Settimana 1
Pubblicato da Ottavia Spaggiari
15
11
2009
Qualche teorico ha identificato nell'esperienza del passeggero di un treno, alcune somiglianze con quella dello spettatore seduto in una sala cinematografica. Il finestrino, come il grande schermo, incornicia delle immagini in movimento. Sono seduta sul treno Milano - Modena, cerco di guardare attraverso i vetri, ma non riesco a superare le immagini che si riflettono in superficie. Vedo la signora di fronte a me indaffarata a scrivere sulla tastiera di un minuscolo computer e vedo le ampie pagine di un quotidiano cinese, ricoperte di ideogrammi dietro cui si nasconde il signore di fianco a lei. Poi vedo me stessa. Capelli arruffatti dalla pioggerellina milanese che dalle mie parti chiameremmo guazza, ho le cuffie dell'I-pod nelle orecchie, un'i-pod con ancora migliaia di giga di memoria vuote, che non credo riuscirò mai a riempire, vivessi fino a cent'anni. Scrivo e guardo la scena che si riflette sul finestrino. Dietro le nostre immagini lo sfondo buio della notte che sembra sfuggirci, man mano che il treno corre via. Lo capisco dai lampioncini che appaiono e che improvvisamente scompaiono. Sono luci di paesi lontani che superiamo velocemente. Temporeggio. E' la prima volta che scrivo sul Blog di Kublai e non so ancora bene che registro adottare. Voglio dire, ci sono decine di milioni di blog in rete. L'etere ha dato voce a chiunque avesse voglia di parlare, o meglio, di scrivere. Diciamolo, se da un lato ciò ha semplificato la vita a moltissimi talenti che non avrebbero avuto altrimenti la possibilità di emergere, ha anche sdoganato il raccontare per il puro gusto di farlo, dando voce a tutta una serie di persone che forse avrebbero fatto meglio a rimanere in silenzio. Insomma, la cosa meravigliosa e allo stesso tempo orribile del blog, è che non ha limiti, in nessun senso. Si arriva a sbrodolare. E' il festival del flusso di coscienza, e siamo chiari, non è che tutti i flussi di coscienza siano come quelli del protagonista dell'Ulisse di Joyce. Per lo meno non credo che il mio lo sarebbe, rischierei più facilmente di ritrovarmi a parlare di quell'imbecille con il SUV che mi ha tagliato la strada stamattina, più che di argomenti elevati. Infatti voilà, sto quasi cedendo alla tentazione di sbrodolare...ma non lo farò. Magari non so ancora che registro adottare, ma so a cosa servirà questo blog. Questo blog parlerà di Film Voices e delle persone che ne fanno parte. L'obiettivo di questo blog è tenere monitorata la situazione. Qui sopra registreremo i progressi e i problemi da risolvere. Servirà a farci capire che cosa avremo ottenuto, man mano che passano le settimane. Questo blog mi aiuterà a scandire il lavoro. Da qualche parte ho letto che la cosa più difficile per uno scrittore, non è trovare l'idea o scrivere la propria storia, ma riuscire a sedersi alla scrivania, prendere in mano la penna e avere la forza di rifarlo ogni giorno. Credo ci siano moltissimi talenti bruciati dalla mancanza di costanza. Non ho mai creduto alla faccenda del genio e sregolatezza. Magari Baudelaire beveva assenzio e fumava oppio, ma era abbastanza disciplinato da sedersi a tavolino e scrivere per ore, alla fioca luce di una candela. Penso che il problema per chiunque ha un'idea sia lo stesso: la costanza. Portare avanti un progetto richiede una grande energia e non è sempre facile rimanere concentrati su un progetto quando dobbiamo confrontarci con una quotidianità sempre più complicata. Devo dire che in questi primi giorni di lavoro Kublai mi ha aiutato molto. Mi ha spronato ad andare avanti, a continuare a parlare, a farmi domande a cercare soluzioni. In realtà molte domande rimangono aperte eppure questa settimana sono successe delle cose molto importanti. Martedì scorso Giusy, una delle mie studentesse, mi ha presentato due suoi amici,Andrea e Irene, membri dell'Unione ciechi e ipovedenti di Bologna. Siamo usciti a mangiare una pizza e abbiamo parlato a lungo. Ho esposto il mio progetto e si sono dimostrati molto interessati. Da assidui frequentatori di cinema quali sono, vorrebbero realizzare qualcosa di concreto nella loro città e vorrei davvero che riuscissimo a lavorare insieme. Andrea mi ha appena scritto un'e-mail con un'ottima notizia: Kublai è accessibile quanto basta, quindi anche loro potranno seguire lo sviluppo di Film Voices passo per passo. Nell'e-mail che ho appena ricevuto Andrea mi parla anche di una ragazza del Dams di Bologna che sta scrivendo una tesi sulla fruizione cinematografica da parte degli spettatori non vedenti, molto interessante. Onestamente sono anche un pò invidiosa. Avrei potuto passare sei mesi a fare ricerca su questo invece che spulciare film americani dell'Età di Reagan a Hollywood, ma questa è un'altra storia. Per quanto riguarda me invece, questa settimana ho fatto alcune ricerche e mi sono imbattuta in alcuni siti cruciali. Ho spulciato articoli e raccolto documenti e sono arrivata a capire che in Gran Bretagna un grande numero di cinema è munito di un sistema digitale che supporta l'audiodescrizione, basta richiedere un paio di cuffie all'entrata. Ho cercato informazioni su informazioni e scritto alcune e-mail a esperti di audiodescrizione e post-produzione, mi hanno risposto Alessandra, una vecchia amica del Festival di Bellaria e tale Joan Greening, responsabile dello sviluppo per il Royal National Institute of Blind People in Gran Bretagna, entrambe mi hanno mandato del materiale da leggere, molto interessante. Sono stata a Milano e sorseggiando uno spritz ho parlato di Film Voices con Matteo e Augusto, veterani di Kublai, che hanno cercato di infondermi un pò del loro sapere. Ho buttato giù una bozza dell'idea della idea per il documento di progetto, una struttura ancora sommaria, ma è un primo passo. Sarà disponibile tra pochissimo su Kublai, così che chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui, riesca finalmente a capire di cosa sto parlando da una decina di giorni a questa parte. Eccoci, le immagini smettono di scorrere attraverso il finestrino. Siamo arrivati. Come nel saggio di uno di quei teorici che paragonavano l'esperienza del passeggero di un treno a quella di uno spettatore davanti al grande schermo, faccio ciò che si fa quando il film finisce e le luci si accendono in sala: mi alzo, scendo dal treno e vado incontro ad una nuova settimana.

Commenti

  1. Avatar di Ludovica
    Ludovica
    17 novembre 2009 alle 14:32

    Cara ottavia, sì, scrivi decisamente bene (e questo non è così comune). Per quanto riguarda le tue considerazioni sulla costanza, le condivido tutte e le sento anche molto mie: credo che sia lì che si gioca il successo o l’insuccesso di un progetto, almeno al 75%. Trovare la costanza quando poi si è da soli al timone richiede ancora più forza e determinazione. Spesso ci si sente spaesati e come gravati da un peso, che a volte può essere percepito come eccessivo: il peso della decisione giusta da prendere, del passo giusto da fare in un ambito che è nuovo e inesplorato – almeno per chi come noi lo percorre per la prima volta. In questo la community può aiutare molto, perchè offre un confronto costante con altre persone – esperti, progettisti o semplici simpatizzanti.

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