Porto Qui. Fino a qui. Per ora.

Torna a tutte le discussioni
  • Porto Qui. Fino a qui. Per ora.
  • Iniziato da anna venegoni Avatar di anna

    • Autore
      Articolo
    • Un mese di silenzio: pausa riflessiva, lavoro stagionale molto pressante e internet labile… ma ora voglio mettere al corrente voi kublaiani della situazione attuale di Porto Qui.

      Avrete sicuramente notato, già nella scorsa discussione, della tensione. 
      Quella tensione più un esaurimento delle risorse economiche per la realizzazione del progetto hanno causato lo stop di Porto Qui come azione innovatrice di design territoriale. 
      Porto Qui è stato apprezzato e realizzato come idea commerciale, ma non come piattaforma di valorizzazione territoriale.
      Non c’è stato nemmeno il tempo di provare a coinvolgere nuovamente e intensamente realtà associative, enti locali, organizzazioni.
      Con le collaborazioni attuali Porto Qui si limita per ora a svolgere la sua azione commerciale, seppur virtuosa, stimolando l’acquisto di prodotti locali.
      Da ogni sconfitta si impara molto, personalmente ho capito quanto, soprattutto in provincia, sia fondamentale avere l’appoggio delle istituzioni e di realtà forti sul territorio e già attive.
      Cambiare un sistema dall’interno, seppur giungendo a compromessi, non è semplice e per farlo serve senz’altro più esperienza.
      Io non ce l’ho fatta, non ho convinto il settore commerciale della validità di un’economia più solidale, più attenta e più sensibile.
      Probabilmente Porto Qui, come lo intendo io, ha bisogno di un’altro trampolino di partenza, più sociale e meno commerciale, più partecipato e meno contrattuale.
      Col tempo, se avrò tempo, spero di trovare il modo giusto e il luogo giusto per dimostrarlo.
      Magari il primo passo è far navigare il maggior numero di persone possibile… non su superyacht abusivi con decine di marinai, ma su imbarcazioni marine e divertenti, che conquistino le persone con la loro semplicità, con soluzioni ingegnosi a problemi quotidiani, con silenziosi approdi nel blu più incontaminato.
      Allegati:
      You must be logged in to view attached files.
    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Federico
      Federico
      Partecipante

      Io sono con te.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Angelita
      Angelita Levato
      Partecipante

      Si anch’io.. Anna, hai tutto il mio sostegno.

    • Autore
      Articolo
    • Mi associo :-)

    • Autore
      Articolo
    • Grazie mille :-)

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Nicola
      Nicola Salvi
      Membro

      Anna, quello che è stato realizzato fino a questo punto è già molto e dovresti esserne contenta anche se non pienamente soddisfatta.
      Un progetto non si realizza mai esattamente come scritto sulla carta e la tua esperienza diventa così molto preziosa per tutti i progetti kublaiani.

      Per noi tutti PortoQui resta un’idea valida che può trovare diverse forme di realizzazione concreta senza perdere la sua natura originale. Sono sicuro che troverai le condizioni esterne per farcela.

    • Autore
      Articolo
    • Sarò “de choccio”, ma quando scrivi: “Probabilmente Porto Qui, come lo intendo io, ha bisogno di un’altro trampolino di partenza, più sociale e meno commerciale, più partecipato e meno contrattuale.” … penso che un Reti Glocali “a regime” potrebbe essere un buon punto di partenza per sviluppare nella nostra regione progetti come il tuo !

      Mi rendo conto che un progetto come Reti Glocali dovrebbe (sarebbe bello) che fosse pubblico, ma non c’è e nemmeno ci sono segni che lascino ben sperare affinche lo sia … ecco perchè mi sono dato (ci siamo dati) tempo sino all’autunno per capire se si può fare qualcosa sfruttando il lavoro già fatto, il sostegno di DESTATI e di BCC e magari di qualche nuova collaborazione uscita dal Camp … in questo senso c’è ancora tempo per qualche idea e per qualche buon contributo ! :-)

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      Non capisco, Anna. Sul sito di Riscom Porto Qui c’è. Se provo a ordinare, mi compare un messaggio di errore (Error: Could not load controller module/skype!). E’ attivo?

      E se è attivo, qual’è o qual’è stato il tuo ruolo, sia nel senso di cosa ci hai messo e cosa ci guadagni?

      Non riesco a capire se, d’accordo con Riscom, lasciate che PQ svolga una funzione commerciale virtuosa e tu farai altro; se lo spegnete; o se loro hanno usato il tuo lavoro per farlo partire e poi ti hanno estromessa. Non riesco nemmeno a capire se vuoi cercare altri luoghi e altri alleati per fare PQ 2.

      Può essere che possiamo darti una mano, ma abbiamo bisogno di capire come stanno le cose.

    • Autore
      Articolo
    • Alberto, ne so quanto te sullo stato del servizio. Dovrebbe essere attivo e comprendere l’offerta dei produttori contattati da me e da loro.

      Nei mesi di collaborazione mi sono infatti occupata di cercare contatti con i produttori, con i porti, con enti e associazioni che potessero collaborare al progetto per i suoi scopi più immediati ma anche per i risvolti futuri e più profondi.
      Nel frattempo collaboravo con l’informatica per strutturare la piattaforma.

      Al momento non ho alcun ruolo nel progetto, lascio quello che ci ho messo e non prendo niente indietro, salvo l’esperienza fatta e qualche contatto interessante per il futuro, forse.

      Riscom legalmente non mi ha estromessa, semplicemente mi ha fatto delle proposte a mio avviso inaccettabili e ha rifiutato le mie controproposte. L’argomento diritti e affini non sono mai riuscita a farlo valere purtroppo, quindi sono realmente slegata dal buono o cattivo andamento del progetto.
      Evidentemente sono sicuri di saperlo gestire in autonomia. Buon per loro.

      Sono solo dispiaciuta di non aver potuto sperimentare in toto il mio metodo progettuale, per scarsità di tempo.

      Se troverò altre persone e altre situazioni più congeniali magari ci riproverò, in altri termini e, chissà, ritornando a collaborare persino con loro.

      Al momento mi metto al lavoro per potermi permettere di iniziare l’autunno da disoccupata fuori sede e di mettermi nuovamente alla ricerca di un impiego interessante e il più possibile etico.

      Tutto quello di cui sono sicura è questo, il resto sto ancora cercando di capirlo.

      Anna

    • Autore
      Articolo
    • Anna, mi avevi già informato su tutto, ma questa cosa non riesco a capirla: L’argomento diritti e affini non sono mai riuscita a farlo valere purtroppo Cosa significa?

      Cosi come l’hai scritta sembra che il Copyright di Porto Qui non sia più tuo nemmeno in parte e che TU non trarrai nemmeno un soldo dai profitti del progetto. Ho capito bene? Perché se è cosi, c’è qualcosa che non mi torna !

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
      Partecipante

      Adesso il cielo è scuro e nuvoloso, non si vede il sole ed immagino che da un mese a questa parte il tuo stato d’animo sarà scorato; personalmente mi sono trovato in questa situazione diverse volte nella mia vita, ma non so se per forza d’animo o ritorno karmico, quello che mi è ritornato è stato sempre superiore a quello che avevo lasciato.

      Gli indiani la pratica di lasciare tutto e ripartire nuovamente per affermare il proprio valore la chiamano Potlach, non so se questa cosa potrà confortarti, ma credo che quello che ti ritornerà, come valore, come prestigio sociale, come solidarietà, sarà un valore ben maggiore da quello che lasci sul campo.

      Sarò un pò visionario e romantico, e bisogna si fare i conti con la realtà quotidiana fatta di bollette da pagare, ma chi investe in un progetto, deve mettere in conto anche questa perdita di valore iniziale alle volte, fa parte del gioco di aver osato abbastanza e tu l’hai fatto, non essendoti accontetata di creare un servizio “banale”, incassi un paio di schiaffi che fanno male, ma la fortuna alla lunga aiuta gli audaci e tra l’altro l’Audace è una delle navi della Marina è proprio ormeggiata a La Spezia, non ne ero sicuro ho controllato, ma ero certo che comunque un “audace” fosse ormeggiata a La Spezia :-)

      un abbraccio …

    • Autore
      Articolo
    • esattamente Enrico! Ho provato a parlare di royalties più volte, pur sapendo che il progetto avrebbe potuto andare in perdita… mi sembrava giusto che in quanto progettista e fornitrice di idea fossi gratificara anche economicamente dal suo funzionamento.
      Invece nulla. Avrei dovuto aprire una ditta per accedere a divisione degli eventuali utili.
      I perchè della mia decisione di non aprire nulla, perlomeno non ora e a queste condizioni, mi pare di averli già spiegati…

    • Autore
      Articolo
    • Grazie Walter che belle le tue parole… anch’io, che ormai ho passato le fasi di rabbia, sconforto, milza urlante e dintorni, sono sicura che tutto sommato questa esperienza porti con sè tanti aspetti positivi e che mi stia aiutando a trovare una direzione migliore, forse ancora più ostinata e contraria come piace a me…
      Quando tornerò a La Spezia (ora sono in ritiro varesino perchè ho trovato un lavoro al volo!) andrò a far visita all’Audace :) … mentre ora aprofitto di questo periodo per fare ordine tra le tante idee… visioni!
      Buona notte e ancora un grazie di cuore, e di milza!

      Anna

    • Autore
      Articolo
    • mi sembrava giusto che in quanto progettista e fornitrice di idea fossi gratificara anche economicamente dal suo funzionamento. Infatti
      Invece nulla. Ma esisterà un accordo scritto concordato prima tra le parti?

      Vorrei, se non sono troppo curioso, farti un’altra domanda: un po’ piu’ nello specifico, quali sono state le tue competenze e quali quelle di RISCOM nella realizzazione di Porto qui?

      Azzardo io sulla base di quello che ho letto sino a qui:

      Anna
      Idea e progettazione di Porto qui :-)
      Contatti con i produttori
      Coordinamento parte grafica del sito

      RISCOM
      messa online del sito web basato su sw opensource (grado di personalizzazione del sw?)
      realizzazione parte grafica del sito

      … cosa manca? :-)

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Federico
      Federico Ricci
      Partecipante

      Buongiorno a tutti.
      Viste le numerose disquisizioni fatte da tutti voi sul progetto Porto Qui, e visto che RISCOM è stata chiamata in causa più volte, senza che tutta la situazione fosse chiara a voi così come la è ad Anna, onde evitare malintesi, e visto il ruolo che Kubali ha avuto nel promuovere Porto Qui (possiamo dire che finora è stata l’unica voce pubblica a parlare di PQ) è bene che anche noi possiamo dire la nostra e spiegare per filo e per segno come sono andate le cose da gennaio a questa parte.
      Innanzitutto premetto che un chiarimento è dovuto, visto che il web, indipendentemente dall’apporto che ci può aver dato come impresa, è per noi un canale vitale fin dal 2007, anno di fondazione della nostra impresa e riteniamo che non partecipare a questa discussione ci possa comunque precludere alcuni elementi strategici dello strumento internet.
      A gennaio, Anna Venegoni ha risposto ad un annuncio di lavoro RISCOM per operatore gestionale e pubbliche relazioni. La nostra ricerca era mirata a formare e avviare personale per la creazione di un gruppo di lavoro che facesse da intermediario fra alcune imprese nostre clienti e le reti di vendita che abbiamo creato per loro.
      Durante il colloquio di lavoro è emerso Porto Qui come elemento di tesi e come iniziativa su Kublai. Porto Qui ci è piaciuto subito perché era molto affine come idea ad alcuni progetti che RISCOM ha in cantiere fin dal 2007 ma che per ragioni diverse non è mai riuscita ad avviare: non ci mancava il know how tecnico né quello commerciale ma il principio su cui si basavano tali progetti prevedeva l’intervento forte di associazioni di categoria a livello nazionale per loro natura burocratiche e poco inclini ad appoggiare progetti che non portino un introito diretto ed immediato nelle loro tasche (della serie “io non faccio nulla però ci devo guadagnare parecchio altrimenti non mi muovo affatto”). PQ invece, disegnando un sistema che si poneva fra alcuni interlocutori particolari e che poteva essere spinto dall’interesse di alcuni attori già coinvolti per ragioni di tesi, si poneva nella posizione ideale per avviare un sistema che potesse poi essere diversificato e utilizzato come cavallo di troia per entrare anche in realtà istituzionali pubbliche o associazionistiche.
      Abbiamo proposto ad Anna Venegoni di realizzare assieme a lei la piattaforma abilitante e di supportarla nell’attività di pubbliche relazioni con strumenti telefonici, web e soprattutto con uno stipendio. La cosa doveva avere una portata dalle 3 alle 6 settimane di lavoro con contratto interinale e formazione iniziale da parte nostra di 5 programmatori che avrebbero dovuto essere ridotti poi a 2 per continuare e finalizzare il lavoro. La piattaforma abilitante, rispetto a quanto disegnato sul progetto iniziale avrebbe dovuto essere dotata anche di strumenti Voip e di comunicazione web (v. Skype, Chat ed integrazione con sistemi voip RISCOM). Già in questa prima fase sono stati incontrati i primi problemi, poiché di 5 sviluppatori ne abbiamo reclutato solo 2 di cui 1 dopo 2 giorni ci ha abbandonato. Anna e Sabrina, hanno così avviato i lavori con la mia supervisione e da un periodo di un mese e mezzo massimo di contratto garantito siamo arrivati a 3 mesi ovvero fino al 4 di giugno. Quindi innanzitutto Anna Venegoni è stata regolarmente pagata per il lavoro svolto. Non sto ad approfondire la gestione degli orari, condotta di comune accordo in modo flessibile e totalmente dedicata alla messa in opera del progetto.
      Inizialmente, RISCOM ha chiesto ad Anna Venegoni di poter essere ritenuto proprietario di tutto il materiale software, hardware e di qualsivoglia genere che avrebbe potuto essere realizzato durante la collaborazione, fatta salva l’idea iniziale che era e resta di proprietà di Anna Venegoni, la quale può usufruirne in piena autonomia per diffonderne i contenuti e le logiche, il tutto sancito da un accordo di riservatezza su quanto visto, appreso e realizzato presso RISCOM.
      Nei tre mesi di lavoro sono state fatte due domande di finanziamento differenti per contributi a fondo perduto, entrambe negate. Credevamo che alcune commesse in start-up ci aiutassero a sovvenzionare il progetto ma sono andate per le lunghe e partiranno solo a settembre.
      Dopo due mesi di lavoro, quando siamo giunti al dunque, ovvero al momento di presentazione dell’iniziativa presso Porto Lotti, il principale interlocutore fra i produttori, che rappresentava una ventina di aziende, ha ritenuto inadeguato il contributo richiesto da RISCOM per partecipare al progetto, contributo non obbligatorio perché richiesto solo dopo 3 mesi di prova. Questo soggetto ci ha costretto prima a rivedere le nostre logiche commerciali per la distribuzione, poi ci ha messo nella situazione di dover essere vincolati all’azienda della distribuzione alimentare contattata e infine, ad una settimana dall’evento ci ha dato il benservito ritirandosi dall’iniziativa.
      Nonostante ciò, grazie ad Anna e all’azienda di distribuzione siamo riusciti ad organizzare l’evento con 5/6 produttori, che hanno avuto un discreto ritorno anche in termini economici. La pubblicità maggiore di fatto l’ha ricevuta l’azienda di distribuzione che è già presente nel porto ma pazienza.
      In questa situazione, prima del termine del contratto di lavoro, ad Anna è stata proposta una collaborazione diversa che potesse spostare il suo lavoro anche su altre nostre iniziative oltre che a PQ. In pratica lei avrebbe potuto seguire il progetto in prima persona svolgendo anche altre mansioni. Questo perché, come ho detto personalmente ad Anna, RISCOM era interessata anche alla sua creatività e alle sue idee che sarebbero state applicate ad altre iniziative.
      Questa proposta non è stata accettata. Allora RISCOM le ha proposto di avviare un impresa femminile a sua cura che potesse far affluire capitale fresco per sostenere lo start-up del progetto PQ: Riscom avrebbe provveduto a tutto ciò che serviva, dalle infrastrutture alla sede fisica, agli uffici ai consulenti del lavoro e commercialisti. Se i finanziamenti fossero arrivati, Anna Venegoni avrebbe avuto il suo introito personale e RISCOM avrebbe ricevuto il giusto compenso per la fornitura dei prodotti e dei servizi. Una volta avviato economicamente il progetto, si sarebbero divisi gli introiti secondo l’apporto di entrambe le parti e ci sarebbe stata anche l’opportunità di tagliare fuori la logisticha organizzandone una dedicata tramite questa nuova impresa.
      Anche questa proposta non è stata accettata. Purtroppo in seguito alle discussioni inerenti queste trattative siamo stati insultati e derisi più volte, sia nella nostra vision aziendale che nel lavoro svolto. Le proposte successive ovviamente non sono state accettate e quindi un aut-aut è stato necessario: o Anna si muoveva in autonomia con Riscom che si occupava comunque della parte tecnica sostenendo i costi delle strutture e del personale tecnico, oppure grazie e arrivederci. Così è stato purtroppo.

      A giugno, dopo il go-live del sistema, voi di kublai avete giustamente sollevato diverse critiche su quanto posto on line. C’erano alcuni errori tecnici, dovuti a leggerezza nostra (dividendoci fra molteplici impegni sono sfuggiti alla nostra attenzione): grazie a voi sono stati tempestivamente corretti.
      C’erano alcuni errori concettuali, dovuti ad un impostazione non ottimale: sono stati gestiti e tempestivamente corretti.
      Non trovo questi elementi come determinanti di un successo o di un fallimento, poiché a distanza di venti giorni dall’evento, facendo un’analisi dei log in base agli indirizzi ip di provenienza dei browser che hanno aperto le pagine di portoqui.it abbiamo stimato se non ricordo male una dozzina di visite. Se escludiamo voi di Kublai, rimangono i parenti di Anna, io da casa e la nostra sviluppatrice.
      Nessuno di coloro che hanno mangiato gratis a porto lotti è venuto sul sito. Ciò non vuole sminuire le critiche o l’importanza di una determinata impostazione rispetto ad altri approcci: è solamente una constatazione a posteriori che la riuscita iniziale del progetto non era vincolata all’aspetto o all’impostazione del sito.
      Questo elemento invece è stato ripetuto e perpetrato anche qui sulla discussione più volte: nessuno vuole trasformare PQ in un e-commerce e il sito online che trovate ora su www. portoqui.it lo dimostra. C’è ovviamente la possibilità di acquistare on line ma non è quello il target. Anche i testi sono stati rivisti alla luce delle vostre critiche.
      Quello che bisogna capire però ( e qui quoto Nicola Salvi) è che un progetto realizzato non si rivela mai completamente uguale a quello su carta e le difficoltà incontrate fino a qui non sono dovute a impostazioni errate di RISCOM o a nostre imposizioni sul lavoro di Anna, ma a situazioni contingenti e relative ad un determinato substrato socio-economico che vede, da una parte, produttori che non vogliono provare un servizio per 3 mesi e poi valutare senza impegno di sottoscrivere un’accordo, da un’altra parte difficoltà logistiche di distribuzione che ad oggi non sono state ancora risolte per difficoltà ulteriori create dal relativo interlocutore e infine da persone (estremamente ricche e che non hanno alcun interesse per l’economia solidale e autosostenibili) che possono permettersi di spendere decine di migliaia di euro all’anno per tenere il “megayacht” a Porto Lotti e che non hanno nulla a che vedere con il diportista da “sbarco” che con una barchetta a vela gira tutto il mediterraneo in cerca di cultura tra terra e mare.
      Quindi perché Porto Qui si affermi sono necessari tempo e dedizione.
      Non è stato bello vedere su Reti Glocali la recensione dell’evento del 5 e 6 giugno senza neanche un accenno a RISCOM ma non ci siamo certo lamentati.
      Al contrario avremmo potuto, come è successo proprio a Reti Glocali, copiare l’idea dopo esserne venuti a conoscenza durante il colloquio di lavoro, realizzare il tutto con un altro brand e goderne degli eventuali introiti.
      Probabilmente sbaglio, ma in modo velato, con questa discussione si è voluto gettare un po’ di fango su RISCOM e questo è inaccettabile. Ad ogni modo, RISCOM proseguirà con il progetto, speriamo di risolvere entro questa settimana le problematiche sollevate dalla distribuzione e di continuare ad arricchire l’elenco produttori così come stiamo facendo.
      Siamo ovviamente sempre aperti a qualunque discussione e a riprendere il discorso anche con Anna.

      Grazie comunque per l’opportunità che Kublai costituisce e cordiali saluti a tutti quanti, senza astio né rancore per nessuno.

      Federico

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      Federico, ti ringrazio personalmente per questo racconto. Le “lettere dal fronte” della nuova economia ci sono indiispensabili per cercare di farci un’idea di cosa succede là fuori, di cosa funziona e cosa no; e, di conseguenza di come attrezzare Kublai per rispondere alle sfide che i creativi affrontano tutti i giorni. Ti assicuro inoltre che non c’è nessuna intenzione di gettare fango su nessuno, ci mancherebbe pure. Ci stiamo confrontando.

      Non sono d’accordo con te sul fatto che avreste potuto copiare l’idea sentita in un colloquio di lavoro. O meglio, avreste potuto certo provarci, ma quasi certamente non avreste avuto successo. Sarebbero rimasti tutti i problemi che hai descritto; e NON ci sarebbero stati i contatti di Anna, il suo documento di progetto, la community di Kublai che ti fa il test del sistema in tempo reale e gratis… cioè le cose che – come scrivi – hanno portato avanti il progetto.

      Inoltre, io continuo a sentire qualcosa di sbagliato in PQ senza Anna. Se ci pensi, il messaggio che passa è questo: tu hai un’idea, ne parli a qualcuno che decide di realizzarlo con te. Poi, per qualunque motivo, pur comprensibilissimo (un finanziamento che non arriva, un cliente che si sfila, una commessa che ritarda), l’alleanza si sfalda, e il progetto resta a lui. È un messaggio pericolosissimo, perché incoraggia i creativi a non parlare con nessuno, a tenere per sé le loro idee… e quindi a fallire, tranne nei pochissimi casi di gente che ce la fa da sola, ma che è davvero poca. Kublai è un progetto pubblico, nasciamo per coinvolgere i creativi nelle dinamiche di sviluppo locale e un esito del genere sarebbe per noi una sconfitta gravissima, che non possiamo permetterci.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Federico
      Federico Ricci
      Partecipante

      Ciao Alberto,
      ti ringrazio per l’intervento. Cercherò di contribuire nel modo migliore possibile al chiarimento di alcuni punti senza scendere nella privacy di RISCOM e di Anna. Il progetto Porto Qui quando lo abbiamo conosciuto, era pubblico e molto dettagliato. Prima di iniziare qualunque attività, disponevamo di una copia della tesi col progetto lasciataci da Anna. Se il nostro lavoro fosse stato fare case, probabilmente il contributo di Anna sarebbe stato indispensabile, ma noi facciamo proprio questo: gestiamo relazioni, eroghiamo servizi di comunicazione che mettono in contatto interlocutori differenti. Vi posso assicurare che i mezzi e le potenzialità per “Copiare” il progetto c’erano tutte. Inoltre la logica dei marketplace virtuali ci è propria da molto tempo ma per svariati motivi non siamo mai riusciti a dedicare tempo e risorse a queste iniziative. Ma questo non era assoultamente il nostro intento né ovviamente questo significa che il contributo di Anna sia stato inutile o che RISCOM poteva fare a meno di lei. Nessuno dice questo. Lei e Kublai sono stati importantissimi e siamo consci dell’importanza di uno strumento come questo.
      Non si può però parlare di royalties o diritti vari di commercializzazione su Kubali quando:
      1) esiste un accordo di riservatezza che pone come riservate tutta una serie di informazioni fra cui anche queste (non ci sembra corretto parlare delle trattative avute con RISCOM su Kublai e l’intervento di Enrico Alletto mi fa pensare che non siano state diffuse informazioni riservate solo qui…)
      2) pretendere che un’azienda prenda in mano un progetto, spenda tempo, denaro e risorse varie per realizzarlo, compreso un riconoscimento economico al progettista poi, se va bene, si divide la torta altrimenti arrivederci e grazie
      3) questo tipo di sistemi in Italia non trovano un terreno fertile. Perché possano veramente decollare hanno bisogno di un capitale di rischio consistente e di molto tempo. Le difficoltà incontrate non sono state causate da RISCOM ma da realtà contingenti facenti capo ai soggetti del sistema.
      Non mi si può venire a dire: ” Quella tensione più un esaurimento delle risorse economiche per la realizzazione del progetto hanno causato lo stop di Porto Qui come azione innovatrice di design territoriale. Porto Qui è stato apprezzato e realizzato come idea commerciale, ma non come piattaforma di valorizzazione territoriale. Non c’è stato nemmeno il tempo di provare a coinvolgere nuovamente e intensamente realtà associative, enti locali, organizzazioni. Con le collaborazioni attuali Porto Qui si limita per ora a svolgere la sua azione commerciale, seppur virtuosa, stimolando l’acquisto di prodotti locali.” perché non è vero. Le risorse economiche si creano con il lavoro delle persone e ad Anna Venegoni il lavoro è stato proposto ed era un lavoro simile a quello che era venuta a cercare presso di noi a gennaio. Allo stesso modo non è vero che Porto Qui è stato apprezzato perché se è vero che è piaciuta l’idea, quando è stato il momento di essere operativi, gli attori in gioco hanno contrastato tutto o non ci hanno supportato in nulla: il porto ci ha messo i bastoni fra le ruote ad una settimana dall’evento, le camere di commercio coinvolte non ci hanno supportato nemmeno nel darci il benestare a scrivere il loro patrocinio (gratuito) sui manifesti dell’evento per non parlare di certi soggetti che rappresentavano alcuni dei contatti portati da Anna che ci hanno detto serenamente “Noi di progetti così ne abbiamo tanti…”. Dopo due mesi di attesa, la signora della logistica che ha imposto i prezzi, i ricarichi, l’organizzazione e molto altro ancora, non si fa più trovare e arrivo or ora da 3 ore di inseguimento per tutta la provincia senza esito (ho perfino paura che mi accusino di stalking ormai…). In tre mesi di contatti istituzionali ne sono stati generati diversi e il tempo c’é stato, ma ha portato a molto poco.
      Se dovessimo applicare i principi della modellazione sistemica a Porto Qui, a due mesi di distanza dall’uscita pubblica, possiamo tranquillamente dire che oggi come oggi, la validazione del progetto è negativa. Porto Qui, nel golfo di La Spezia, con i presupposti gettati da RISCOM e da Anna Venegoni non sta in piedi.
      Ora domandiamoci: “E’ un progetto che può stare in piedi?” Kublai, Riscom e Anna Venegoni credo che risponderebbero sì. Come? Con un forte investimento in promozione sia presso i privati che verso gli enti pubblici e altre azioni mirate diremmo noi. Questo richiede tempo e denaro. Può PQ generare entrate immediate certe? No rispondo io perché come tutti i servizi e i prodotti, nel primo periodo di vita ha un bilancio economico e finanziario negativo. Come si può sopportare questo bilancio negativo? con fondi esterni o con fondi interni provenienti da altre attività. Riscom questo era ed è disponibile a farlo e lo sta facendo;Anna Venegoni non è stata disponibile a contribuire a queste attività. Non è stata disponibile neanche a credere nel progetto e adoperarsi per generare fondi esterni. Ecco perche il discorso:”L’argomento diritti e affini non sono mai riuscita a farlo valere purtroppo, quindi sono realmente slegata dal buono o cattivo andamento del progetto. Evidentemente sono sicuri di saperlo gestire in autonomia. Buon per loro. Sono solo dispiaciuta di non aver potuto sperimentare in toto il mio metodo progettuale, per scarsità di tempo.” non è accettabile e significa gettare fango su di noi. Di quali diritti stiamo parlando? Di quelli su un progetto cartaceo-informatico? Anna li ha ancora tutti. Di quelli sugli introiti del progetto? Iniziamo assieme a generarli poi ne parliamo.
      Alberto quando dici che senti qualcosa di sbagliato in PQ senza Anna, e che il messaggio che passa è quello di avere un’idea, parlarne con qualcuno che decide di realizzarlo poi l’alleanza si sfalda e il progetto resta a lui, parli proprio del fango che ci sentiamo gettati addosso. Noi non abbiamo estromesso nessuno, ripeto, Porto Qui come idea, è e resta di Anna. Vuole realizzarlo con qualcun’altro? Benissimo lo faccia pure purché resti nei limiti dei nostri accordi di riservatezza. Abbiamo registrato i domini internet? Ben disponibili a cederli in futuro se qualcuno si farà avanti. Ovviamente il costo sarà commisurato al lavoro svolto fino ad allora e al risalto che tali domini avranno acquisito sul web. Però non è corretto far passare il messaggio di cui tu parli perché non è così e non siamo certo noi a volerlo far passare. Per spiegarmi meglio, cercherò di parafrasare ciò che è successo.
      Immaginiamo di avere fra i creativi di Kublai un ingeniere che ha ideato un nuovo tipo di casa ecocompatibile, a risparmio energetico ecc. Va da un’impresa edile, gliene parla e questi lo assumono per un determinato periodo di tempo necessario a realizzare un prototipo. Assieme vedono il risultato e trovano degli spunti di miglioramento. A questo punto la nuova casa deve essere commercializzata e l’impresa propone al giovane ingeniere di occuparsi della promozione ma di andare anche in cantiere a lavorare come ingeniere. Il giovane rifiuta allora l’impresa gli propone di mettersi in proprio per commercializzare la nuova casa e di guadagnare dai profitti delle vendite: il giovane si occupa di relazione e l’impresa edile ci mette il proprio know-how, la manovalanza per le costruzioni, l’esperienza in permessi, prezzi dell’opera ecc. Il giovane rifiuta, insulta l’impresa, e gli propone di essere assunto per un periodo di tempo per vedere se la vendita del nuovo tipo di abitazione va bene. Se così sarà allora gli introiti delle vendite dovranno essere divisi fra l’impresa e il giovane ingeniere altrimenti l’impresa edile sarà libera di lasciar perdere il progetto e risolvere il rapporto con l’ingeniere. Cosa credete che possa scegliere l’impresa? E un comportamento corretto quello dell’ingeniere? A voi le dovute riflessioni.
      Credo che qualunque progettista che crede nel proprio progetto sia disponibile ad investire tempo e denaro nelle proprie idee: noi non abbiamo chiesto denaro, ma tempo e lavoro e abbiamo dato massima disponibilità. Ripetiamo che le porte sono sempre aperte però deve essere chiaro che RISCOM non ha portato via il progetto a nessuno.
      Purtroppo devo invece dire con rammarico, che ancora una volta vedo un approccio sbagliato verso il mondo del lavoro: non sono molte le imprese che oggi in Italia investono in R&D e molte di quelle che lo fanno è perché ricevono fondi grazie ad orientamenti politici ed agganci vari. Spesso e volentieri le Regioni emanano bandi di gara per l’assegnazioni di denaro a fondo perduto costruendo su misura i bandi stessi in modo che Enti minori possano drenare gran parte del denaro pubblico oppure si fanno bandi dove le categorie di imprese che vi possono partecipare devono avere requisiti settoriali e statistici di nicchia. Se nel 2003 un’impresa mi avesse proposto di realizzare il prototipo di un mio progetto e dopo un periodo di lavoro regolarmente retribuito mi avesse chiesto di seguirlo e di contribuire anche ad altre attività interne avrei accettato senza pensarci due volte.
      In questo caso, lo scenario è identico ma le scelte sono state differenti. Spero quindi che il messaggio che tramite questa discussione può passare ai membri di Kublai è che RISCOM è disponibile ad investire sempre in innovazione e che può anche dare la possibilità ad un progettista di sostenersi durante l’avviamento di un progetto realizzato assieme. Il resto dipende dal progettista.

      Grazie a tutti.

      Saluti

    • Autore
      Articolo
    • Alberto e Federico, mi fa molto piacere leggere il seguito di questa discussione e chiedo scusa per non aver risposto prima ma sto lavorando tantissimo e raramente mi fermo al computer…
      Mi servirò di una piccola digressione personale per rispondere:
      quando Porto Qui era “solo” il mio progetto di tesi ed ero in cerca di alleati per la sua realizzazione mi seccava parecchio sentirmi dire “fallo tu!”. Sarebbe stato meglio trovare un’ente, un’azienda o uno studio già avviato interessato al progetto e alla sua implementazione con logiche già funzionanti, mi dicevo.
      Lo stesso messaggio di Kublai, carico di incoraggiamento all’imprenditoria individuale, mi sembrava inadatto a me che volevo essere una progettista “seriale”, una “designer di servizi e sistemi” piuttosto che un’imprenditrice.
      Ora, col famoso senno di poi, capisco che il messaggio era ed è molto adatto alla situazione italiana dove le cose bisogna farsele da sè per ottenere risultati oppure sperare di trovare una realtà grande abbastanza da potersi permettere il lusso della ricerca e dello sviluppo.
      Lo scenario che ne deriva non è in sè negativo, ma penalizza persone che, come me, non se la sentono di radicarsi troppo e identificarsi con un progetto e vorrebbero ancora crescere e allenare le loro menti in ambiti diversi e realtà lontane.
      Alberto: parli di ruolo dei creativi e mi interessa moltissimo approfondire questo discorso; a settembre ricomincerò a cercare un modo per lavorare e applicare il mio punto di vista, il mio sapere e saper fare e qualsiasi consiglio è ben accetto.
      Posso fare molto per collaborare a un’idea già avviata, per darle gambe e testa.Ma ho 25 anni e voglio imparare da chi mi sta intorno, lavorare in team, migliorare in prima persona e creare situazioni migliori per gli altri.
      Il lavoro dev’essere un mezzo per supportare le attività che fanno il bene del mondo e dell’umanità ( a questo proposito vi segnalo un nuovo arrivato su Kublai, Pierluigi Rizzini, responsabile del progetto per un “lavoro altro”, Socialidarity)
      Per questo motivo ho rifiutato l’offerta di Riscom di lavorare come operatrice call-center per poter sviluppare in parallelo PQ (proponendo però una soluzione alternativa e praticamente gratuita: un contratto di tirocinio sponsorizzato dalla Provincia di La Spezia che mi avrebbe permesso di dedicare venti ore settimanali a PQ e di ottenere un rimborso spese minimo avendo in più il tempo di cercare un lavoro redditizio quanto basta per poter affrontare le mie minuscole spese quotidiane) mentre ad esempio non ho alcun problema a servire pizze buonissime in un ristorante di amici.
      Federico è molto risentito di questo mio rifiuto ma la vita è mia e decido io cosa vale la pena fare e cosa no. Soprattutto che stile di vita prediligere, finchè mi è possibile.
      Detto questo, non credo sia questo il luogo per tirare in ballo discorsi tra me e Riscom che poco interessano la community e i suoi scopi.
      Torniamo quindi a PQ. Senza nulla togliere a Riscom, non credo che abbiate il know how interno necessario per portare avanti PQ come azione di design territoriale e infatti continui a parlarne come “marketplace”.
      Per questo io avrei voluto restare vicina al progetto, per curarne gli aspetti secondari ma fondamentali, l’essenziale che è invisibile agli occhi ma che serve per guardare lontano. L’economia così com’è oggi non permette queste finezze, evidentemente.
      Io ho sempre sostenuto che PQ avrebbe avuto bisogno di un supporto pubblico o di altro genere per funzionare come azione di design territoriale e l’incontro con Riscom mi aveva fatto sperare in un Deus ex machina che salvasse capra e cavoli, e pure i caprini!
      Mentre compilavamo i bandi di finanziamento sembrava che i business plan parlassero la lingua dei grandi successi e dei tormentoni estivi. Le vacche magre invece non parlano e lasciano i progetti andare alla deriva.
      Lancio una domanda provocatoria a cui non so rispondere: quale può essere una soluzione low cost per far decollare un’idea creativa? Insomma… se devo lavare i piatti e non ho soldi per la lavastoviglie, li lavo a mano. Se non ho acqua, uso la sabbia.
      Ma se non arrivano i finanziamenti, cosa si fa con un progetto?

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Nicola
      Nicola Salvi
      Membro

      It’s all about execution, Anna. Palma, con il suo progetto Vivamare, dimostra che le idee di per sé hanno un valore relativo… relativo appunto alla realizzazione.

      L’Economia delle idee è invisibile, intangibile… porta benefici sociali complessi quando si palesa come su Kublai. E’ come la cultura: le idee danno un senso alla vita.
      L’Economia della realizzazione è concreta e monetizzabile per questo a volte assume una importanza anche superiore all’idea.

      Questa operazione realizzativa di PortoQui è molto importante. E’ stata anche molto veloce, forse anche troppo perché è evidente che l’alleanza tra Anna e RISCOM non è stata metabolizzata a sufficienza prima di diventare operativa. Si capisce da come è andata a finire.

      Mi amareggia, ragazzi, vedervi parlare così in pubblico. Dovreste affrontare questo conflitto cercando una prospettiva futura piuttosto che pestando quello che c’è stato in passato.
      PortoQui ha ancora delle opportunità, delle carte da giocarsi, ma bisogna avere pazienza.

      A me il vostro caso sta servendo molto per imparare quando sia difficile gestire i rapporti imprenditoriali (perché di questo si tratta) e mi aiuterà in futuro a consigliare altri progettisti kublaiani.

      Non entro nel merito delle questioni affrontate fino ad ora perché è semplicemente inutile. Bisogna ripartire da ciò che di positivo è stato fatto.

      PortoQui esiste in entrambe le vostre interpretazioni. Il test di questi mesi, però, evidenzia in modo lampante che il progetto nel suo complesso va rivisto perché ha troppe componenti deboli.

      Kublai è a disposizione per discutere una versione 2.0.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
      Partecipante

      Lancio una domanda provocatoria a cui non so rispondere: quale può essere una soluzione low cost per far decollare un’idea creativa? Insomma… se devo lavare i piatti e non ho soldi per la lavastoviglie, li lavo a mano. Se non ho acqua, uso la sabbia.
      Ma se non arrivano i finanziamenti, cosa si fa con un progetto?

      Me la sto facendo anche io questa domanda da oltre 13 anni, anche io mi sento un designer seriale di servizi, che molto spesso si è scontrato con problemi di realizzabilità, pur con progetti interessanti e futuribili e con le croniche logiche al ribasso o del quartierino italiane.

      Non so risponderti Anna, dico solo che ci sto provando a far rientrare i progetti che mi vedono coinvolto in una logica di ecosistema aperto di relazioni, in cui il low cost è ottenuto dalla condivisione di risorse e strumenti comuni (pezzi di piattaforma web, condivisione di comunicazione online, accesso al credito comune, ecc) non so se questa avventura andrà in Porto, ma sento che la strada è quella giusta.
      Non mi interessano logiche da venture capital o il favorino personale, mi interessa contribuire a tracciare nuovi sentieri e nuove rotte…”Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (A.Seneca).

      Per cui timonieri temerari e audaci e che hanno una rotta in mente io li vorrei sempre nella mia flotta a navigare insieme ….

      Allegati:
      You must be logged in to view attached files.

    Devi essere loggato per rispondere a questa discussione.