MINICREDITO SOCIALE PER SOGGETTI CON DISAGIO MENTALE

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  • MINICREDITO SOCIALE PER SOGGETTI CON DISAGIO MENTALE
  • Iniziato da Giannantonio Mezzetti Avatar di Giannantonio

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    • Carissimi,

      Troverete in allegato la bozza del ” PROGETTO SPERIMENTALE DI MINICREDITO SOCIALE RIVOLTO A SOGGETTI IN FASE DI RIABILITAZIONE PSICHIATRICA”. Esso come brevemente accennato nella premessa ricalca, almeno per l’idea originaria, l’esperienza della Grameen Bank sviluppatosi in Bangladesh attraverso l’opera del premio Nobel Yunus. L’idea di minicredito nasce dall’ampliamento di piccoli prestiti rivolti a soggetti che hanno superato la fase acuta della malattia e sono impegnati in un’attività di riabilitazione. 
      Poiché la maggior parte di queste persone mancano di una garantita e verificabile storia creditizia  e non hanno la possibilità da parte loro di utilizzar questa forma di credito , la possibilità da parte loro di utilizzare questa forma di credito garantisce  una maggiore varietà di servizi di prestito.
      Il piano operativo  prevede la formazioni di “gruppi” di soggetti in riabilitazione  ( 5  partecipanti) assistiti da esperti di sostegno  psico educativo, all’uopo formati,  allo scopo creare progetti individuali da poter finanziare attraverso il minicredito. 
      Il lavoro di gruppo è base di questo tipo di intervento in quanto rappresenta  per ciascun partecipante :
      -  una capacità di cittadinanza nel “sentirsi in grado di….”
      -  una capacità di sviluppare autonomia e intraprendenza 
      -  una convinzione di esser ” capace di ……”,  “mi assumo il rischio per…..”  
      Il lavoro di gruppo dovrà portare come conclusione alla selezione di un progetto del singolo e /o di più singoli ma nel lavoro comune ciascuno sarà impegnato a far si che ciascun altro possa raggiungere  un’obiettivo. Si valorizzano così gli individui che sono parte del gruppo, si creano relazioni che rappresentano la ricchezza del gruppo, una ricchezza di esperienze e relazioni interpersonali  che torna indietro a ciascun partecipante al progetto.  
      Per ripetere un vecchio detto cinese ” dammi un pesce e mangio oggi, dammi la canna e insegnami a pescar e mangerò per tutta la vita”.
      Al concetto di  “gruppo”  di lavoro che è fondamento del Minicredito, si aggiunge con altrettanta importanza  quello della formazione degli operatori. La competenza professionale di chi opera in questo campo è la sola garanzia che questa esperienza possa far esprimere ai partecipanti il massimo dello loro risorse. Il programma di formazione comprenderà competenze di psichiatria  e competenze di economia allo scopo di avere professionisti capaci di affrontare la marginalità sociale con forme di intervento rivolte allo sviluppo delle persone stimolando le loro risorse possibili ( empowerment ).
      Il credito viene erogato attraverso i sportelli della Fondazione Bancaria e/o Gruppo bancario che partecipa al progetto.
      Resto a disposizione per le ulteriori informazioni/chiarimenti necessari.
      Giannnatonio  
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    • Avatar di Nicola
      Nicola Salvi
      Membro

      Ciao Gian
      mi sembra un ottimo inizio. Purtroppo non conosco, se non per aver letto qualcosa, le modalità di funzionamento del microcredito. Sono sicuro che la mia collega Angelita avrà qualche argomento in più.

      Leggendo il tuo progetto mi sono venute in mente alcune domande che ti ripropongo qui:
      - perché avviare una nuova attività invece di appoggiarsi ad una già esistente lavorando sulla specializzazione del soggetto finale?
      - il prestito con tetto di 4000€ non è un po’ troppo basso? Temo che come aiuto per avviare una qualsiasi attività imprenditoriale o anche di autoimpiego, non sia sufficiente.

      - non ho capito se e come potrebbero partecipare i centri di assistenza
      - quali saranno le forme di raccolta fondi per arrivare alla cifra di 100.000?
      - Quali sono i costi di gestione di questo fondo? e organizzativamente come dovrebbe essere impostato?

      per il momento mi fermo qui
      attendo tue
      grazie

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    • Avatar di Angelita
      Angelita Levato
      Partecipante

      Ciao Giannatonio,
      mi chiedevo come mai non fossi andato avanti con la tua discussione e mi accorgo invece che avrei dovuto risponderti. Ti chiedo scusa per il ritardo. Cerchiamo di recuperare il tempo trascorso senza sentirci. A che punto sei? La tua idea rivolta alla cura ed il sostegno di soggetti svantaggiati, meritava più attenzione. Ho letto che il microcredito sarà gestito attraverso gli sportelli della Fondazione Bancaria e/o Gruppo bancario che partecipa al progetto; li hai già individuati? Tali Istituti saranno autorizzati a gestire prestiti di tipo bancario o finanziario? Secondo quali modalità? Interessante è la costituzione di un Comitato Etico che avrà, tra le altre, la funzione di selezionare i progetti dei beneficiari, di monitorare ed supervisionare l’intero progetto. Sarebbe conveniente per ognuna di queste fasi definirne le modalità e i principi cardini guida. E’ fondamentale, ci rimetterebbe altrimenti l’intero progetto se queste indicazioni non fossero chiare per tutti. L’attivazione di circuiti di microcredito non ha confini territoriali, in quanto indica, innanzitutto, una modalità di approccio, quasi una filosofia di vita. Si tratta, infatti, di un’impostazione metodologica che può essere applicata in tutte le aree geografiche, per il semplice fatto che, dappertutto ci sono ancora sacche di povertà ed aree di bisogno. Pensi che la tua iniziativa abbia un’area geografica localizzata o possa esprimersi anche in altri contesti? Magari in aree definite svantaggiate, nelle quali sono concentrate risorse finanziarie favorevoli all’avvio ed alla gestione di attività di microcredito?
      Il microcredito così come da te indicato consiste non solo nell’erogazione di piccoli prestiti, ma anche di altri servizi finanziari e/o sociali. E’ vero? Mi pare di aver compreso che c’è anche una attività di gruppo riabilitativa e di formazione rivolta ai soggetti a cui è rivolto il microcredito.
      L’idea base è che, attraverso il credito, l’individuo possa sviluppare una microattività che gli consenta di incrementare le proprie entrate e migliorare la sua condizione economica e sociale, creando forme quindi di autosostentamento. Credo sia meraviglioso.
      L’esperienza ha evidenziato come il tasso di restituzione sia molto elevato, tra l’80 e il 90%. Tuttavia, quali sono le garanzie che ritieni si possano adottare per far si che le percentuali di restituzione possano essere consistenti. Si potrebbe così, ipotizzare un reinvestimento del capitale restituito creando un circolo di ulteriori sostegni e quindi nuove opportunità per altri?
      Mi fermo qui nell’attesa di ricevere tue comunicazioni.
      A presto
      Angelita

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    • Ciao Angelita, grazie della tua cortese ed interessante risposta. Ti invio una presentazione del progetto in power point che ne riassume le basi essenziali. Ti preannuncio che stiamo lavorando per la realizzazione di un “diagramma di flusso” del progetto che possa essere, anche in termini operativi, più completo sopra tutto nei suoi principali processi di sviluppo.Il progetto è destinato in particolare per essere preso in carico dai Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) delle Fondazioni Ospedaliere , operanti attraverso i Centri Territoriali di Psicologia Sociale ( CPS) e può essere attuato anche da Centri di Riabilitazione privati convenzionati con le ASL. Come abbiamo indicato nella presentazione allegata, elemento di importanza primaria, è una corretta formazione destinata agli operatori( Psichiatri e Psicologi) allo scopo di dare competenza nella gestione delle risorse e relazioni del gruppo. Un tale programma infatti ha come obiettivo il recupero dei valori di chi partecipa ad un progetto di “motivazione al cambiamento” e ne individua l’obiettivo riabilitativo come processo di scelta per come vivere,lavorare e socializzare. In sintesi per l’ottenimento di un credito ,il soggetto e/o il gruppo di soggetti ,dovranno aver preventivamente definito con l’aiuto dei promotori ,il progetto oggetto del credito,e un tale impegno comporterà il miglioramento della persona nell’ambiente reale attraverso la definizione di uno specifico ruolo e di un ambiente : un lavoro definito in un luogo di lavoro specifico . Ho visto con piacere come tu abbia giustamente percepito ciò che rappresenta il vero e focale punto di arrivo del progetto , che è quello di non misurarsi solo con la quantità dei progetti realizzati, ma in particolare con ciò che aggiunge a chi partecipa al progetto in termini di recupero riabilitativo, autonomia e di autostima. Attualmente a Milano dove operiamo, intendiamo procedere su una base sperimentale, coinvolgendo come inizio due Dipartimenti di Salute Mentale e una Associazione di Volontariato. Abbiamo inoltre pensato di coinvolgere una Istituzione di estrazione imprenditoriale ( Associazione particolarmente rivolta alla Corporation Social Responsability) che possa dare un contributo ( elementare) di indirizzo nelle tecniche di individuazione dei progetti e della loro preparazione anche sotto il profilo di valutazione dei rischi. E’ evidente che la ns. esperienza sia sotto il profilo documentazione che pratica intendiamo metterla a disposizione di tutte le Istituzioni e Associazioni di volontariato interessate. Come già più volte ribadito il ns. progetto è aperto a tutti e sollecitiamo il contributo più ampio. E’ quindi importante questo momento di discussione in un network come quello che stiamo attualmente realizzando in KUBLAI per ampliare la ns. esperienza e sopra tutto il confronto con tutti gli amici interessati. Un caloroso saluto !
      Giannantonio

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    • Caro Nicola,
      rispondo con ritardo alla tuo messaggio e me ne scuso ma attendevo di avere della documentazione pronta da inviarti che a causa dei miei continui viaggi di lavoro sono stato costretto a rinviare. Ora per fortuna ho avuto del tempo e nel corso dei primi giorni della prossima settimana sarà pronto un “diagramma di flusso ” del progetto che comprenderà ,esplicitate, tutte le varie fasi del progetto. Rispondo comunque alle tue domande:
      - poichè il progetto si rivolge a soggetti con disagio mentale, non ci risultano ( a parte una esperienza a Carpi) a attività esistenti. Aggiungerei che per le caratteristiche che intendiamo realizzare un tale progetto, sperimentale, non ha riferimenti consolidati.
      - effettivamente nella prima bozza avevamo fissato l’importo di Euro 4000,00 partendo dal fatto che ,al di là della consistenza del progetto, quello che mette conto sono i risultati che si otterranno da parte dei partecipanti nei gruppi per quanto concerne la riabilitazione ( relazioni interpersonali, autostima, recupero del credito individuale)
      - come sarà esplicitato dal diagramma , noi intendiamo operare attraverso i DSM- Dipartimenti di Salute Mentale – delle Fondazioni Ospedaliere, che presenti nel territori con i propri CPS saranno chiamati a selezionare e gestire i gruppi di progetto. Al momento intendiamo partire, a titolo iniziale, con un solo DSM ed una Associazione di Volontariato per poi estendere il progetto.
      - non ci sarà alcuna raccolta fondi. Intendiamo coinvolgere le Fondazioni Bancarie ed altri Istituzioni ( Comune, ASL, Regione)
      - se pur abbozzato ancora non abbiamo stilato un vero e proprio budget del progetto. Dovremo per prima cosa confrontarci al riguardo con la Direzione Generale della Fondazione Ospedaliera prescelta per conoscere che tipo e quantità di risorse professionali ( psichiatri e psicologi 9 ci mette a disposizione. Solo dopo una tale definizione saremo in grado di completare un veritiero budget di spesa del progetto.
      - Stiamo preparando un piano di comunicazione e di fund raising rivolto al progetto.
      Ti invio in allegato una breve presentazione del progetto in power point.
      Un caloroso grazie e a presto
      Giannantonio

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    • Avatar di Nicola
      Nicola Salvi
      Membro

      ciao Gian, come procede il progetto? Avete predisposto altra documentazione che vuoi farci vedere?

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