Le attività core a regime

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      Alberto
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      Mentre continua la discussione sulle entrate, mi sembra il caso di porsi il problema di cosa queste entrate dovrebbero finanziare, e quindi di quanto denaro serve a regime. Temo mi serva una lunga premessa, anzi due.

      Premessa numero uno. Anzitutto, io farei una netta distinzione tra attività core e progetti. I progetti sono iniziative volte a valorizzare e rafforzare la comunità di Kublai (esempio: organizzare un raduno di kublaiani in Sicilia per rafforzarne la visibilità presso gli stakeholders locali, come banche, imprese o enti locali. Un altro esempio è lo stesso Kublai Camp); i promotori di ciascun progetto cercano i relativi finanziamenti, quindi non ce ne occupiamo qui. Le attività core sono quelle che permettono a Kublai in quanto servizio di funzionare: è grazie ad esse che il Ning resta acceso e che, quando iscriviamo un progetto su Kublai, abbiamo buone probabilità di ricevere collaborazione e informazioni utili. Oggi le attività core di Kublai consistono di:

       

      1. coaching

        . Chi fa coaching legge i documenti di progetto e fornisce commenti e consigli circostanziati man mano che il progettista ne carica versioni successive.

      2. attività di community staff. Questa è un’attività di animazione: consiste nell’essere la faccia di Kublai, che consiglia i progettisti su come usare al meglio la piattaforma e soprattutto li rende visibili gli uni agli altri. La tipica attività di community staff consiste nel cercare di coinvolgere il progettista A, che dirige, poniamo, un festival musicale, nel collaborare con il progettista B, che sta provando a mettere in pista un servizio rivolto ai promotori di spettacoli dal vivo. A vive quel settore, e questo ne fa un esperto: i suoi consigli sarebbero quanto mai preziosi per B. In genere B, soprattutto se vive Kublai da poco tempo, non sa che esiste A; un membro senior della comunità, conosciuto e rispettato, può non solo indicare A a B, ma soprattutto presentarli e consigliare B sul modo migliore di coinvolgere A.

      Entrambe queste attività possono essere e sono svolte da membri della community non retribuiti (probabilmente questo succedeva di più in passato). Quando abbiamo lanciato Kublai, era necessario che i primi progetti ricevessero una buona esperienza pur in assenza di una community ancora embrionale: quindi ci siamo garantiti mettendo insieme un piccolo staff di progetto retribuito che facesse questo e incoraggiasse altri a seguire il suo esempio. Nella versione 2009 di Kublai, quando è iniziata la collaborazione con Invitalia, il gruppo di Invitalia ha fatto soprattutto coaching, mentre Walter, Criscia e Marco hanno fatto soprattutto attività di community staff.

      Premessa numero due. Quanto segue si riferisce a una Kublai che va a regime dopo un consistente investimento, che porta la comunità ad essere molto più numerosa e attiva di quella attuale. Il minimo è probabilmente intorno a 5.000 utenti registrati, di cui 500 attivi, con 1.000 progetti in discussione. Come raggiungere questo risultato sarà oggetto di altri threads.

      Stanti queste premesse, io propongo una struttura così composta:

      1. un board non esecutivo e non retribuito che esercita le funzioni di direzione strategica. La sua composizione potrebbe riflettere gli stakeholders di Kublai: finanziatori, industrie creative, la community stessa. Io qui inserirei anche un rappresentante del DPS, come garante della mission pubblica di Kublai.

      2. due persone, ciascuna delle quali lavora un giorno alla settimana (due invece di una per avere più resilienza e più prospettiva). La loro attività principale è di gran lunga quella di community staff, perché la community contiene le competenze di merito per contribuire a praticamente qualunque progetto creativo venga presentato. Queste persone hanno un mandato a termine (un anno o sei mesi), e vengono reclutate dal board all’interno della community. Immaginando un junior + un senior, stiamo parlando di 1.500 euro al mese, quindi 18.000 all’anno, più un budget per le spese di viaggio (la mia esperienza di Kublai è che si viaggia tanto).

      Aggiungendo ai costi delle due persone l’hosting e un’assemblea annuale del board, si dovrebbe viaggiare intorno ai 25.000 euro all’anno. Ragionevole?

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      Gianluca Mei
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      Ora è più chiaro, avevo confuso il ruolo del coaching e del community staff. Per quanto possa valere il mio parere, questa organizzazione mi sembra molto ragionevole, con la distizione tra attività core e progetti. 

       

      La mia domanda è questa: in che modo questi i ruoli di coaching e community staff scalano con la dimensione della community ? Nei progetti che ho letto, lo scorso anno, mi sembra che spesso gli interventi di coaching sono stati determinanti per indicare la direzione in cui gli owner dei progetti e gli altri affiliati della community avrebbero dovuto focalizzare le energie. Mi sembra che i coach abbiano apportato metodo, competenze professionali, e di fatto erogato consulenza di valore. Se questo è vero, e volete mantenere questa dinamica dentro Kublai2, allora credo che questo tipo di impegno cresca proporzionalmente con la dimensione della community. Trovo assolutamente sensato invece che il community staff, nel ruolo di “innesco” e di “facilitatori di relazione” che indichi, cresca meno che proporzionalmente.

       

      In merito al budget, non conosco bene i capitoli di spesa, immagino che se Kublai2 si autodetermina in qualche forma giuridica avrà bisogno di un suo bilancio con annesse spese di gestione. Sul piano infrastrutturale oltre all’hosting avete annualmente spese di manutenzioni evolutive ? Un budget di comunicazione a livello core ?

       

      Se il budget annuale fosse quello direi che è relativamente semplice coprirlo con delle sponsorizzazioni pluriennali da parte di aziende e fondazioni. Anche perchè di soggetti interessati ad avere una qualche forma di visibilità su e verso 5000 potenziali innovatori penso che se ne trovino facilmente.

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      Luca Massimo Ferrabue
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      Ciao a tutti, la tua proposta Caro Mr Volare mi sembra molto molto ragionevole. In attesa di avere maggiori dettagli, Grazie per la tua competenza e precisione. LMF

       

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      Alberto
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      Gianluca, devi distinguere tra gli interventi di coaching e di animazione e le persone pagate per fare quel lavoro. Gli interventi certo, sono determinanti – anzi, l’insieme degli interventi è Kublai. Il trucco, però, è che gli interventi vengano sempre di più dalla community, in un logica di aiuto reciproco, e sempre di meno dal personale pagato. Secondo me non è sostenibile una crescita proporzionale degli input pagati al crescere della comunità. Non è nemmeno interessante, se ci pensi: la novità della rete è che abilita la coproduzione di questo tipo di servizi, mettendo a valore le competenze della community stessa. 

      Insomma: la mia idea è che gli input di lavoro pagato diminuiscano in valore assoluto, e non solo proporzionalmente, al crescere delle dimensioni della comunità.

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      Gianluca Mei
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      Si è una prospettiva possibile, bella, auspicabile. Ne ho poca esperienza personalmente, seguirò con curiosità le evoluzioni.

       

      La mia considerazione nasce da una osservazione, e qui perdonami un breve OT. Mi sembra di scorgere almeno due pattern di interazione complementari tra loro:

      - interazioni “creative to creative”, varie e ricche in termini di prospettive e idee apportate, ma anche disomogenee e “sparse”

      - interazioni “coach to creative” che tendono invece a indicare percorsi, indirizzare la discussione e dare supporto metodologico

      Mi viene di pensare che i soggetti che fanno coaching di questo tipo possono si appartenere alla community, ma che hanno anche bisogno di una qualche forma di “legittimazione” per farlo. Il soggetto retribuito, in quanto selezionato dal board strategico, avrebbe questa legittimazione.

       

      Ma può essere una mia tendenza nel voler vedere organizzazione anche dove non serve, e poi legittimazione e retribuzione in effetti sono due cose diverse.

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      Alberto
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      Si possono pensare anche collaborazioni “in kind”. Per esempio, un ente pubblico interessato a collaborare con Kublai perché Kublai gli fa assistenza ai creativi che presentano progetti sui suoi bandi (tipo la Provincia di Roma nella Kublai attuale) potrebbe mettere a disposizione un giorno alla settimana di un suo funzionario che sa fare quel mestiere, sempre che ce l’abbia. Anche la stessa Invitalia potrebbe fare così! Queste persone sarebbero quindi legittimate e retribuite — ma non retribuite da Kublai.

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      Luca Massimo Ferrabue
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      Ciao a tutti, penso che questo sia un punto molto importante, perche’ le organizzazioni complesse

      faticano a trovare internamente figure di questo genere, spesso risultano molto legate ai progetti gia’ attivi e tendono a ripercorrere le medesime strade progettuali perche’ appaiono piu’ sicure:

      cosi rivolgendosi all’esterno potrebbero trovare in Kublai un partner occasionale di sicuro aiuto e di forte stimolo ai propri creativi nella ricerca di nuove fonti e di interessi sempre maggiori. Grazie ed a piu’ tardi LMF

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      Gianluca Mei
      Partecipante

      Bellissima idea. Che se funziona definisce anche un ulteriore possibile “modello di business” (definizione impropria) per Kublai con eventuali relative linee di finanziamento.

      Una sorta di ambiente collaborativo di sviluppo e pre-validazione dei progetti presentati, che fa da amplificatore del loro valore e realizzabilità. Democratico e ben raccontabile politicamente.

      I soggetti interessati potrebbero essere diversi: regioni, provincie, agenzie regionali specializzate e non che si occupano di progettazione (anche europea?)… tutti soggetti che sicuramente conoscete benissimo.

      Ma pensandoci c’è qualcosa che non mi torna, perchè non capisco come mai allora proprio il ministero dello sviluppo economico abbia scaricato un gioiellino cosi.

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