• x Matteo
    Noi abbiamo ipotizzato dei lavori semplici e molto legati all’artigianato, abbiamo previsto a questo proposito una fase di analisi del mercato potenziale del quartiere, prima di avviare il centro.
    Sicuramente è una mancanza del nostro progetto quella di non aver controllato le offerte già esistenti in Isola, però vorremmo anche rendere applicabile lo stesso modello a qualsiasi quartiere di Milano.

  • Davvero ottimo, avete pensato tutto, puo’ funzionare.

  • x Luca:
    Certo che servono le donazioni! Ovviamente se durante la fase di costruzione qualcuno vorrà donare qualcosa a livello di attrezzature e materiali sarà più che benvenuto!

  • Ciao Piera.

    Complimenti per l’approccio non assistenzialistico al disagio sociale, lo trovo molto al passo con i tempi e poi basta con il buonismo, è giusto cercare di creare modelli che si reggano sulle proprie gambe!

    Leggendo la tua discussione però c’è un passaggio su cui non sono d’accordo, ed è quando dici che i servizi non sono centrali nello sviluppo della tua idea, concordo sul fatto che possano cambiare a seconda del quartiere, però credo che debbano essere il punto di partenza ogni volta che il progetto si deve calare nelle diverse realtà.

    Mi spiego meglio, se partite dal quartiere Isola, e volete reggervi sulle vostre gambe, è molto importante capire quale può essere il servizio che ancora non c’è e che può essere svolto dalla vostra cooperativa.

    Ad esempio partire con una Cicloofficina nel quartiere Isola significava, forse, partire con il servizio sbagliato.
    Faccio una domanda a chi sta seguendo la discussione (e che ne sa sicuramente più di me), non è il caso, magari, di immaginarsi prima il servizio che può essere necessario in qualsiasi quartiere, e poi tutto il resto del progetto?

  • Allora, per quello che riguarda il dormitorio la nostra idea è di appoggiarci a una struttura esistente, non troppo distante da Seconda chance.
    Per il cibo la nostra intenzione è di costruire un piccolo punto ristoro interno al centro, in modo che gli impiegati possano cucinare da soli i loro pasti e condividere un momento molto importante per la socialità. Questo punto ristoro, vorremmo aprirlo anche ad un pubblico limitato (circa 20 coperti), per motivi di spazio, in modo da favorire un’ulteriore socializzazione.
    Per i vestiti invece ci rivolgiamo alle donazioni di quartiere o alle cose recuperate con l’attività di svuota cantine.

  • Solo un altro chiarimento, per ora
    Vi siete per caso già messi in contatto con altre associazioni che raccolgono vestiti usati o dormitori esistenti o mense già in funzione o intendete ricreare tutti questi servizi ad hoc per il progetto?

  • Piera Anna e Martina, penso che il problema da affrontare sia cosi grande che servono le energie di tutti, anche delle donazioni.

  • I servizi ai Senza fissa dimora sono gratuiti, è previsto che coloro che lavorano per Seconda Chance, abbiano abiti second hand gratuiti, cibo, una convenzione con un dormitorio, delle docce e delle lavatrici a disposizione e un armadietto dove lasciare gli effetti personali durante le ore di lavoro, oltre a una retribuzione

  • Parlerei anche di donazione, sono d’accordo che si offrono servizi, tuttavia
    donare va sempre bene.

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