Chi sarebbe interessato a preparare proposte per un nuovo ruolo delle imprese creative a Modena?

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  • Chi sarebbe interessato a preparare proposte per un nuovo ruolo delle imprese creative a Modena?
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      Alberto
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      Modena, la città dove sono cresciuto, è una città industriale. I settori più importanti sono meccanica/macchine agricole/auto, maglieria/moda, ceramica, biomedicale nella bassa. Le industrie creative non occupano un ruolo di primo piano.

      Però Modena ha decisioni importanti da prendere nei prossimi anni. Vi sono progetti di riqualificazione su alcune parti della città (per esempio la zona del Tempio); vi sono spazi grandi e prestigiosi da ristrutturare e di cui ripensare l’uso (ex Fonderie, ex AMCM, Sant’Agostino). Per questi progetti e questi spazi si parla spesso di destinazioni culturali/creative. Ma come fare, in concreto? Come evitare di fare i soliti interventi puramente immobiliari, che non portano nuova energia alla città? L’Italia, come sappiamo, è purtroppo piena di spazi “per la cultura” vuoti e desolati.

      Il Comune ha deciso di attrezzarsi per fare, su questi temi, delle proposte (anche se in genere non ha competenze e poteri per prendere decisioni da solo). A questo fine ha lanciato il progetto CITIES: l’idea – come si capisce dal titolo del progetto – è di acquisire competenze su come riqualificare spazi tradizionali per le industrie creative.

      Ed ecco la domanda. Secondo voi una discussione online – magari non solo online, come nel caso di Visioni Urbane in Basilicata – su questi temi sarebbe interessante? A voi interessa? Per chi? Ci sarebbe la massa critica di partecipanti in grado di arrivare, nel tempo, a proposte e contributi che poi il Comune possa mettere sui tavoli in cui vengono prese le decisioni?

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    • io partecipo, non conosco Modena e dunque creativi da segnalare, ma mi interessa il processo

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      Ludovica
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      A completamento di quanto detto da Alberto, aggiungo: non si tratta solo della riqualificazione di spazi. Anzi, una cosa che a me frulla in mente da un po’ di tempo, è: come far entrare in contattto “non sporadico” il mondo delle imprese tradizionali modenesi con il mondo delle imprese culturali e creative? Sono convinta che sarebbe utile via di crescita per entrambi i fronti. E’ una cosa impossibile? Per esempio, partendo inizialmente da imprese tradizionali ma “illuminate” quanto a visione e voglia di sperimentare, esiste una politica pubblica (e ovviamente non solo pubblica) che possa incoraggiare il contatto tra i due mondi, e incentivare le contaminazioni?

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    • Alberto, credo di si, ma condivido la tua preoccupazione: per rendersi ascoltabili è necessario essere rappresentativi (massa critica). Questo sposta a monte il problema: accreditare il LSG di Cities presso coloro che si vorrebbe partecipassero. In proposito non ho ancora idee precise ma, come in Basilicata si è partiti off-line dalla short list della Regione, qui si potrebbe partire dalla Consulta Cultura e da altri “database” culturali eventualmente disponibili. Inoltre (me ne sono accorto nel progetto Da Grande, che forse Ludovica conosce, ci sono parecchi modenesi emigrati che hanno fatto strada e che hanno a cuore la città e che quindi potrebbero contribuire.

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    • Forse si può iniziare a mappare attori e luoghi, chi fa cosa e dove, (magari da collegare con gli spazi da riqualificare) e poi tutte le risorse istituzionali della cultura (fondazioni, musei, etc. – che oggi non sono solo orientate al consumo ma anche alla produzione di “cultura”), e provare a promuovere incontri focalizzati tra imprese-creativi-istituzioni culturali. Non sottovaluterei comunque il ruolo dell’arte (in generale) nella trasformazione delle risorse materiali e immateriali di alcuni territori + o – ammabdonati (fisicamente e mentalmente).

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      Alberto
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      Tommy, hai ragione, ovviamente. In realtà, come state vedendo, perfino Kublai sta un po’ funzionando per “pescare” modenesi e non modenesi interessati comunque alla discussione. L’importante per me è che si attivi uno strumento di autoselezione (non di selezione) delle persone che ad essa vogliono partecipare. Il meccanismo in Basilicata è che noi siamo partiti dai 20 della shortlist e abbiamo poi contattato le persone che quei 20 ci hanno segnalato, poi quelle che queste persone ci avevano segnalato a loro volta e così via. La mossa decisiva – e qui non sono d’accordo con Ilaria – è stata buttare via il database delle 500 e oltre associazioni culturali che esiste in Regione, e che è infestata di gente con poco capace (di fare) e molto rapace (di soldi pubblici). Ugh… scusate la battuta.

      Le mappature sono difficili, costose e spesso influenzate da fini altri (nel caso delle asscult in Basilicata, quella era una lista di gente che chiedeva soldi: le persone ci entravano per quel motivo e con quel criterio). Secondo me in un progetto a budget ricerca zero come CITIES una mappatura è peggio che inutile, è dannosa e fa perdere credibilità al processo. Meglio l’autoselezione secca: mappiamo chi ci vuole stare, anzi chi ci vuole stare si mappa da solo.

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    • sono d’accordo con Albertoche i database non servono a niente (soprattutto quando sono il risultato di quelle associazioni culturali che prendono “contributi” pubblici per le loro attività…. questi vengono sperando di avere altri contributi… e talvolta neanche le short list .. dipende da come e perchè sono state costruite) …anzi a volte e se l’obiettivo è far emergere una certa vivacità urbana, bisogna “non chiamare” alcuni (spesso molti, a Napoli troppi) e tagliare i ponti con tutto un certo sottobosco, anche per sostenere la credibilità dell’iniziativa presso altri che normalmente non vengono coinvolti (che se vedono i “soliti” si alzano e se ne vanno!). L’idea della mappa era più semplice di come è apparsa, chi fa cosa in relazione all’obiettivo e poi,… farsi suggerire da loro altri interessati.

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    • Da noi, ma anche con i Fiorentini (Disegno Industriale sempre) le cose che hanno sempre dato un esito migliore sono quelle che hanno COSE (oggetti) da mostrare, per cui il workshop funziona, con mostra e se si vuole seminario annesso.
      Le difficoltà di Frame in Kublai sono state la mancanza di oggeti, cosa che poi si è – parzialmente?- risolta al Kublai camp.
      L’invito è dunque di separare le attività di ricerca, mappature e quant’altro e fare dei laboratori a tema.
      Ora che ci penso, quanto fatto a Torino ha dato buoni risultati, e c’era anche tutto un gruppo che lavorava sulle mappe e anche molto bene. La questione delle mappe e delle relazioni con le attuali possibilità tecnologiche, ultimo google, ha comunque un senso.

      Allora il link di Torino è: http://www.torinoworlddesigncapital.it/portale/

      Io ho partecipato alla costituzione dei metadossier progettuali per uno dei workshop.
      http://www.torinoworlddesigncapital.it/portale/content_2.php?sezioneID=288&ID=386&categoriaID=382
      questo è il link dei workshop.

      Per chiudere, una possibilità è dunque quella di contattare imprese illuminate; istituire o dei concorsi o meglio ancora dei laboratori e mostrare i risultati.
      Solo Modenesi? uffa!
      cate

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      Ludovica
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      Per la mappatura proverei come dici tu Alberto, ma oltre a localizzarli e capire che cosa fanno, mi piacerebbe sapere se è possibile intravedere un qualche elemento comune nelle storie di coloro che hanno tramutato in impresa la propria verve creativa. Magari questo elemento non esiste, magari invece c’è da qualche parte o ce ne sono più di uno. Comunque è bene saperlo! In questo senso, chiedere ad un gruppo di imprenditori/professionisti creativi “autoselezionati” di rispondere a un questionario o di partecipare ad una discussione guidata, una sorta di focus group a distanza, su un social network o su un supporto web che verrà messo a disposizione del progetto, avrebbe un senso. Mappatura dei creativi va bene, ma anche analisi/comprensione delle dinamiche di sviluppo e di crescita.

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      Alberto
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      Addirittura le storie… Ludo, chiedi davvero molto a una mappatura a budget zero! Se vuoi possiamo provare a cercare effetti emulazione: trovare qualcuno che ha una storia da raccontare, fargliela raccontare online, dare a questa storia attenzione e visibilità in modo che chi ha una propria storia sia stimolato a uscire allo scoperto. Un meccanismo simile ha funzionato in Visioni Urbane con quelli che chiamiamo i sogni.

      Frame, il progetto di Caterina ha un po’ di esperienza e di riflessioni da condividere sul tema della collaborazione tra imprese e creativi (designers, nel suo caso ). Forse si potrebbe pensare di tenersi in contatto, no?

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    • Avatar di Ludovica
      Ludovica
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      Sì, infatti ho scaricato il suo progetto, purtroppo in questo momento sono molto presa da beghe amministrative e ho poco tempo per studiare…. ma mi ripropongo di vederlo con attenzione.

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    • Avatar di Mauro
      Mauro
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      non conosco la realtà di modena però per lavoro mi sono occupato – senza molta fortuna – di argomenti analoghi, provando a ipotizzare, per promozioni a livello internazionale, una messa a sistema di iniziative concrete e reali sul territorio bolognese da un punto di vista istituzionale, il tema non era limitato alle imprese creative, lo sguardo era a 360° anche su istituzioni, imprese, aspetti sociali.. però le imprese creative a me sembravano un punto di forza interessante.
      tuttavia ho avuto modo di notare che c’è una certa riluttanza a riguardo, la parola d’ordine è sempre “prudenza”.

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    • mi piace l’idea della narrazione/intervista: hai già la prima cavia!
      se vuoi tra un po’ di giorni possiamo anche pensare a come farla.
      cate

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    • anche a me piace :-))

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    • Avatar di Ludovica
      Ludovica
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      Okay allora oltre a fare da cavia magari mi aiuterai a mettere a punto una traccia (breve) di narrazione… che dici ci stai? Negli ultimi contatti con i nostri partner di CITIES (quelli diciamo così ufficiali), si è parlato di un questionario da sottoporre a 100 imprese/professionals dell’area di Modena. Prevalentemente in autocompilazione su sito web, campione random (quindi autoselezionato). Le domande, su cui stiamo ragionando, sono mirate ad avere dati di base. Per approfondire l’indagine, cosa non richiesta da CITIES ma che sarebbe secondo me utile a Modena – e poi magari può essere utilizzata in altre città da qualcuno di voi! – è che alcuni di questi 100 raccontino anche la loro storia. Si potrebbe rpovare a preparare una specie di intervista. Io inizio a pensarci, pensaci anche tu e appena ho una bozza la metto qui.

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