Il Caffè Galante e lo sviluppo locale

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      Pico
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      Vorrei per primo ringraziare Silvia e tutti gli altri che stanno dimostrando simpatia (anche entusiasmo, vedo :) ) e interesse verso questo progetto.

      A qualcuno devo anche qualche precisazione.

      Ad Alberto, a Tito, a Walter.
      Si io vivo a Patti, ci sono voluto ritornare nel Dicembre del 1990, dopo aver trascorso più di otto anni tra Milano e Ivrea.

      Per me è abbastanza scontato che mi stia a cuore lo sviluppo del paese, ma evidentemente devo fare qualcosa in più per manifestare, a coloro che non mi conoscono, questo aspetto della mia personalità.

      Al mio ritorno fondai a Patti una piccola società di informatica, che ha sempre realizzato oltre il 90% del proprio fatturato al di fuori del territorio pattese (e mi riferisco a mercato regionale e nazionale), inseguendo il non facile desiderio, ancora non realizzato, di farla diventare un’occasione di sviluppo per Patti; gli investimenti sono stati tutti fatti senza mai ricorrere a contributi finanziari esterni e non ho mai cercato finanziamenti pubblici. Ho sempre creduto che le idee forti possano, con qualche sacrificio, camminare da sole sulle proprie gambe, ma mi rendo anche conto che per avviarne di importanti può essere necessario disporre di competenze per organizzarle e formalizzarle e di fondi adeguati non sempre disponibili; la voglia di imparare spero mi dia così l’opportunità di evitare mestieranti dalle dubbie qualità morali (e forti solo di amicizie “giuste” per far passare progetti senza alcuna qualità); le affinità elettive che tengono insieme i kublaiani e gli intenti dei mentor mi fanno guardare a questa esperienza con interesse e stima verso tutti quelli che ne fanno parte. Ho sempre inseguito il mito che i nuovi strumenti possano creare opportunità a coloro che hanno di mira la qualità delle cose (ed in fondo non siamo nuovi a questo perché proprio grazie ad alcune competenze specifiche abbastanza rare in Italia e alla nostra visibilità su internet, già nel 2001 una grossa banca romana ci contattò, dandoci un’opportunità che si è protratta per diversi anni, perché aveva bisogno di un consulente smalltalk che in Italia non trovi proprio dietro l’angolo, ma può capitare che lo trovi in un piccolo paesino di provincia in Sicilia).

      Sento il recupero del Caffè Galante più come un dovere morale che come un’opportunità imprenditoriale (anche se mi rendo perfettamente conto che lo è, e come tale voglio viverla per tentare di garantirle successo). Come detto, non ho esperienza nel fare quello in cui sto provando a cimentarmi e spero che con il vostro contributo, anche semplicemente di idee e di esperienze, e con quello dei miei compagni d’avventura, si possa riuscire nell’intento di generare quelle ricadute di sviluppo locale che Kublai persegue (anche per non dare a Tito e a Walter Revolution o ad altri, quella sensazione imbarazzante della montagna che partorisce il topolino).

      So, per certo, che la riapertura del Caffè Galante, anche per perseguire finalità culturali, come anche la valorizzazione dei prodotti tipicamente pattesi della pasticceria e della gelateria, è attesa dalla comunità cittadina, tanto è vero che, a mia insaputa, ho scoperto essere stato richiesto, da più parti, l’inserimento di questi due punti nel piano di riqualificazione del centro strorico pattese promosso dall’attuale amministrazione comunale.

      Penso solo che le iniziative che si possono immaginare intorno a quel luogo possono essere tante e di qualità tale da mettere in moto meccanismi che ingenerino, o almeno favoriscano, importanti opportunità di sviluppo locale, se non altro per la voglia di aggregarvi intorno persone che ne vogliano discurtere e metterle in atto.

      Alcuni esempi di quello che si vuol fare sono stati accennati dai promotori di questo progetto nei documenti e nei contributi fin qui giunti e siamo ben pronti a considerare gli altri che perverranno; il dibattito è aperto.

      Patti è una cittadina in cui per molte ragioni non è facile avviare iniziative, ma con il mio impegno, con quello dei miei compagni e con il vostro aiuto proveremo ad avviarne una, questa, che dimensioneremo in modo da raggiungere gli obiettivi di sviluppo locale che Kublai persegue.

      Grazie ancora a tutti quanti voi.

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      Walter Giacovelli
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      Mi piace questo approccio Pico, col dire la montagna partorisce il topolino, non voglio assolutamente sminuire il Progetto del Caffè Lettarario che mi piace molto e anzi mi piacerebbe creare il contorno di collaborazioni.
      E’ che dai progetti o persone mediocri nessuno si aspetta niente più di quello che promettono di offrire (è già tanto), dal vostro staff, le capacità, le relazioni che potete aggregare, le competenze chiaramente ci si aspetta tanto, quindi se si ha valore è normale avere aspettative e incentivi a fare di più e rilanciare la posta.

      Personalmente comprendo che c’è quella fisiologica incertezza di operare in un settore che non è il tuo campo, per questo credo sia normale che ti concentri nel periodo di rodaggio del Caffè sul suo funzionamento, ma questo briefing (e gli spunti di Asian sono una piattaforma aperta in cui ognuno degli altri può essere inserito), sono da fare tesoro, lavorando magari in parallelo e pronti a fare il salto di qualità per lo sviluppo territoriale appena “il faggiano riesce a spiccare il volo” (ho mashato Studiare Sviluppo con Sepulveda ehehhe).

      Dal punto di vista umano in questo post traspare il tuo amore per il tuo territorio e la voglia (con forza e tenacia di voler fare ), forse anche contro ostacoli, indifferenza, (spero non intimidazioni), sono caratteristiche queste che soprattutto quì nel sud servono, bisogna essere un pò visionari ma anche testardi e all’occorrenza uscire le unghia.
      E’ per questo che se delle volte mi sei arrivato in maniera un pò indelicata in second life, ho glissato perchè ti vedo come un pò in trincea verso attacchi che immagino avrai per anni dovuto subire.

      Detto questo spero che ora “la montagna che partorisce il topolino” tu lo possa rileggere come un segnale di affetto, di incentivo a osare di più (quando te la sentirai di farlo), e soprattutto che quì nessuno è maestro e siamo tutti quì per dare un tassello di idea e conoscenza e riceverne tanti altri.

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      Pico
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      Caro Walter,
      grazie per il tuo contributo, che ovviamente apprezzo al pari degli altri.
      Quindi per sgombrare subito il campo da possibili fraintendimenti, se qualche volta sono stato indelicato nei tuoi confronti mi scuso per esserlo stato e per non essermene accorto.
      Non ricordo occasioni (davvero non ne ricordo) in cui questo possa essere successo se non durante il primo incontro di coaching in cui non riuscivo a capire il nesso tra Etna Valley e Caffè Galante, e probabilmente reagii in modo sbrigativo ma ti assicuro senza per questo voler essere offensivo nei tuoi confronti.
      Altro chiarimento: fortunatamente non ho mai subito intimidazioni, almeno finora (forse non c’erano ragioni perché ne subissi), e se devo fare una graduatoria tra gli ostacoli da te citati e finora incontrati, direi l’indifferenza al primo posto.
      Per il resto, “la montagna che partorisce il topolino” mi è sembrata sin da subito un’ottima “provocazione” su cui incominciare a ragionare.
      Ciao e grazie ancora :-)

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