IL PUNTO DI NON RITORNO – PAOLO MANZELLI
Pubblicato da paolo manzelli
14
12
2011

Il Punto di non ritorno: la fornace speculativa.

Paolo Manzelli, manzelli.lre@gmail.com; www.edscuola.it/lre.html ;

Le evoluzioni culturali, avvengono in momenti in cui tutte le "emergenze" si saturano in una crisi economica “strutturale” . In tale occasione la esigenza di nuove concezioni dello sviluppo emergono come tensione collettiva capace di sostituire i vecchi schemi mentali che guidano la politica cosi’ come gli stili di vita dei cittadini colpiti dalla crisi, poiche si comprende che la crisi non e limitata ad un cambiamento della economia finanziaria ma in tutta evidenza necessita di un cambiamento strutturale della societa’. .Viviamo pertanto in un epoca che segna il “punto di non ritorno” al vecchio sistema di sviluppo industriale, che come tale non ha alcuna possibilita’ di non inquinare il pianeta. Appare ormai evidente che non basta affrontare il problema della riduzione degli inquinanti in quanto  emerge con forza la esigenza di attuare un piu’ profondo e complesso cambiamento delle strategie di sviluppo strutturale della produzione e dei criteri di sviluppo economico e sociale.

La storia insegna che cio’ che non e successo durante vari secoli puo’ avvenire in un breve lasso di tempo; infatti le popolazioni ad un tratto non hanno piu’ timore di cambiare anche se non ci sono modelli di sviluppo precedenti da imitare, cosi che in breve tempo i popoli all’unisono divengono capaci di rivoluzionare creativamente la vecchia cultura considerata ormai obsoleta e dannosa, ponendo una nuova attenzione ed intenzione di esplorare e sperimentare nuove opportunita’ condivise di crescita sociale ed economica.

Oggigiorno tale cambiamento che segna “il punto di non ritorno”, tra la vecchia societa industriale e la societa della conoscenza condivisa e’ ad un passo dal essere messo in atto. Infatti la causa piu’ evidente della crisi economica e strutturale contemporanea e’ posta in tutta evidenza dalla insostenibilita’ della vita del nostro pianeta in quanto la natura complessivamente non riesce piu’ a sopportare il tipo di sviluppo industriale,che in verita’ sta travolgendo il sistema di vita in ogni suo aspetto, a partire dalla salute, alle carenze e alla insicurezza alimentare , ai dissesti idro-geologici , e al peggioramento sistematico delle condizioni di vita economica e sociale, ormai sempre piu’ esteso che ormai coinvolge anche i paesi  precedentemente ad alto tasso di sviluppo come gli USA e l’ Europa.

In particolare la vecchia Europa si trova nel rischio di crollare per aver scelto una insoddisfacente politica Monetaria dell’ Euro, in quanto essa non collima piu’ con esigenze di innovazione capaci di delineare e rendere operativo il cambiamento sociale ed economico strutturale che permettera' di tradursi in crescita della societa della conoscenza.

A tutti gli effetti infatti e’ proprio il ritardo che l’ Europa ha accumulato dall’ anno 2000 ad oggi nella costruzione della societa della conoscenza, quello che oggigiorno e’ divenuto la causa principale del dissesto che rende la speculazione finanziaria una vera fornace capace di bruciare di ogni iniziativa di recupero debito, se essa viene affrontata unicamente in chiave economicistica di un ritorno degli investimenti finanziari. L’ Europa si trova pertanto in una situazione nelle quale si pensa di spegnere la fornace speculativa immettendo una valanga di carta (Bond) o di altri prodotti combustibili (Euro-bond) .

Quello che putroppo si rischia di non capire ancora consiste nel fatto che i sacrifici economici richiesti ai cittadini andranno in breve tempo nuovamente in fumo perche’ potranno rivelarsi del tutto inutili ad opporsi ai nuovi attacchi speculativi .

Infatti se non metteremo mano ad un sostanziale cambiamento dello sviluppo e degli stili di vita che vada nelle direzione della crescita innovativa della societa’ della conoscenza la speculazione continuera’ imperterrita a spolpare le residue forze sociali che non ancora giunte al “punto di non ritorno”, rischiano di divenire sempre piu’ incapaci di co-organizzarsi secondo nuove direttrici di sviluppo cognitivo generative della futura societa’ della conoscenza.

L’ Europa se persistera’ nel ritenere come determinante il pareggio di bilanci arretrati immettendo obbligazioni ad alti tassi di interesse, di fatto riuscira’ a presentarsi ai cittadini solo come un “incubo da strozzinaggio” , proprio a causa di una inutile insistenza di occuparsi prevalentemente, perseguendo teorizzazioni economiche obsolete, del recupero del credito solo per mantenere il valore commerciale dell’ Euro in favore del sistema bancario centrale che di fatto governa l’ Europa.

Questo modo di agire e’ indubbiamente accompagnato da un crollo di credibilità nella democrazia partecipata , che e’ il corrispettivo della incapacita’ delle istituzione Europea di agire al di sopra delle semplici misure “quantitative” orientate dal recupero crediti attuate secondo ggli indirizzi della BCE ( Banca Centrale Europea) , mentre viceversa la necessita storica e’ quelle di agire sulla base con criteri di sviluppo di innovazione per il cambiamento che sono quelli che hanno la efficacia qualitativa di modificare strutturalmente le modalita’ obsolete dello sviluppo industriale e di tradurle in crescita della “eco-economia” della conoscenza.

Quello che dovremo coscientemente capire e’ che nello sviluppo dalla economia della conoscenza il sapere  non permane piu’ correlato al passato a volte troppo remoto, ma alla creativita’ critica e costruttiva contemporanea finalizzata a modificare la struttura obsolescente della società industriale cosi da superare le concezioni obsolete e la loro suddivisione disciplinare articolata socialmente in professioni standardizzate che oggigiorno dovranno essere riconvertite nell’ambito delle nuove strategie trans-disciplinari di sviluppo delle risorse umane.

E’ pertanto necessario riconoscere che sono le “risorse umane” e non quelle economiche a determinare la futura crescita della società della condivisione dei saperi.  Pertanto l’ innovazione della ricerca sia scientifica , tecnologica e sociale misurata in termini di evoluzione delle strategie di sviluppo, sara’ quella che permettera’ la smaterializzazione della produzione che e’ determinate dello sviluppo della società della conoscenza. Cio sara possibile mediante la partecipazione collaborativa di reti di impresa e ricerca impegnate ad es . nello sviluppo delle nano-e bio-tecnologie della ro-obotica, cosi come con le applicazioni di energia alternative naturali (geotermica,solare ed eolica).

Il lavoro piu’ appropriato allo sviluppo delle societa’ della conoscenza oggi non è più, salvo rare eccezioni, basato sulla tradizionale separazione tra lavoro intellettuale e manuale; infatti nella maggioranza dei casi la societa dellla condivisione dei saperi sara’ fondata su un lavoro cognitivo e manageriale, capace di utilizzare complessivamente le conoscenze scientifiche e tecnologiche piu’ avanzate di cui si dispone per produrre altre conoscenze innovative, portatrici di utilità di uno sviluppo eco-economico organico alla sostenibilità ambientale.

Pertanto la nuova economia  è diventata una strategia di sviluppo  in cui è la conoscenza che viene messa al lavoro entro sistemi di open innovation e di disruptive innovation.   Questa e’ la trasformazione cooperativa e dirompente che dovra’ essere  compiuta a breve e medio  termine nel passaggio verso  l'economia della conoscenza, in cui il valore economico-sociale viene prodotto costruendo delle opportunita’ di cambiamento che creano rinnovate forme produttive e valori sociali che sono il frutto della creativita’ di una nuova epoca capace di 'immaginazione,scientifica , culturale ed artistica”, che nel loro insieme finalizzeranno la crescita nelle direzione della de-materializzazione della economia producendo un definitivo miglioramento dell’ impatto ecologico della produzione, valorizzato dalla  comunicazione  basata su una estesa condivisione interattiva dei saperi.

Conseguentemente chi vorra effettivamente uscire dalla sistematica decrescita della struttura della societa industriale e si impegnera’ a capire come deve essere gestito il passaggio verso la futura societa’ della conoscenza , dovra’ reperire e dare sviluppo alle opportunita’ di cambiamento che aprono nuove strategie di sviluppo “eco-economico”, che si presentano a tutti gli effetti come nuove capacita' di crescita nel quadro-della attuale de-industrializzazione che ormai procede verso la piu’ completa desertificazione delle imprese manifatturiere Europee ormai mature, in gran parte definitivamente trasferitesi nei paesi emergenti.

Putroppo abbiamo avuto una casta politica e dirigenziale ben pagata e allo stesso tempo irresponsabile che ha sperperato denaro creando uno smisurato debito pubblico, proprio in quanto e' stata incapace di delineare una visione prospettica di lungo periodo quale era necessaria a favorire il cambiamento strutturale strategico cruciale per favorire la crescita della economia della conoscenza. Ora la stessa dirigenza politica ed economica e solo capace di attuare una ragioneristica strategia dei tagli da effettuare proponendosi di farli pagare ai soliti lavoratori e ricercatori che sono l' elemento propulsore della rinnovata crescita economica . Credo in vero che il “Punto di Non Ritorno” sia assai vicino e pertanto bisognera decidere dal basso, attuando una forma piu efficace di democrazia diretta, cosa dovremo fare in piena coscienza per favorire un rinnovato tipo di sviluppo collaborativo piu' equo,solidale con gli uomini e la natura.

Biblio on Line

Arte e scienza del cambiamento : http://www.edscuola.it/archivio/lre/ARTE_E_SCIENZA_CAMBIAMENTO.pdf

Ricerca ed innovazione: http://www.edscuola.it/archivio/lre/ricerca_e_innovazione.htm

Lascia un commento

Devi essere loggato per inserire un commento.