La metafora della scossa è potente ma in questo momento non sento tanto l’esigenza di farla viaggiare troppo lontano, di allargarne il campo semantico, quanto di metterla immediatamente a servizio della creazione di connessioni orizzontali tra gli abruzzesi e soggetti campani e lucani che hanno elaborato la critica dei processi di “ricostruzione e sviluppo” post sisma e provano ad affermare una diversa concezione del territorio e del bene comune a partire dalla memoria del terremoto. Se il progetto Scossa – che per il momento è una bella idea, forse con un generale ma sicuramente senza esercito – si proponesse subito come catalizzatore, sarebbe un buon avvio. Un laboratorio come propone Ilaria mi sembra interessante. Per favore aggiornatemi sui “Critical” e su Cate.