1° dicembre – ore 18.30 CARE CITY

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  • 1° dicembre – ore 18.30 CARE CITY
  • Iniziato da Michela Iorio Avatar di Michela

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    • Ecco il dettaglio dell’iniziativa di cui vi parlavo. Credo sia opportuna la presenza dei creativi di Modena.


      Michela


      Periferico 2010

      festival di eventi contemporanei

      1 – 12 dicembre 2010

      http://www.spaziolelune.mo.it

       

       

      Care City. La città sensibile

      progetti culturali e geografie urbane

      merc 1 dicembre @ Officina Emilia – ore 18.30

       


       

      incontro – tavola rotonda con:

      Bruna Gambarelli, compagnia teatrale Laminarie / DOM La cupola del Pilastro, Bologna

      Maria Pia Pozzato, docente di semiotica, Università di Bologna

      Sandro Coccoi, urbanista, Politecnico di Milano

       

      a cura di Federica Rocchi

      in collaborazione con Laboratorio della Città

      Care City si affianca alle opere presentate per il festival Periferico come una riflessione attiva sul tema del rapporto tra produzione culturale e

      geografia urbana.

      Si tratta di un contesto in cui il festival e le sue ideatrici si interrogano sull’idea di città che abitano o che vorrebbero contribuire a
      ripensare.

      Un progetto culturale ha la necessità di radicarsi su un tessuto urbano e sulla concretezza di una città per poterla poi moltiplicare, alimentando i
      processi necessari a una sua ridefinizione creativa. La città è naturalmente
      spazio di abitudini, di traiettorie, di emozioni, di esperienze: uno spazio che
      si rappresenta e definisce non soltanto attraverso la sua urbanistica, ma anche
      attraverso lo spirito della sua comunità.

      >Pensiamo a una città i cui luoghi sono continuamente ridefiniti dalla materia mutevole degli affetti, degli stati d’animo e dei ricordi, e le mappe
      di orientamento degli abitanti si basano non soltanto sui punti di riferimento
      urbanistici e sulla rappresentazione cartografica, ma anche sulla
      stratificazione di significati percepiti e sulla capacità degli spazi urbani di
      condensare esperienze.

      Questa visione della città è strettamente connessa all’arte: i primi tentativi di costruire delle mappe emotive della città furono infatti
      realizzate proprio in ambito artistico, a partire dalla ricerca surrealista e
      poi dagli esperimenti lettristi e situazionisti negli anni Cinquanta.

      Ma in generale ha prevalso e prevale un’idea urbanistica di stampo scientifico, che difficilmente riesce a tenere in conto che l’immaginazione e
      la capacità creatrice possano essere assunti a modelli per ripensare la
      costruzione di una convivenza.

      In che modo un’opera d’arte o un progetto artistico possono modificare la nostra percezione di uno spazio urbano, modificandone il senso anche geografico
      oltre che culturale? Si tratta di immaginare una nuova capacità progettuale e
      non soltanto un semplice connubio arte – urbanistica basato sull’accostamento
      dell’una all’altra.

      Si tratta a tutti gli effetti di iniziare a pensare città più accoglienti, immaginifiche, in grado di sostenere tempi di vita non solo
      produttivi, e capaci di bellezza.

      Potremmo definirla un’utopia, a meno che non si cominci a discutere la questione in termini progettuali, culturali, e dunque politici.

       

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