical City, Film Voice, Angeli x Viaggiatori) e 3 casi di progetti in stand by pur essendo molto partecipativi, tra i quali FooTour. 

      Ciò che era emerso dall’analisi è che nei primi tre progetti c’era stata un’ottima interazione dello staff e di conseguenza ottimi feedback e partecipazione della community.

      Viceversa in FooTour c’era stata poca o nulla partecipazione dello staff a supporto del progetto e di conseguenza poca interazione della community.

      Caso particolare, lo staff 4 (cioè io) era stato particolarmente importante nella rete di relazioni e di feedback dei 3 progetti di “successo”; questo (lo dico per la mia autostima :-) ) potrebbe far emergere una considerazione interessante, non è sufficiente produrre e generare buone idee, creatività, capacità di creare relazioni, queste devono poi essere supportate da una rete collaborativa che sostenga moralmente e logisticamente il progetto, (lo staff o una rete primaria di supporto, consulenziale e di coaching), a cui segue una rete secondaria legata alla community e/o al territorio che supporta ulteriormente il progetto, in termini logistici, finanziari, di tempo-lavoro.

       

      Per tagliare corto con questo post che sta già diventando lunghetto….la tesi di Roberta è stata rivitalizzante, in parallelo tempo fa era arrivato l’invito da parte di Ilaria alla biennale degli spazi pubblici di Roma. Nel frattempo oltre a presentare FooTour, proveremo a comunicare come stiamo cercando di spiegare le interazioni sociali, anche ai bambini, perchè se loro saranno in grado (e lo sono) di coglierne il significato più profondo e autentico allora la riprogettazione dei servizi al territorio sarà possibile…..è questione di cuore (anzi di un fiore, il girasole forse) e non solo di tecnica informatica.

       

      Non vogliamo spiegare cosa siano le Interazioni Sociali a cui miriamo, vogliamo che siano realizzate, imitate, copiate, suggerite, in poche parole apprese sul campo; ci stiamo presentando al territorio, quello di Taranto la città più assolata e inquinata d’Europa, con un  girasole che ne è il simbolo perfetto, segue il sole, l’efficienza energetica ed assorbe radiazioni e metalli pesanti; tanto che proprio in questi giorni ne pianteranno (simbolicamente e per test) 300 kg nell’area attorno a Fukushima.

       

      Questo ci fa capire che non è poco quello che stiamo cercando di fare, abbiamo già regalato 1000 bigliettini da visita pari a circa 10 kg di semi di girasole, contiamo di arrivare a 30 Kg il 10% di quanto pianteranno a Fukushima, vogliamo crescere il prossimo anno e con noi l’iniziativa, provando a raggiungere quella cifra (che sia il simbolo dell’inizio del processo di bonifica partecipata, e un pò perchè quei fiori ce li meritiamo, essendo la città con meno verde/abitante in Italia).

      Con un bigliettino da visita povero, di carta e inchiostro monocolore, (non riusciamo ancora a far funzionare il sistema Ciss  per rendere una stampante consumer un reale strumento di lavoro con costi abbattuti..ma ci riusciremo breve, e quando vedrete i nostri sacchetti colorati, vorrà dire che questa tecnologia semplice sarà stata liberata (almeno da noi), permettendo di creare un sistema di nanoeditoria2.0 in peering con una rete collaborativa, che noi chiamiamo dei nostri co-worker).

      In questo biglietto ci sono semi di girasole, vogliamo che ci sia un atto di fiducia reciproca tra noi che li regaliamo e chi li riceve e pianterà e farà piantare. 

      Ci siamo trovati senza bigliettini a volte e le persone sono venute da noi in ufficio a ritirare il nostro biglietto da visita, segno che stavano iniziando a vedere la realtà in maniera differente, un cambio di prospettiva, non è il bigliettino da visita funzionale alla visita in ufficio, ma è la visita funzionale al bigliettino (contenitore dei semi di girasole), non un simbolo di contatto soltanto ma un atto concreto di interazione. 

      E questa è già di per se un’interazione sociale! 

       

      Ma soprattutto, la somma di questi singoli atti di fiducia reciproca, potrà materializzarsi visivamente nella crescita di tanti girasoli, che dimostreranno a chi ha avuto fiducia di compiere questa interazione sociale semplice, che ha fatto bene a fidarsi degli altri se sono spuntati altri 1000 girasoli in giro per la città…..

       

      Le prime foto di Missione Girasole sono qui

       

      2 settimane fa mi hanno fatto vedere un tool, prezi, è bellissimo, è un sistema di zoomming di presentazione, ma per me è di più, è la metafora di come i creativi vedano la vita, zoommando dove altri vedono il dettaglio, allargando il campo e vedendo il quadro sempre più complesso, frattale.

      Zoomando dal particolare al complesso e viceversa. Mi ha permesso di liberare le mie mappe, di renderle animate, cosa viva e non segmenti colorati, uniti da grafi con altri concetti, ma esattamente come io le vedo, fatte di emozioni, idee, gioco, interazione, colore …..

       

      Vi lascio l’anteprima della presentazione, è solo una super bozza, ci dobbiamo lavorare questi 2 giorni, nella grafica, nelle immagini sfocate, in alta risoluzione, contestualizzandole a Roma e non a Venezia, ma lo storyboard c’è….vorrei portare un pò di kublai e mi manca una slide, mi date idee? 

      Dimenticavo, Missione Girasole è nato con Presto!, ai primi di Febbraio, grazie all’entusiasmo e alla voglia di attivarsi sul suo territorio, di un giovane freelance, Fabio, che aveva già lavorato a Milano e a Madrid nella grafica e nella bolla di Second Life, nel 2007, come animatore di isole per grosse società.

      E’ stato lui a piantare il primo seme, appoggiando assieme a me questa visione, come me indeciso se andarsene da una terra matrigna o rimanere e cambiarla, tra mille difficoltà e ostracismi.

      Ma Missione Girasole non ci sarebbe se non fosse stato per l’esempio che ci ha mostrato 1 anno fa, un nostro amico Robert, ceco di nascita e tarantino di adozione.

      Capace di amare il borgo antico molto più di 198 mila tarantini, questa piccola isola di mezzo kilometro quadrato, a cui ha ridonato un ipogeo che non c’era Abbasciaddà (Lì sotto), che ha perso lo squot e per fortuna solo quel riparo, nel crollo di una chiesa medioevale, ma soprattutto è stato lui a piantare i semi di girasole per il borgo antico, noi lo abbiamo solo imitato……

       

       

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      Marco
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      Walter, sono convinto che la tua partecipazione alla biennale sarà certamente un momento di crescita per FooTour.

      Personalmente credo che FooTour abbia bisogno di un prototipo che consenta di “toccare con mano” il progetto. Abbiamo parlato tante volte della architettura tecnologica che hai disegnato per il progetto. Certamente si tratta di una architettura robusta. Tuttavia, io credo che un prototipo si possa realizzare anche con una piattaforma come ning (o giù di li). Si tratterebbe solo di un momento di passaggio verso la piattaforma definitiva. Il prototipo però ti consentirebbe di far capire bene come funziona l’idea, di avvicinare partner, di cominciare a costruire la massa critica.

      Per quanto riguarda la tesi di Roberta, mi interesserebbe approfondirla. Me la mandaresti? (Roberta mi ha consigliato qui di rivolgermi a te per questo). Un abbraccio, marco

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      Walter Giacovelli
      Partecipante

      Ciao Marco, sei sempre un grande motivatore ti ringrazio!

      In email ti ho girato le slide della tesi di Roberta.

       

      Sfondi una porta aperta sul prototipo di FooTour, realizzare qualcosa di più agile, con i ragazzi di Metafora ora stiamo provando a definire un prototipo di servizio che potrebbe finanziare progetti territoriali come Procivibus, Footour e affini qui in Kublai.

      Il discorso di valorizzare un progetto più semplice come tappa intermedia per testare e sviluppare Footour con un team più allargato e con maggiori risorse l’avevo affrontato qui, ad Oblok a questo giro sostituiamo Adora/Metafora partendo da un modello di servizio già più robusto e autosostenibile.

       

      Ad ogni modo il vero prototipo forse sono le interazioni socializzanti realizzate con Missione Girasole, quelle sono il “mood” di quello che dovrebbe essere presente in ogni interazione facilitata da FooTour! :-)

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