Programmare il seminario di aprile sull’economia della cultura

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      Alberto
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      Dal 31 marzo al 2 aprile si terrà a Modena il primo seminario di CITIES, a cui parteciperanno anche gli altri partners europei. Dobbiamo occuparci di economia della cultura, o – meglio – di ciò che le industrie creative possono fare per le città e viceversa.

      Mi spiego: le industrie creative possono dare contributi importanti alla riqualificazione urbana. Piccole imprese creative possono occupare spazi ex-industriali risignificandoli e contribuendo alla costruzione di un’economia diversificata: è proprio questo il tema di CITIES. L’altra faccia della medaglia, però, è come motivarle perché esse facciano questo. Per rispondere a queste domande bisogna interrogarsi sul tema dei modelli di business della creatività. Dove i creativi trovano i propri flussi di ricavo? Di cosa hanno bisogno per consolidarli ed espanderli? E’ possibile che le città possano fornire alcuni inputs che i creativi trovano utili?

      Nell’esperienza di Visioni Urbane ci si interrogava sul tema degli spazi, e si è capito che gli spazi sono utili SOLO se rispondono a certe caratteristiche che – purtroppo – variano molto al variare della scena creativa a cui ci si riferisce: altrimenti diventano tossici. Spazi grandi hanno costi fissi alti, e diventa molto importante stimare il bacino di utenza a cui si rivolgono. Uno spazio troppo grande può sprofondare un buon creativo nella dipendenza da sussidi pubblici, o nei debiti.

      Il tema è ovviamente vastissimo, e non sono poi molte le persone che hanno competenze vere per parlarne in giro. Inoltre c’è il problema del formato: le lezioni frontali con uno che parla e tutti che ascoltano sono francamente superate, e sarebbe bello trovare delle forme di interazione un po’ più partecipate. Qualcuno ha delle idee o dei relatori da proporre?

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    • Si potrebbe fare l’OST (gerardo de lux. è un maestro) e chiamare, oltre i locali, persone che stanno già in distretti-industrie-quartieri creativi in altri luoghi e persone che se ne occupano a livello di ricerca, tre quattro nomi li trovo (P.L. Sacco, W. Santagata,…)

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      Federico
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      Se per un relatore suggerisco Massimo Menichinelli di cui ti ho già parlato per la formula si potrebbe prender spunto dall’esperienza di sci(bzaar)net, un incontro al quale ho partecipato e la cui formula mi è sembrata davvero interessante.

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      Alberto
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      Intanto grazie per questo primo round. Ilaria, credo che Sacco e Santagata siano venuti a Modena più volte, e che il Comune voglia fare girare un po’ di aria nuova. Quanto al formato, sci(bzaar)net sembra molto intelligente e flessibile (tra l’altro, ho dimenticato di scrivervi che sarà un evento chiuso a chi partecipa a CITIES, anche se abbiamo spazio per inserire un po’ chi ci pare in quota Gruppo di Supporto Locale); credo tuttavia che il formato dovrebbe essere funzione dei contenuti (o meglio dei relatori di contenuto) e non viceversa: la facilitazione funziona solo se ci sono delle idee vere e dei cervelli veri da facilitare. Se si trova uno bravo con un kit di gioco di pianificazione urbana in venti ore, per dire, facciamo venti ore di gioco divise in tre giorni.

      Per darvi un’idea della concretezza a cui aspiriamo vi allego questo slides, prese da una cofnerenza di Visioni Urbane di un anno giusto fa. Lì si parlava di modelli di gestione degli spazi per la cultura e la creatività, quindi il problema era molto più circoscrittto.

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      Ludovica
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      Questo lo faremo, in qualche modo, attraverso il Local Support Group di Modena. Anzi lo spirito è esattamente quello che tu descrivi: comprendere insieme quali possono essere le strade migliori per integrarsi e crescere insieme nella direzione giusta. Il problema della conferenza interregionale di aprile è che dev’essere una cosa in qualche misura interessante anche per i partner europei, quindi non può essere tagliata solo su Modena. Loro ad esempio nella prima ipotesi di progetto pensavano di fatto ad una sorta di intervento formativo “full-immersion”, qualcosa che facesse crescere le competenze: sia le nostre come amministratori chiamati a fare delle politiche a supporto dell’economia creativa, sia quelle delle imprese creative stesse, dei professionisti, delle figure intermedie di mercato, ecc. Sacco è venuto almeno 3 volte a Modena, a parlare proprio delle esperienze di “riconversione creativa” di spazi: molti degli esempi delle slides di Alberto ce li aveva portati Sacco. Non ripercorrerei la stessa strada. A te Davide per esempi, rispetto alla tua attività, che tipo di tema interessa? Su quale pensi di avere bisogno di acquisire maggiori competenze? O più in generale c’è qualcosa che potremmo approfondire insieme (amministrazione e imprese/creativi) e che servirebbe ad entrambi?

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      Alberto
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      [Alla fine una specie di idea mi è venuta. Scusate l'inglese, ho scritto questa roba in una mail a un amico inglese che lavora anche lui a CITIES lato Canterbury. Se non si capisce, potete usare Google Translate]

      Here’s my idea: let’s play a “game of a creative city”.

      It could work like something this.

      1. Players are CITIES people and a representation of the Modena Local support group. There are roles, loosely linked to interests: for example, “city planners” stand for the general interest of a prosperous, sustainable, pleasurable city; “creative companies” want good conditions for going about their businesses (i.e. positive externalities). Of course, people who are city planners in real life would play as “city planners”; people who are in the creative business in real life would play as “creative companies” or “creative people”. You can think of more roles.
      2. Some experts also take part in the game. They give seminar-style presentation on relevant topics (e.g. fundraising)
      3. The objective of the game is to imagine a city in which the creative industries play a part in urban regeneration/urban development. I would suggest the game does not refer to “a city” in the abstract, but to the city of Modena. Urban planning data, maps etc. are accessible to the players.
      4. Players make their moves by suggesting solutions. For example:
      * build a entertainment district, Dutch style, with enhanced security and a loosening of the regulations about closing times of clubs, noise levels etc.
      * allocate a large “factory” to multimedia studios, artist ateliers, office space etc., convincing creative firms to relocate to it.
      * create a new media research lab at the local university with a focus on interface design
      5. Suggestions draw on the expert seminars, online research, even “missions” where players can physically go check out stuff. They are discussed and negotiated: for example, “city planners” might object that Dutch entertainment districts would be illegal in Italy because of the historical value of Italian city centers. “Creative firms” might point out that they would be willing to relocate only under certain conditions. Proponents might then tweak their proposed solutions to get around the objection, or drop it altogether.
      6. Suggestions must be presented in some form to all players
      7. Players vote for each other’s solutions.
      8. The most voted solutions are aggregated to present a scenario of “creative Modena”.

      This might be a fun, hands-on way to learn stuff about possible interaction patterns between creative people and the cities they live in. Of course it leaves many problems to be solved; avoiding flames, maximizing involvement, game design, game management etc. etc. etc. The concept is vaguely drawing on Superstruct.

      The CriticalCity crew have studied Superstruct, they run a urban game in Milano and one of them (Matteo, who is also an architect specializing in urban planning!) is from Modena. They might be able to set this thing up for us. What do you think? Is it even worth it pursuing the idea?

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    • … ok, però io una cosa non ho capito, forse sono stata distratta come al solito .. ma c’è un luogo già, una ex fabbrica, o comunque un ex-qualcosa (caserma, monastero, etc.) perchè mi rendo conto che io fino ad ora avevo pensato a qualcosa di diffuso, cioè di spazi privati ( con qualcosa di pubblico) diffusi in un quartiere. Perchè se di tratta di un solo edificio, di una fabbrica o di un insieme diffuso, di una singola strada o di un intero quartiere, di una proprietà pubblica o privata,.. comunque la cosa cambia. Poi, ma è solo un suggerimento, forse avete bisogno di un cultural planner? uno vero.

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      Alberto
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      Ila, questa in effetti è una zona d’ombra nel progetto. La città ha delle scelte da fare, che riguardano sia singole aree che quartieri) ma il pezzo di Comune che fa CITIES non è in grado di rivendicare la competenza necessaria a prendere decisioni in merito. Esita, dunque, a coinvolgere la città quando sa che altri decisori potrebbero tranquillamente rovesciare o ignorare le sue proposte. Per ora si costruiscono competenze, nell’attesa di individuare uno spazio sul quale esercitare una prima proposta.

      Cosa fa un cultural planner vero? Ce ne suggerisci uno?

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    • ok, ora ho capito, bisogna agire con parsimonia, il processo potrebbe essere non agevole (anche se casi di soluzioni in cerca di problemi si incrociano con successo con problemi in cerca di soluzioni!). Ma il cultural planner complicherebbe forse ulteriormente le cose, si tratta non di una politica culturale ma di un approccio culturale alle politiche dove si utilizza la cultura (nei suoi pluriaspetti) per trascinare più vaste trasformazioni (sociali, economiche, fisiche…)… si fanno mappe di attori e risorse (le fanno gli abitanti e alcuni attori), si promuovono eventi esplorativi, etc. l’obiettivo è tessere processi di cross fertilization (scusate l’inglese!) tra risorse, attivando dinamiche di sviluppo territoriale. Sono politiche molto diffuse in Canada e in Australia, in europa uno bravo che se ne interessa e Graeme Evans ( ma è uno studioso, e non credo faccia al caso nostro, ma non so). … forse c’è bisogno più di animazione che di riflessione. Ma se interessa cerco, cerco

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      Ludovica
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      DAlla risposta di Davide (l’ultima) mi è venuta un’idea. E se noi nell’Interregional conference, seguendo la strada del gioco suggerita dal Alberto, pianificassimo un’ esperienza pilota? CITIES la prevederebbe, alla fine dei tre anni. Sarebbe una cosa “pratica” da fare: io l’ho sempre pensata come una specie di esperimento in vitro (ovviamente con dimensioni piccoline, ecc.) di quello che dice Davide Fonda.
      Pewrò mi resta un dubbio: che gli frega ai partner europei del nostro esperimento in vitro modenese? Loro che fanno mentre noi lavoriamo a questo? Anche nel gioco di cui parla Alberto, o le diverse città partner mettono a disposizione tutti i materiali e le info necessarie oppurecome si fa????

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      Alberto
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      Ludo, splendida idea, molto concreta. Non mi preoccuperei troppo dei partners europei, nel senso che giocare il gioco consente di condividere knowledge base e approccio – in questo senso il gioco funziona qualunque sia l’obiettivo e la città con cui si sta giocando. Si usa Modena perché un posto concreto funziona meglio di uno astratto, e Modena, città ospitante, può in questo caso fare valere il grado. Se anche gli altri sono convinti – e se CriticalCity se la sente di farci da game designer e game master – possiamo, credo, cominciare a pianificare il tutto.

      Serve ancora un titolo, abbastanza generico da poterci fare stare dentro un po’ di tutto. Una roba tipo “Città e modelli di business per le industrie creative”, oppure “Città ed economia creativa”. Fanno entrambi abbastanza schifo, magari qualcuno di voi ha qualcosa di meglio.

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      Alberto
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      Aldo in effetti non capisco. Dal sito di Mambo non si vede nessun effetto di promozione dello sviluppo. Tu che infomazioni hai?

      Anche circa il seminario, non capisco bene. Tieni conto che stiamo parlando di 20-30 persone, non di una roba di massa. Puoi spiegarti?

      Esterni li conosco, sono un po’ il concorrente di CriticalCity. :)

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    • Ciao a tutti, lancio subito nella discussione questa proposta di titolo per il seminario: “Cassetta degli attrezzi per una città creativa”. In inglese, visto che sarà un’incontro internazionale, suona anche meglio: “toolbox for a creative city”. Oppure buttandoci dentro anche l’ economia : “..for a creative urban economy” . Dico “cassetta degli attrezzi” perché nel mio immaginario mi richiama una dimensione di gioco e divertimento, alla playmobil , in linea con l’idea di Alberto.

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      Alberto
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      Allora, aggiornamento: pare che il titolo sarà “Regional strategies for CI fundraising and partnership”, e che la cosa durerà due giorni e non tre. Servono quindi alcuni esperti in grado di contribuire in modo rilevante ai temi fundraising e partnership, e le regole del gioco – se si decide di fare il gioco.

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    • Noi di CriticalCity ragioniamo sulla cosa.
      Ci aggiorniamo domani!

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      Alberto
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      Ottima dritta, Davide, tanto più che il mio contatto, Pete Tidemann, sembra essersi volatilizzato.

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      Ludovica
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      Bravi ragionate!!!! Sarebbe molto bello se voi ci aiutaste a organizzare in modo sensato il “gioco” di una delle due giornate. Tanto per suggerirvi un po’ di materiale, secondo me si potrebbe giocare su questi temi:
      1) costruire un progetto pilota per lo sviluppo della community delle imprese creative di Modena
      2) progettare i contenuti di un luogo di Modena in corso di riqualificazione (l’EX AMCM oppure, con maggiore ambizione, l’ex ospedale Sant’Agostino, oppure la Zona Tempio)
      3) costruire un progetto pilota per mettere in relazione le imprese creative con l’economia tradizionale.
      Se giochiamo su 2) e/o su 3) gli esperti in partnership e fundraising ci stanno assai bene.

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      Alberto
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      Al volo: propongo Paolo Verri, il direttore di Italia 150, per le partnerships.

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    • Pure io non mi preoccuperei troppo dei partners europei. Quindi procederei con l’idea del gioco, di cui mi sfugge tuttavia la dimensione digitale (però mi fido). La sola questione alla quale dedicherei qualche riflessione ulteriore, sempre nella prospettiva di accreditare il progetto sul territorio, è quella del rapporto tra il ns gioco e il dibattito (anche istituzionale) locale.
      Ci vediamo al Bensone, io ho un seminario a Bologna alle 14.30, appena finisco arrivo.

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    • Noi di Critical abbiamo riflettuto sulla cosa e pensiamo che si possa fare!
      A breve altri dettagli…

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    • letta tutta di un fiato: bella questa discussione.

      ho un po’ di esperienza e qualche opinione su diversi dei temi trattati e avrei diverse cose da condividere (dalla sostenibilità dei contenitori culturali, al coinvolgimento versus potere ostruzionistico del pezzo di amministrazione “che decide”, fino alla grande, ciclopica sfida di tirare fuori qualcosa di veramente utile da un Interreg…: )…

      e le dirò.

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      Alberto
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      Perché non vieni a dirle, Marco? Saresti un grande relatore… e poi questa cosa del gioco promette davvero bene… :)

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