• Ilaria ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di La ScossaLa Scossa il 19/4/2009

    We we Antç, grazie per aver letto La Scossa, da costruttore di politiche (più che urbanista). Hai perfettamente ragione, sono ben consapevole dell’apparente fragilità del progetto, ma è fatto apposta. La scossa non è solo un progetto appassionante, ma – per me – è anche l’occasione di sperimentare alcune cose:
    1. L’obiettivo del progetto, oltre a quello descritto, è anche di sollecitare alla costruzione della narrazione. Ecco perché lo stile è così “suggestivo, letterario e progettuale”, come dici tu. Quando io descrivo o faccio leggere la scossa, i “terremotati” iniziano subito dei loro racconti, alcuni personali, alcuni disciplinari, etc. Anche su Kublai è apparsa qualche testimonianza. L’idea è di partire da questi per delineare immagini di cambiamento possibile… (cosa non semplice, ci vorrebbe una squadra ampia e articolata).
    2. Per questo “mangano i dettagli operativi”, bisogna costruire il progetto incrementalmente, i laboratori che vedi alla fine sono la sintesi di alcune idee progettuali emerse, mentre le iniziative che si stanno attuando (come Cairano x7) sono il frutto di alcuni primi incontri effettuati con quei “diffusori di connessioni multiple” (organizzazioni, associazioni etc.). In particolare all’iniziativa di Cairano (che è finanziata dalla Fondazione Dragone, quello del Cirque du soleil) io ho lavorato all’organizzazione mentre alcune persone, che condividono la scossa, ne diventano vettori attraverso laboratori progettuali.
    3. Manca anche il piano economico, del resto mancando i dettagli operativi…, ma anche qui, (come in Kublai) quando presento la scossa alla fine c’è sempre qualcuno che mi chiede se ho i fondi, quando rispondo che non ci sono un gran numero di persone si alza e se ne va (se non fisicamente, virtualmente). E questo serve a scemare una vasta popolazione, mentre con quella che resta bisogna fare un forte lavoro di empowerment (Mi sono occupata negli ultimi 4-5 anni di piani strategici nel sud Italia e sono convinta che qui i tavoli di discussione e di progettazione, per quanto uno possa sollecitare alla partecipazione, sono composti generalmente da un 60-65% di attori che cercano “assistenza” economica, quando dici che non ci sono soldi evaporano, fra il resto del 40-35% che rimane si scatena subito una conflittualità (in genere non si sopportano) che determina un ulteriore abbandono, alla fine resti con poche persone su cui devi agire con cura, pazienza e molto, molto tempo a disposizione…):
    4. La mancanza di dettagli, inoltre aiuta il progetto a viaggiare. L’obiettivo è: condividiamo la prospettiva e convogliamo attorno a questa operazioni multiple. Ti faccio un esempio, ho presentato la scossa a due assessori regionali, il primo che si occupa di cultura non mi ha risposto, il secondo che si occupa di formazione è entusiasta (è terremotato pure lui) e vuole finanziare un progetto che è tutto da costruire.

    Che ne pensi? :-)