• patrizia ha pubblicato un commento il 21/3/2014

    @alfredofortunato Ciao Alfredo grazie per il tuo interesse e il tuo velocissimo intervento!Scusami, sono stata nella mia descrizione molto sintetica quindi per rispondere puntualmente alle tue domande cerco di fare un pò più di chiarezza. I prodotti che commercializzo sono realizzati in Marocco e confezionati in Italia e si rivolgono ad un pubblico italiano, l’arabo acquista questi prodotti nella sua terra di origine. In Italia sono ben distribuiti (erboristerie, profumerie, farmacie, centri estetici, spa) c’è molta concorrenza, esistono realtà sia nazionali che straniere che, come nel mio caso, propongono il prodotto tal quale (esempio l’olio d’argan puro) e aziende che costruiscono intere linee cosmetiche a base di questa materia prima, sia per il viso, per il corpo e i capelli. Questo brevemente lo scenario. Per rispondere invece al tuo punto a., l’idea vorrebbe intercettare la domanda turistica nel paese d’origine e il mercato italiano:- dotando i prodotti di un valore aggiunto, il loro impegno a sostegno di iniziative locali di promozione/sviluppo di un turismo di nicchia. – sempre garantendo standard europei di qualità e di purezza delle materie prime Sono consapevole che sembra ci sia un salto troppo lungo dal cosmetico al turismo. Per questo ti espongo le ragioni che mi hanno portato a credere che l’operazione non sia troppo azzardata. Credo che i prodotti che importo possano funzionare sul doppio registro “cosmetico” e “souvenir/icona” per il fatto che hanno queste caratteristiche:- alcuni sono tipici, l’arganier cresce solo in Marocco- altri,come il sapone nero,esistono da centinaia di anni, sono il prodotto di un saper fare artigianale e culturale tipico di un territorio, – sono cosmetici semplici, non certo l’ultimo ritrovato scientifico che promette alla consumatrice una performance tecnica, – sono naturali dunque efficaci perchè sebosimiliMi fermo qua in attesa di conoscere la tua opinione. Grazie per la tua attenzione.a prestopatrizia