Nuovi spazi per nuova musica

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      Alberto
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      Partecipando a BCC come musicista mi sono reso conto che una chiave per l’identità del festival, la residenzialità (il pubblico è incoraggiato a campeggiare a Bardineto, e lo fa. C’erano 2.200 tende quest’anno) può essere anche una chiave per costruire un modello di business diverso da quello prevalente per i festival italiani. Se le persone stanno tre giorni a Bardineto e campeggiano nell’area del festival, più che “chi suona” è importante l’esperienza dello stare lì. E questo permette di pensare a forme nuove di sostegno economico: servizi premium al campeggiatore, associazione “Amici di BCC”, servizi alle famiglie (nei festival con 10-30 anni di storia gli aficionados della prima ora si sposano, fanno figli e continuano a venire con le famiglie) come i parchi giochi per i bambini etc.

      Alcune considerazioni le ho scritte sul mio blog, dove tra l’altro alcuni lettori mi hanno segnalato altri festival con campeggio, o comunque con elementi di novità. Mi chiedo se voi di BCC, e gli altri organizzatori di festival di Kublai, siete d’accordo…

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      Alberto
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      L’emersione di spazi di nuovo tipo è fondamentale perché possa emergere musica nuova. Le ondate di novità non avvengono quando nuovi artisti colonizzano spazi esistenti: a Sanremo continua a andare la stessa gente che si andava quando ero ragazzino. Avvengono quando ci si inventano spazi nuovi, che servono da piattaforma per rendere visibili artisti nuovi. Con i Modena City Ramblers abbiamo usato la piattaforma dei centri sociali prima, e dei Live Club poi. Quindi non è solo una questione di modelli organizzativi e di business, ma di inventare un’alleanza artisti/gestori di spazi che abbia un contenuto culturale comune in cui si ritrova.

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      simone
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      Sono d’accordo, e sono anche d’accordo sulla parziale trasformazione della nostra attività volontaria in un inizio di percorso lavorativo. L’aspetto “residenziale” dovrà essere il primo da sviluppare l’anno prossimo, anche se vorrei capire meglio cos’hai in mente in merito al discorso “servizi alle famiglie”, che da quanto ho capito comporterebbe un volume maggiore di persone che lavorerebbero per noi esclusivamente in questo settore

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      Alberto
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      Simone, il ragionamento è questo. Alcuni aspetti di BCC ricordano i festival di alto profilo a cui ho partecipato in America e in nord Europa. La grande differenza è che quelli sono festival a pagamento, dove un ingresso per il weekend costa almeno 100 dollari. Questa è una cosa utile, perché permette di generare ricavi che potrebbero pagare il compenso per il piccolo gruppo che lavora su BCC tutto l’anno, e non potrà permettersi ancora a lungo di farlo gratis.

      Solo che voi resistete all’idea di BCC a pagamento, e con ragione: sarebbe un cambiamento grande e non molto gradito dalle migliaia di persone che vengono. Allora quello che si può fare è un modello “freemium”: uno può venire a BCC gratis, come ha sempre fatto. OPPURE può comprare una specie di “super BCC”, in cui ha magari una fila express per il ristorante, qualche confort in più per la tenda, magari un’aftershow o ua festa riservata, gli regalate una maglietta, cose così. Questo avrebbe due vantaggi: il primo è di aumentare i ricavi dalle stesse persone, il secondo è di rendere visible una comunità di cinghiali superaffezionati, che probabilmente vi sarà fedele e sarà quella che vi terrà in piedi.

      La faccenda dei servizi alle famiglie è una cosa che ho visto molto in Canada: siccome lì ormai i festivalieri vanno con mogli e figli, occuparsi di questa cosa è un forte incentivo per consentire a una persona sposata e con prole di continuare a venire! Nei festival più strutturati ci si occupa di tutte le fasce di età: fasciatoi nei bagni per i genitori con neonati, animazione per bambini, palchi con discoteca che partono all’1 e finiscono alle 4 del mattino (ovviamente lontano dal campeggio) per adolescenti, aree transennate per guardare il concerto in sicurezza per anziani e disabili… questa roba abbassa gli ostacoli per venire in famiglia e fa sentire tutti benvenuti. Forse per voi è ncora un po’ prematura.

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    • Credo che l’idea di un festival a pagamento sia ancora molto lontana dalla nostra cultura, ma certo bisognerebbe avere il coraggio di cominciare. L’idea poi che ci si debba occupare a tutto campo dei fruitori mi sembra fortissima, ma anche in questo campo siamo molto indietro. Spero di poter e saper dare un contributo in questa prospettiva.

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