primo documento di progetto: il nucleo centrale e localizzato del sistema Porto Qui

Torna a tutte le discussioni
  • primo documento di progetto: il nucleo centrale e localizzato del sistema Porto Qui
  • Iniziato da anna venegoni Avatar di anna

    • Autore
      Articolo
    • Grazie a tutti per i vostri suggerimenti ed incoraggiamenti! Ed ecco a voi un primo documento di progetto, così per iniziare a parlarne un po’!
      Mi farebbe molto piacere soprattutto trovare un porto o un approdo interessato ad ospitare uno sperimentale servizio Porto Qui! Per ora sono a La Spezia ma dovrei trasferirmi a Genova a settembre dunque la liguria è favorita, ma anche le altre città costiere potrebbero essere obiettivi interessanti!

      Allegati:
      You must be logged in to view attached files.
    • Autore
      Articolo
    • Avatar di stefano
      stefano consiglio
      Partecipante

      Cara Anna
      ogni promessa è debito! (diciamo da queste parti).
      Con un pò di ritardo (sabato ho dovuto preparare la pasta alla genovese a Marco che mi è venuto a trovare a Napoli) ho letto il tuo pdf.
      Sensazione “a botta calda”: questa è una cosa che può funzionare.
      Ma per darti una mano a migliorare il tuo progetto proverò a fare la parte del diavolo ed in modo un pò disordinato provo a evidenziare le cose che mi convincono meno e le difficoltà che dovrete superare:
      1. il progetto mi sembra ancora un pò troppo web 1.0, quello che appare chiaro è che esiste un’organizzazione che cerca di partire dalle esigenze dei diportisti per offrire un servizio cambusa evoluto. Arrivo in porto vedo sul mio computer cosa offre Porto Qui, faccio le mie scelte e il giorno dopo (ma a volte il giorno dopo è tardi) ho tutto a bordo. Rispetto ai servizi tradizionali la differenza è che posso vedere sul mio schermo comodamente in barca (volendo lo potrei fare anche il giorno prima di arrivare), piuttosto che recarsi personalmente a comprare. La questione prezzi è cruciale per i diportisti di un certo tipo. Se la si veda in questo modo siamo molto vicini al commercio elettronico-,
      2. Quale il ruolo degli abitanti? Non emerge in modo evidente (forse ho letto in fretta?). La mia deformazione “angelica” mi spingerebbe a dire di coinvolgerli per offrire suggerimenti e consigli ai diportisti in arrivo (magari se nasce angeli di La Spezia o di Genova facciamo un’allenza!!)
      3. Quale il ruolo degli enti locali? Dalle mie parti bloccherebbero l’idea di realizzare la base di appoggio con i container (molto carini! guarda il sito http://www.lot-ek.com di alcuni miei amici newyorkesi napoletani ne trovi di molto simili);
      4. La funzione del container non è molto chiara (spazio comune per i diportisti, negozio, base operativa???)
      5. Credo che andrebbero enfatizzate le collaborazioni con produttori locali (es. coldiretti) per enfatizzare l’origine dei prodotti (sani economici e a chilometraggio zero), altrimenti rischiate di farvi solo nemici chi già oggi svolge questo servizio
      6. Ovviamente se il servizio si diffonde in più porti la cosa funziona molto meglio (ma l’importante è partire!)
      7. i porti solitamente sono luoghi dove imperano le rendite di posizione: chi è dentro impedisce ad altri di entrare. Come pensate di muovervi? Quale arma pensate di utilizzare nei confronti degli “insider”?
      Per ora mi fermo qui.
      Spero di essere stato di qualche aiuto.
      Ciao
      Stefano

    • Autore
      Articolo
    • Grazie, anch’io rispondi in ritardo perchè sono strapresa da revisioni e compagnia bella!
      Premetto che sicuramente nel pdf che ho postato mancano parecchie cose, e appena avrò tempo lo sistemerò a dovere!
      E ora provo invece a seguire i punti…
      1. Penso che il sistema abbia due facce in realtà: una è più, come dici, 1.0 ed è la parte di “full- service”, piattaforma destinata ai diportisti che permette loro, senza sforzi nè partecipazione a tutti i costi, di avere un servizio bell’e pronto di qualità… l’altra parte, più 2.0, è la piattaforma abilitante per la comunità, che fornisce loro strumenti e luogo virtuale dove incontrarsi, scambiarsi idee, fare proposte, instaurare collaborazioni.A livello di software questa parte comprende la gestione del wiki ricette e ingredienti e il social network dove inserire i propri dati personali o aziendali.
      Ritornando al full service invece sì, grosso modo è un ecommerce, ma con un corrispettivo “bottega” in banchina, dove tra l’altro viene offerto ai diportisti uno spazio per preparare i cibi con più agio che in cambusa e magari anche impastarsi gli gnocchi!La questione dei tempi di consegna dipende dalla capacità del personale di allestire le food boxes credo, e dalla coda di diportisti!
      I prezzi devono garantire un’equa retribuzione ai produttori e la gestione dei costi di servizio, dovrebbero essere molto più abbordabili degli alimentari da porto ma l’economicità non è la discriminante per ora.

      2. Il ruolo degli abitanti varia a seconda della loro volontà di mettersi in gioco, hanno a disposizione uno strumento tramite il quale proporre servizi (sì, anche fare gli angelici accompagnatori è interessante!) o anche prodotti (chessò la signora vuole coltivare il basilico per farmelo avere sempre fresco e verde, oppure una massaia vuole vendere le sue torte e ha bisogno di un canale…) e poi soprattutto gli abitanti che lavoreranno all’interno del punto Porto Qui dovranno essere dei conoscitori della gastronomia locale e aiutare i diportisti a capire le ricette che ordinano e a contestualizzarle (anche il software offre spiegazioni e curiosità, e sono sempre uploadate da abitanti, produttori, agriturismi)

      3.Gli enti locali devono aiutarmi ad ottenere lo spazio in banchina, riconoscendo il progetto come corrispondente agli obiettivi di sviluppo locale e quindi dialogando con l’approdo nel caso questo non sia comunale.
      Il container potrebbe essere bloccato in molte parti d’Italia, per ora è pensato a Spezia dove invece è un elemento davvero caratteristico (purtroppo anche!). La mia lavorazione del container è in effetti molto simile a quella di Lot-Ek, sono bravissimi!(Sul sito c’è scritto che sono a NY e Napoli, pensavo avessero più studi..invece hanno base proprio a Napoli… sai mica se accettano tirocinanti?)

      4. Il container ha tre funzioni: accoglienza e punto informativo sull’iniziativa per sensibilizzare i diportisti al tema della filiera corta agroalimentare e dell’importanza del kilometro zero.
      Ospitare la zona bottega e quindi i prodotti base, ingredienti da cui ricavare e comporre le foodboxes ordinate.
      Nella zona denominata cucina è possibile liberarsi delle confezioni, lavare frutta e verdura e preparare gli ingredienti allo stivaggio (es. mettere sottovuoto del prosciutto…) socializzare con altri diportisti e quindi stimolare il dialogo su temi culinari e di gestione della cambusa, acquistare prodotti consigliati da abitanti, diportisti, skipper come utili accessori per la cucina da barca (es, le reticelle per appensere la frutta, oppure i guanti pelaverdura, il materiale antimuffa per foderare i gavoni..)

      5. I produttori locali devono essere l’anima del servizio, non so ancora se e in che misura aprire solamente ai produttori biologici, ma sicuramente le produzioni di qualità sono privilegiate in queste operazioni.

      6.sì, assolutamente!Anche perchè l’intento è quello di creare uno standard di servizio che mi serva come differenziazione dei porti, riconoscibile anche su Portolano e quant’altro!Ma per ora mi basta uno scantinato su un pontile di ferro!!

      7. Per ora ho scelto come ipotetico porto campione un porto che ancora deve essere costruito…quindi non c’è nessuno che mi impedisce di entrare…furba no? Scherzi a parte, questo è un problema, si potrebbe pensare o di coinvolgere gli insider, patteggiando, oppure di rivolgersi a porti senza offerta alimentare o con solo supermercati.

      Spero di aver chiarito qualcosa..sicuramente ho molti spunti su cui riflettere… e nel frattempo mia madre sta pensando di proporre il servizio in chiave lacustre (siamo di Varese) così vediamo chi riesce prima a combinare qualcosa!
      Grazie mille ancora, ciao!
      Anna

    • Autore
      Articolo
    • ottimo rimpallo stefano-anna, ma mi sento un po’ escluso: presto dirò la mia!

    • Autore
      Articolo
    • Ciao Cristina, scusami il ritardo ma tra una tesi e l’altra non mi sono accorta che su Kublai c’erano delle risposte per me!
      So che il pdf non è molto esauriente e prometto che posterò qualcosa di nuovo appena mi lasceranno respirare, intanto provo a risponderti e a fare un po’ di chiarezza anche per me e per capire come procedere “per davvero”!
      Dunque, il punto 1… l’idea di base del progetto è che un’azione di design su scala territoriale deve contare su una partnership locale forte, e questa, dove non nasce spontaneamente, va aiutata e facilitata.
      Il primo intento di Porto qui p quindi di porsi come piattaforma abilitante (un po’ come fa Kublai) e mettere in contatto tra di loro attori diversi presenti sul territorio, dagli enti locali ai privati ai produttori ed agli agriturismi.
      Lo scopo della partnership locale deve essere di favorire sinergie e creazioni delle opportunità ed una di queste è proposta dal sistema, ed è appunto il sistema, o piattaforma full-service- di cambusa avanzata, che al tempo stesso assicura ai produttori locali un canale di vendita quasi diretto ed ai diportisti un servizio di qualità, innovativo e soprattutto comodo e veloce!
      Gli elementi che costituiscono il sistema sono due, un software ed un punto vendita.
      Il software è l’artefatto necessario per consolidare la partnership locale e funziona in modalità 2.0 ma anche 1.0, se considerato come l’interfaccia con il diportista, utente finale.
      Sarà quindi un insieme di pagine “Business social network”, “wiki, database ingredienti e ricette”, “e-commerce per ordinazioni e pagamenti”.

      2)in effetti non è prematuro, perlomeno non per la tesi, lo è già un po’ di più nella vita reale perchè non so bene come muovermi.
      Il progetto di tesi è un’azione di design su scala territoriale…ed il territorio è La Spezia.
      L’ho scelta perchè credo sia una città ad un bivio, indecisa se confermarsi come polo mercantile o se assecondare la sua natura e diventare città turistica…e vorrei che scegliesse la seconda strada.
      Il progetto di riqualificazione del waterfront cui faccio riferimento è già approvato e i fondi ci sono…ma non parte!Il mio punto vendita ad esempio si dovrebbe posizionare lungo la banchina di Molo Italia, molto vicino al centro pedonale cittadino e quindi dovrebbe favorire il dialogo tra diportisti e cittadini e anche il servizio potrebbe essere bifacciale!
      Dimenticavo, sì i porti turistici sono tendenzialmente più appetibili.Io ho fissato come target imbarcazioni tra i 10 ed i 20 metri…quelle che più hanno bisogno di gestire realmente la cambusa, che navigano magari per più giorni….

      3)… qui, come si dice, casca l’asino!Spero proprio di riuscire a coinvolgerli e anche a portare avanti il mio progetto, magari inizialmente in un porto già esistente, vedremo!
      Ho appena visto che un altro membro di K ha aperto un portale, Reti Glocali, magari lo conosci già, e mi piacerebbe capire insieme a lui come procedere e se è possibile fare qualcosa insieme!
      Qualsiasi consiglio è stra ben accetto, intanto torno sulla burocrazia del politecnico e sulla presentazione!Grazie mille comunque, anche per i complimenti che fanno sempre un gran piacere!
      Buona serata,
      Anna

    Devi essere loggato per rispondere a questa discussione.