Una cosa che non mi torna su modello di business e concorrenza

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      Alberto
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      Eleonora, ho riletto e ho capito cos’è che non mi torna. Direi che sono le stesse cose che osserva Nicola nel suo commento. Fondamentalmente PowerMi fa due cose:

      1. è un consulente. Individua aree dove i consumi potrebbero essere ridotti, e il modo per ridurli.

      2. è un investitore. Si fa carico dell’investimento di efficientamento, ripagandosi poi con una trattenuta sulla bolletta.

      La funzione 1 non è molto innovativa. Consulenti sull’energia ce ne sono: naturalmente PowerMi potrebbe essere più brava, ma insomma la partita è aperta – senza contare che se PM ha capitale pubblico, come tu mi sembri ipotizzare, allora si ha un effetto paradossale di investimento pubblico che “spiazza” le imprese private.

      La funzione 2 è un modello intrigante, ma ha il difetto di richiedere spalle finanziarie molto larghe. Gli investimenti di efficientamento vanno pagati subito, e si ripagano soltanto negli anni: proprio per questa ragione, chi li vuole fare richiede in genere l’intervento di soggetti finanziariamente solidissimi, cioè le banche. Una persona che conosco bene e che dirige una media azienda ha deciso un investimento inportante in energia solare: ha fatto i conti, ha trovato che l’investimento si ripaga in un tempo decente per qualunque valore ragionevole del prezzo dell’energia e anche senza contare gli incentivi statali sul solare (lo stato potrebbe revocarli), e li ha portati in banca. Sulla base di quei conti, la banca gli ha prestato i soldi e sono partiti.

      A Milano immagino sia lo stesso: entrambe le cose che tu vuoi fare svolgere a PowerMi vengono già svolte da aziende private (consulenti), pubbliche (A2A, per il monitoraggio), o banche (finanziamento agli investimenti). Quindi, anche ammettendo di trovare il capitale di funzionamento per PowerMi, non rischi di fare un doppione? O c’è un valore aggiunto di questa struttura che non riesco a vedere?

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    • Bella domanda!
      Il vantaggio di PowerMi è che provvederebbe a prendersi carico di tutti quei servizi (consulenza, monitoraggio, finanziamento, contatto coi fornitori, sostituzione, manutenzione etc.), quindi le Pubbliche Amministrazioni non dovrebbero cercare da una parte e dall’altra le risorse per realizzare gli interventi pubblici. I finanziamenti iniziali deriverebbero dall’utile di a2a, con l’eventuale aggiunta di incentivi provinciali e regionali. Quindi oltre a ciò il valore aggiunto sta nel cambiare le politiche di intervento pubblico, oggi lasciate a gare d’appalto, in cui si sceglie solitamente chi costa di meno, senza una granzia di qualità ed efficienza.

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      Alberto
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      Ma non pensi che il soggetto naturale per fare questa roba sia proprio A2A? Intanto salta un passaggio, nel senso che usa i suoi stessi utili invece di girarli a una struttura terza.

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    • Pensiamo che … il fatto di lasciare la società a capitale pubblico permetta di avere dei vantaggi in termini economici a livello di imposte, inoltre il coinvolgere la provincia nel fondare l’impresa può dare la possibilità di usufruire dei fondi pubblici e di raggiungere in modo capillare le Pubbliche Amministrazioni. Infine la Provincia lavorerebbe anche su se stessa, in questo modo garantirebbe già un’utenza di un certo numero.

      (p.s. scusa per il ritardo della risposta!)

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