Incontri tra imprese creative ed economia modenese: ecco cosa stiamo facendo

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      Ludovica
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      Bentrovati creativi modenesi e simpatizzanti di Cities! Vorrei aggiornarvi rispetto al lavoro degli ultimi tempi, visto che è un po’ che non mi faccio viva. A partire dall’autunno abbiamo iniziato a incontrare tutte le associazioni economiche di Modena, per sensibilizzarle e coinvolgere sul tema della valorizzazione delle imprese creative e della rigenerazione creativa del Villaggio Artigiano. Ci siamo mossi così: abbiamo prima fatto una presentazione “formale” alla presenza degli Assessori coinvolti, poi abbiamo chiesto degli incontri presso le loro sedi per approfondire il tema e presentare la neonata Associazione CreaMos. Abbiamo visto finora CNA, Lapam Confesercenti, Confcommercio, mentre è in calendario per la prima settimana di febbraio un incontro con Confindustria, API, Coordinamento Giovani Imprenditori, Legacoop, Confcooperative e Ordini Professionali Tecnici.

      Alle Associazioni oltre alla condivisione per così dire “politica” chiediamo di aiutarci a realizzare le tre/quattro iniziative che vorremmo fare nei prossimi mesi per far incontrare le imprese creative con il resto delle imprese di Modena. proposte%20per%20Villaggio4.pdftrovate la bozza del programma, sul quale vi chiedo tra l’altro di esprimervi! Alle Associazioni chiediamo un aiuto concreto nel promuovere la partecipazione alle iniziative da parte delle loro imprese e darci dei suggerimenti sul taglio e i temi che più possono risultare interessanti per i loro associati.

      Inoltre si sta iniziando a pensare alla seconda edizione di CreaMos (su questo seguirà a breve una comunicazione specifica da parte di Michela). Quindi… state in campana e fatevi vivi: siete ancora dell’idea che Modena abbia bisogno di far uscire dall’ombra le proprie imprese creative? Queste iniziative possono rappresentare un’opportunità di networking utile per voi?

      Conto sui vostri feed-back!

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      Alberto
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      Ho riletto diverse volte il programma del workshop. C’è una cosa che mi disturba un po’: la parola “creatività” è usata in modo piuttosto impreciso, come una specie di attitudine generale. Cosa rende le imprese competitive e piacevoli da frequentare? L’invenzione, l’innovazione. Ah. E cosa crea l’innovazione? La creatività. Hai un oggetto che non conosci (l’innovazione), e invece di indagarlo lo risolvi inventando una specie di sostanza misteriosa, la creatività, che lo causerebbe.

       

      Se io fossi un imprenditore artigiano che fa pezzi meccanici con macchine a controllo numerico, mi verrebbe da reagire dicendo: bravi, e allora? Il problema non è spiegarmi che ci sono in giro imprese, creativi e designer straordinari, questo lo so. Il problema è capire cosa c’entro io con questa storia, o — il che è lo stesso — che esistono delle cose che io posso fare subito per esplorare, con la mia impresa, mondi nuovi.

       

      Per esempio, le “Strategie per aumentare la capacità d’innovazione delle risorse umane” rischiano di tradursi in una litania di buone pratiche. Responsabilizzare i dipendenti! Mostrare predisposizione all’ascolto! E così via. Equivale un po’ a dire che io — l’artigiano di cui sopra — dovrei essere più bravo a fare il mio lavoro. Che è sicuramente vero, tutti dovremmo essere sempre più bravi, ma io sono io e se quelle cose non le faccio vuol dire che ho dei limiti e li ho raggiunti. (A lato: noi emiliani siamo abituati a lamentarci delle imprese in questo senso. Sono ignoranti, grette, non hanno visione, “qui da noi ci vorranno ancora anni”, eccetera. Vero o falso che sia, questo è IRRILEVANTE.  Si lavora con il materiale umano che c’è, non con quello che si vorrebbe)

      A questo punto mi verrebbe da dirvi: spostiamo l’attenzione su modalità organizzative, in modo da scavalcare i limiti delle persone. Per esempio, un’idea che io ho da tempo per gli enti pubblici e parapubblici è: la creatività delle risorse umane la aumenti prendendo un team e trasferendolo fisicamente fuori dalla sede e dentro un posto più sensato, come fa il British Council a Stoccolma, che ha un gruppo che lavora dentro The Hub. Seguendo questa intuizione, puoi forse ribattezzare il seminario: “inserirsi in reti creative per essere creativi”. Ti fai segnalare da Alberto o Nicolò qualche impresa che ha fatto questo percorso a Milano e li chiami a raccontare la storia. Però forse così è troppo stretto: e d’altra parte, mica puoi andare a The Hub con il tornio (o sì?).

       

      Anche sul seminario “Fare soldi” avrei qualche problema. Mi ricorda tanto i consigli di John Rockefeller per diventare ricchi:

       

      1. alzati presto la mattina

      2. lavora duro

      3. trova il petrolio

       

      Così sono capaci tutti! Un seminario in cui fate vedere gente brillante che ha avuto buone idee e fa un sacco di quattrini rischia di generare estraniamento e demotivazione.

       

      CONCLUSIONE: io ripenserei tutta la baracca con una narrativa che metta al centro le persone con cui volete parlare. Se volete parlare con le imprese modenesi, dovete mettere un cartello all’ingresso dove si dice: costruiamo insieme un’economia più creativa. Qui trovi alcuni attrezzi per aumentare la creatività della tua impresa e alcune persone che hanno già fatto il percorso con cui parlare.

       

      Che ne dite?

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    • sono molto d’accordo con Alberto, ma so anche, avendo lavorato con Ludovica alla bozza di programma, che la difficoltà ad individuare temi e soggetti efficaci per la realtà locale è tanta. Speriamo che il cammino di confronto avviato sul tema con le associazioni di categoria ci aiuti a “mettere al centro le persone con cui vogliamo parlare”…

      Chiunque senta di avere suggerimenti in merito, si faccia avanti!

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    • Ciao a Tutti, non sono mai intervenuto e mi presento: collaboro nell’area creazione d’impresa hi-tech con il Centro per il Trasferimento Tecnologico Democenter-Sipe di Modena. Concordo con Alberto. Tra le due opportunità che vedo all’orizzonte:

      APPROCCIO 1: Si fornisce supporto a un team di persone per sviluppare un progetto;

      APPROCCIO 2 So fornisce supporto a trovare modalità di collaborazione con le imprese utenti/clienti/partner finali;

       

      ne propongo una terza: modello di collaborazione integrata che unisca l’1  e il 2.

      occorre concentrarsi sui modelli e sulle relazioni più che sulle best practices operative dal mio punto di vista. Mettere a confronto persone che si intendono e che hanno obiettivi comuni sia per quanto riguarda la creazione di team di competenze – che possono essere, “anzi” dovebbero essere multidisciplinari – sia per quanto riguarda le costruzione di relazioni con clienti e partner di progetto. Per fare questo oltre alla semplice presentazione occorre un contesto opportuno nel quale farli incontrare soprattutto nella fase iniziale nel corso della quale “ci sia annusa” per comprendere se si puo’ costruire insieme qualcosa e si definiscono i rispettivi bisogni e le rispettive capacità che potranno tradursi in oppportunità – anche economiche naturalmente -: the Hub è l’ideale ma esiste anche altro.

      Si tratta di fare co-wrking più che di vendere e acquistare qualcosa dal mio punto di vista.

       

      Scusate l’intervento e spero di non essere andato troppo fuori-tema.

       

      Gran bel progetto….;-)

       

      Francesco

       

       

      la finanza e gli esperti di fund raising o di crescita esponenziale dei progetti d’impresa e di business sono un corollario. Vanno bene e danno ottimi consigli ma in questo settore o sono competenti o rischiano di fornire contributi basici e non sempre indispensabili: il classico come fare un business plan e come presentare la domanda per un progetto alla fondazione o nell’ambito di un bando regionali.

       

       

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