Dalla scossa irpina a quella abruzzese: memoria storica per pilotare la ricostruzione a L’Aquila

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      Alberto
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      Dunque, io avrei letto la famosa lettera dell’Abruzzo Social Forum. L’invito di Michele lo leggo così: l’Abruzzo Social Forum vuole tenere lo sguardo puntato sulla ricostruzione, usandola come occasione per ripensare e migliorare la società abruzzese e il territorio che abita (a fronte di un rischio alto di inquinamento, propiziato dagli affari che attorno alla ricostruzione si possono fare). L’esperienza irpina, raccontata in una forma efficace attraverso gli strumenti della creatività, può aiutare gli aquilani a indirizzare la ricostruzione della loro città nella direzione che desiderano.

      Michele, ho capito bene? Ilaria, ha senso incorporare questa attività di raccordo nel tuo progetto?

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    • Ok, iniziare da qui mi sembra importante.

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    • Forse possiamo fare un piccolo passo in questa direzione, si potrebbe pensare di trovare un’occasione per portare la Scossa al social forum, ma anche l’esperienza della ricostruzione, adesso (l’esperienza insegna) sono i momenti più delicati, dove si prendono decisioni spesso irreversibili, si consolidano reti e poteri,
      michele tu potresti portare il video?

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      Nicola Salvi
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      Per me che sono abruzzese, ogni iniziativa che produca contaminazione culturale e stimolo creativo è senza dubbio utile. Aggiungo una semplice riflessione: quando perdi tutto, come tante migliaia di persone, non devi solo “ricostruire”, devi rivoluzionare e reinventare.
      Tante ma tante infrastrutture del territorio non saranno neanche ricostruibili. L’economia locale ha subito un colpo durissimo. C’è da inventarsi una nuova missione per quel territorio.

      Già da oggi si possono immaginare manifestazioni che portino nuove idee e stimoli alle persone, anche se stanno ancora in tenda.
      Sono nella condizione di poter contattare la Regione e le altre istituzioni locali per collaborare.

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      Alberto
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      Questa osservazione di Nicola mi pare importante, e se capisco bene corrisponde all’esperienza irpina. La scossa mette in discussione assetti, e apre una fase – breve – in cui il destino del territorio si riapre. Ciò che si fa in quella fase ha conseguenze importanti e tendenzialmente permanenti. Alzare il livello di consapevolezza su questo sarebbe importante a L’Aquila. No?

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    • Si sono d’accordo con voi, ora è il momento di fare qualcosa. Il terremoto irrompe nella vita quotidiana, genera un contesto instabile, dove diventa facile perdersi d’amino e affidarsi a teoremi semplici, calati dall’alto. Penso che ora sia il momento di riappropriazione territoriale, di pratiche che non cancellano e “rimuovono” il dolore e la perdita, ma la veicolano verso lnuove dinamiche territoriali (economiche, sociali, fisiche..). Non solo consapevolezza ma anche autorevolezza collettiva. Il social Forum vedo che si muove in questa direzione, è un possibile “operatore di connesioni multiple” (La Scossa) da cui far partire immagini di cambiamento possibile. Io non mi arrendo propongo di fare un appello interno a Kublai perchè credo qui ci sono occhi, menti e idee che possono dare un grande aiuto all’immaginazione.

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      Alberto
      Partecipante

      Ila, Kublai è di tutti noi – e quindi anche tuo. Sei assolutamente autorizzata a lanciare un appello. Se vuoi che lo facciamo noi come team (quindi usando il blog, i messaggi broadcast su Ning etc.) Scrivici un paragrafo della cosa che hai in mente – in cui si capisca bene a cosa serve l’appello, cioè cosa vorresti dai kublaiani – e vediamo di condividerlo.

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    • Lo so che è anche mio, ma come dici tu, è soprattutto “nostro”.
      Ok quello che ho in mente sono iniziative di “riappropriazione e di reimmaginazione territoriale” materiale e immateriale, effettuata attraverso pratiche plurime: allestiamo i bar di Lanzara. Io non conosco tutti i progetti di Kublai, ma l’Aquila è veramente ora una “città invisibile” o troppo visibile, l’obiettivo qui non è solo la ricostruzione ma soprattutto la rigenerazione materiale e immateriale del territorio.
      Qui ad esempio i ragazzi di Critical city potrebbero attivare laboratori ludici con gli abitanti veicolando immagini di cambiamento, pratiche di uso di territori disastrati (che rimarranno per molti anni così), il gruppo di Angeli potrebbe costruire un suo nucleo a l’Aquila dove si racconta cosa c’era ma anche come si vorrebbe che fosse, I designer potrebbero occuparsi di condizioni di “abitabilità temporanea diffusa”…
      La logica è quella de La Scossa, che agisce sull’effetto spiazzamento del terremoto.
      che ne dici?

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    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
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      Sicuramente penso che partendo dall’esperienza di Booster nella zona di Pescara fino a tutta quell’area colpita di fatto dal sisma, si possa realizzare (previo contatti magari di Alberto e di altre labels, musicisti di quelle zone) una sorta di ponte ideale per connettere i musicisti magari rimasti senza strumenti, (chitarre, armoniche, trombe, vai altri strumenti) e musicisti e bands di tutta Italia che possano donare la loro chitarra, o altro strumento e realizzare un ponte ideale quindi basato sulla musica (che difatto ha sempre unito); magari sfruttando le forti connessioni esistenti tra la community di Myspace.

      In questo senso mi sentirei di coinvolgere anche Paolo col suo portale di dono-baratto Zero Relativo.

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    • ottima idea walter, con i musicisti possiamo organizzare sia lo scambio-dono che l’intrettenimento-animazione.Però prima di muoverci, come dice bene Cristina bisogna contattare quelli del Social Forum, o anche la regione come dice Nicola. Chi lo fa?
      poi possiamo aprire l’appello su Kublai

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    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      Tu. E, se posso, inizierei dal SF, non dalla Regione.

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    • ok, domani ci provo attivo anche Michele Citoni

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    • Avatar di Tony
      Tony Mansi
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      ragazzi ciao , sono Tony
      secondo me l’idea di coinvolgere anche la comunità myspace è ottima
      attraverso ricerche mirate, si potrebbe veramente creare una rete di contatti estendibile anche su social network come facebook (dove c’è stata una buona mobilitazione per il terremoto). Si potrebbe anche contattare giovani del posto per renderli parte integrante della scossa.
      A che punto è questa parte del progetto?
      ci sentiamo presto

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    • Ciao Toni, per quanto riguarda la scossa (irpina) per ora il progetto sta andando avanti con la organizzazione di alcuni laboratori, per L’aquila stiamo raccogliendo i materiali video sul terremoto dell’Irpinia, l’idea è di donare all’Accademia dell’immagine i video e per l’occasione proiettarli e fare una riflessione sulla ricostruzione, qui la comunità myspace potrebbe essere utile, che ne pensi?

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    • Da alcuni colloqui (con Filippo Tantillo, docente dell’Accademia dell’Immagine dell’Aquila, struttura fortemente danneggiata i cui ragazzi stanno svolgendo videoinchieste e girando corti di finzione; un rappresentante dell’Abruzzo Social Forum; Michele Figliulo, ex sindaco di Valva-SA), è emerso che:

      1) in Abruzzo c’è una situazione in cui è difficile la libera circolazione. Anche se la situazione del controllo è a macchia di leopardo, in generale non si può andare in nessun posto senza prima passare da un posto di coordinamento centrale dove rilasciano le autorizzazioni. All’ingresso di molti campi ti chiedono di esibire un permesso, quindi, in teoria, non si potrebbe nemmeno arrivare da fuori e entrare direttamente in un campo della zona più esterna. Con il G8 il controllo si inasprirà presto.

      2) la risposta organizzata della Protezione civile ai bisogni immediati, pur con molte ombre, è in generale forte sul piano quantitativo ed è integrata da quella spontanea. D’altra parte, non è che la società abruzzese sia una tabula rasa: le università, l’associazionismo, le istituzioni locali ecc. non sono latitanti, fanno cose. Un possibile “effetto abbandono” potrebbe essere sentito più avanti, anche con il calo di attenzione dei media, e lì l’arrivo di nuove forze fresche dall’esterno potrà avere un ruolo non secondario di animazione sociale e culturale. Naturalmente bisogna comunque prepararsi presto, attivare i contatti e programmare i percorsi.

      3) per ora, anche in virtù dei punti precedenti, non sembra ci sia alcun fenomeno paragonabile a una mobilitazione popolare di comitati tipo Irpinia. Però c’è la questione tende: il monarca pazzo Berlusconi e il viceré Bertolaso si sono messi in testa di lasciare la gente nelle tende saltando la fase roulotte-container-prefabbricati leggeri e scommettendo su un rapido approdo ai villaggi/new town prefabbricati pesanti con palazzine in legno e cemento compresso a più piani. Questa scelta da una parte è pericolosa in prospettiva perché quei manufatti – localizzati in maniera del tutto autocratica – potrebbero diventare permanenti, dall’altra è esiziale nell’immediato perché comporta il prolungamento di una condizione di forte disagio nelle tendopoli, anche con alti rischi sanitari. Non è escluso che su questo scoppi qualche rivolta.

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    • Questi messaggi sono stati postati sulla lista del “Patto di mutuo soccorso” (http://www.pattomutuosoccorso.org/)

      —– Original Message —–
      From: “tiziano cardosi”
      To: “semprecontrolaguerra” ;
      “pattomutuosoccorso”
      Sent: Saturday, May 09, 2009 6:02 PM
      Subject: [pattomutuosoccorso] Abruzzo

      > Ieri sera a Firenze durante una serata in cui si parlava di democrazia
      > (merce rara oggi) il professor Giorgio Pizziolo (urbanista di Firenze
      > attivo e sostenitore di molti comitati) ha brevemente raccontato la sua
      > esperienza di visita in Abruzzo come tecnico per la ricostruzione.
      > I terremotati sono ospitati in tendopoli recintate e con accesso
      > sorvegliato, dopo mezzanotte nessuno entra o esce, i pasti non possono
      > prepararseli da soli, non è permesso fare riunioni all’interno di questi
      > campi. Gli ospito sono condannati all’inerzia e ad essere “assistiti” e
      > basta. Parrebbe assistenza coatta…
      > Non so se altri hanno esperienze del genere o se questo quadro è solo
      > frutto un malinteso.
      > Mi parrebbe un dato inquietante.
      > Un saluto
      > Tiziano Cardosi
      >
      >

      ******

      sono anna da l’aquila
      accampata in una tendopoli recintata in zona “Pile”, con un varco che per
      adesso non è controllato. C’è solo un presidio della guardia forestale
      addetto alla sorveglianza.

      Confermo la recinzione dei campi, i check point all’ingresso, la
      militarizzazione dei campi e della città tutta, confermo che nel campo
      dell’alenia alle 23,00 si chiude il cancello e chi è fuori non può
      rientrare.

      Una sera siamo andati a trovare un amica in un campo vicino, ma il
      responsabile del campo ci ha cacciati in malo modo ed ha chiamato i
      carabinieri per identificarci, perchè non avevamo l’autorizzazione per
      entrare.

      C’è una sorta di schedatura delle persone che risiedono nei campi (con
      badge- cartellini da portare a vista)

      Qua al campo dove risiedo la situazione igienica sanitaria è pessima, a
      volte manca l’acqua, le coperte della protezione civile “spelano” causando
      allergie ed eritemi, le tende al sole raggiungono gradi di calore
      spaventosi, mentre la notte ancora si gela, i bagni chimici, nonostante la
      frequente pulizia, sono il più delle volte impraticabili. Dal 6 aprile
      hanno
      installato solo 4 docce (con scaldabagno elettrico) per 400 persone.
      Non ci sono vie di fuga in caso di incendio, gli estintori sono
      insufficienti, i rumori dei generatori insopportabili…
      E’ solo da qualche giorno che abbiamo il collegamento internet.

      Quando il nostro campo era gestito dalla Venerabile Arciconfraternita
      Misericordia di Firenze, ogni iniziativa a livello personale (festa,
      animazione, proiezione, concerto, ecc) è stata vagliata, autorizzata o
      scoraggiata dalla suddetta.

      Attualmente siamo “gestiti” da un gruppo di volontari di salvamento agli
      ordini della protezione civile, che gestiscono il campo in maniera
      soldatesca, vengono soddisfatti i bisogni primari, e (ammesso personalmente
      da un “volontario protettore civile”) lo scopo è quello di non far pensare
      alla gente.

      Che vuoi di più dalla vita?
      cordialmente
      anna

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    • Avatar di Alberto
      Alberto
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      Wow…

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    • sospettavo, sospettavo, eppure dovevo capirtlo dai cartelli “nuovi” e luccicanti rossi della protezione civile che iniziano dall’autostrada, e che parlano con sigle solo agli addetti ai lavori
      sono stata all’aquila, … c’era anche Pizziolo, ho visto poco, quasi nulla… la fretta degli accademici di tornare in una condizione più rassicurante mi ha portato velocemente via di li.
      Anna, Michele, ma anche Alberto e tutti i kublaiani, forse qui bisogna agire
      il problema ora non è tanto cosa e dove ricostruire (cosa su cui si cimentano in molti, forse troppi). Il come e il dove lo decidono altrove (in parte lo hanno già fatto) si hanno pochi margini di libertà, ma ancora molto senso di azione.
      Il senso è di dare possibili immagini di cambiamento, di abilitare “altri” mondi possibili. Penso a quanto sia diverso qui rispetto all’irpinia il ruolo dei volontari, che trent’anni fa hanno alimentato comitati, illuminato possibili conflitti, “radunato” voci alternative, mentre ora si presentano come soldati organizzati per una sciatta calmierazione della possibile dissidenza, veicolo di assuefazione della tragedia, di mitalizzarizzazione mascherata da giubbotti logati, di quella assistenza che produce e riproduce i suoi utenti.

      allora proviamo a “far pensare le persone”, proviamo a giocare su uno “spazio altro” della militarizzazione, diamo aria a possibilità di immaginazione, raccontiamo le storie che conosciamo alimentando altre narrazioni possibili. L’energia sociale c’è attacchiamogli la spina, diamogli una scossa.
      Io, per ora, mi incarico di recuperate i video sul terremoto dell’irpinia, di trovare testimoni, e poi vedremo – insieme a Filippo – dove proiettarli, dove raccontare, fuori dai campi, fuori dal luogo chiuso dove sono stata quando sono andata li, in uno spazio “altro”.
      ma pensiamo a pratiche possibili di autocostruzione, non possono rimanere in quelle condizioni fino a quando non hanno costruito “le case” (che si spera non saranno lontane, con servizi, collegate, etc.) … contatto magari Pizziolo
      e comunque pesiamo (raduniamo) tutte quelle pratiche che come enzimi sono capaci di giocare sull’immaginazione…

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      Alberto
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      Ila, Michele, Filippo, facciamo così: provate a mettere giù una cosa da fare. Quando siete pronti, la rilanciamo attraverso Kublai e vediamo che succede. Ormai gente ce n’è. Ed è gente che sa fare delle cose. Non è impossibile che qualcuno risponda.

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    • una idea e un appello?

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      Alberto
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      L’appello solo se serve, ovviamente.

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    • Ciao Ilaria!
      Mi sono letto il thread tutto d’un fiato…terribile e appassionante.

      Di cose da fare ce ne sarebbero moltissime! Per noi di CC e – per me soprattutto – sarebbe super stimolante pensare a come sfruttare le nostre modalità in un contesto come quello dell’Aquila. Il problema è che stiamo arrancando anche solo per riuscire a far partire CC e trovare i primi fondi!
      Potendo, sarebbe da pensare ad uno spin-off di CC proprio per l’Aquila e le zone limitrofe.
      I ragazzi di SFØ – i nostri partner americani – all’epoca avevano pensato ad un gioco per la ricostruzione di New Orleans dopo Katrina (il progetto non è mai partito però).

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    • l’ho scritto, ora o mai più, lo condivido e te lo spedisco

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    • Avatar di Stefano
      Stefano
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      Salve a tutti; per conto mio sono stato all’Aquila e ho contattato diverse persone delle reti di coordinamento che sono nate (in particolare 3 e 32 e aiutoterremoto); anche io condivido quello che dice Michele, cioè che così com’è gestita ora l’emergenza non ci sarà spazio per nessuna forma di collaborazione e scambio con i terremotati, come avvenne in Irpinia e in Belice.
      Ho contattato alcuni universitari e conosco anche un assessore del Comune (quello all’istruzione e università), anche loro soffrono questo reticolo forzato creato dalla Prot. Civile.
      Per quanto riguarda le iniziative prossime, metto a disposizione le mie competenze di ricerca, in particolare sul dopoterremoto e la legislazione per la ricostruzione in Irpinia.
      La ricostruzione in Irpinia sarù uno degli argomenti di Cairano 7x, dal 22 al 28 giugno. (http://www.Cairano7x.it)

      Ciao a tutti

      teoraventura.ilcannocchiale.it

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