kublaiani a Balla coi cinghiali
Pubblicato da admin
27
08
2010
“Qui dice che lei è stato decorato” “Sissignore” “E l’hanno trasferita in questo posto?” “A dire il vero sono qui su mia richiesta...” “E perché?” “Volevo vedere la frontiera” “Vuole vedere la frontiera??” “Sissignore... prima che scompaia.” . . Al KublaiCamp di Roma, quest’anno, c’è stato un gruppo di ragazzi che ci ha parlato di sogni, e di frontiera, erano i ragazzi di Balla coi Cinghiali, un festival musicale gratuito a Bardineto, in provincia di Savona, nell’entroterra ligure. Come l’anno scorso, conoscere kublaiani ha influenzato anche quest’anno le nostre vacanze (eravamo stati a Pisticci per LFF, dove quest’anno sono andati Marco e Walter) e ci siamo organizzati in gruppo per raggiungere il festival. Il gruppo era eterogeneo e composto da kublaiani e non, milanesi ed emiliani, chi tornava dalle vacanze in Sardegna e chi da una settimana in Toscana, chi da due giorni nel mare ligure e chi direttamente da Ferrara. Quattro tende, 15 persone, molti cellulari scarichi! Potrebbero quindi esserci altrettanti racconti del festival, perché con molti non sono neanche riuscito a vedermi (Augusto, Giacomo e Simone). Insieme ad Ottavia, di Film Voices, siamo arrivati al Festival venerdì pomeriggio, partendo da una costa che non prometteva niente di buono, le nuvole stabili sui primi rilievi mi facevano pensare ad un Bardineto arroccato tra i monti e percosso dalla tempesta. Superate però le prime curve, e salendo di quota, scoprivamo un entroterra verde e soprattutto il sole, ed un paese veramente in festa, tantissimi ragazzi con tende e sacchi a pelo, un parcheggio pieno di Volskwagen d’epoca, con musica anni ’60, l’aria fresca della montagna, vecchiette alle finestre che sorridevano. Robe strane, mancavano i folletti e gli animali parlanti. Perso il passaggio degli asinelli (che aiutavano chi lo volesse a portare le tende fino all’area campeggio), ci siamo caricati tutto in spalla e ci siamo mossi verso l’area tende, dove abbiamo trovato Duccio e abbiamo installato il campo. Poi via. È tragico che debba raccontare io qualcosa del festival, quando il mio ultimo ricordo risale alle prime due bottiglie di vino bianco (rigorosamente DOC) che abbiamo preso come aperitivo, insieme a delle squisite panisse fritte (fatte di farina di ceci), in verità ricordo anche le 5 bottiglie di vino rosso (rigorosamente DOC) che abbiamo preso in seguito. E devo dire che la serata è stata bellissima, tanta gente, musica divertente, persone che ridevano (e Piero che si era perso) siamo rimasti a ballare fino all’ultimo gruppo, che venerdì erano i Perturbazione, per poi ritirarci nelle tende. Purtroppo il giorno dopo io e Ottavia siamo dovuti rientrare quindi, dopo un risveglio tipo Giardino dell’Eden (svegliarsi con quell’aria e con quel sole è stato veramente fantastico!) ed una colazione pantagruelica (pizza, brioche, pancetta e uova), abbiamo lasciato Bardineto. Diverse le cose che mi hanno colpito del festival, e devo ammettere che non sono tutte positive. La prima è il mix incredibile di età, sia nel pubblico, famiglie con bambini, signore anziane, ragazzetti, sia tra i volontari: si tratta di qualcosa che coinvolge tutto un paese ed è in grado di interessare tante tipologie di persone, magari per motivi diversi (il cibo, lo skate park, le bancarelle, le musiche). La seconda è il rispetto: Duccio mi ha raccontato del discorso che Roberto ha fatto prima del concerto dei Motel Connection, sabato sera, e mi ha detto che ha spesso utilizzato questa parola, nessuno si è fatto male nonostante tutte le bevande fossero servite in bottiglie di vetro (ai concerti in genere le bottiglie sono ammesse solo se di plastica e senza tappo, che viene sequestrato), c’è un atteggiamento di fondo verso il festival e chi organizza, di interazione positiva e rispetto reciproco. La terza è stato il grande numero di persone presenti (si parla di circa 60.000), che però ha sorpreso l’organizzazione, almeno per quanto riguarda il campeggio: i servizi igienici erano inservibili e sottodimensionati (sebbene fosse stato pagato un obolo per l’accesso all’area) ed il controllo abbastanza scarso (diversi cani giravano liberi). Due, infine, le cose certe: la prima è che spero (magari partendo da questo report e dai racconti paralleli che possono nascere come commenti) che la discussione sul progetto all’interno del Ning si animi e che lo stesso possa crescere e migliorare, la seconda è che l’anno prossimo ci tornerò e per tre giorni interi esplorerò la frontiera, che non credo scomparirà presto! . P.S. resoconti più approfonditi sul Reti Glocali Camp realizzato all'interno di BCC li potete trovare sul blog di Enrico e di Reti Glocali .

Commenti

  1. Avatar di Alberto
    Alberto
    27 agosto 2010 alle 17:37

    Grazie Matteo, bellissimo resoconto! Quindi: il festival va alla grande, talmente tanto da avere problemi di crescita. Mi pare di capire (anche da altri resoconti che ho sentito fare) che sia il momento di tentare un salto di qualità nell’uso del festival da parte del pubblico: per fortuna il pubblico vuole molto bene al festival, e la cosa sembra fattibile. I ragazzi di BCC hanno un anno per preparare BCC 2.0, e io seguirò di sicuro la cosa.

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