l’idea centrale

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  • Iniziato da Alessandra Avatar di Alessandra

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      Alessandra
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      Qui vorrei esprimere già i primi dubbi… Ho scritto varie volte la presentazione perché non riuscivo a focalizzare l’idea centrale, il motivo per cui lavorare per un albergatore o per una scuola in fondo non mi sembrassero attività così distanti. Ora credo di essermelo chiarito, ma mi aspetto in proposito obiezioni e critiche che possano aiutarmi a notare i punti critici. Lavorare per un albergatore o per una scuola SONO attività distanti, quindi c’è da chiedersi se davvero possono stare sotto lo stesso ombrello o se non sono partita con un’idea troppo composita.

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      Alberto
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      Sto ancora cercando di farmi un’opinione. L’idea è sicuramente affascinante, ma non riesco a immaginarmi un albergatore o una scuola che ti pagano perché tu gli metta in piedi una biblioteca. Hai già fatto cose del genere? Come ti è venuta questa intuizione?

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    • http://www.cittadellarte.it/progetti.php?prog=17
      vedi se ti interessa: LETTERATURE DI SVOLTA (riporto dal sito)
      è un progetto artistico avviato, in occasione di Arte al Centro di una Trasformazione Sociale Responsabile 2004, dall’artista Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte ed è curato dall’Agenzia n-2 (Judith Wielander, Iris Marano, Davide Colombo, Maite Vitoria Daneris).

      Il progetto Letterature di Svolta, con un approccio interdisciplinare, offre la consultazione di una selezione di testi segnalati da artisti, ricercatori, studenti e lettori che hanno partecipato alle attività di Cittadellarte.
      Il pubblico diventa parte attiva del progetto, seguendo il principio fondante della libera condivisione della conoscenza.
      Oltre alla raccolta e all’esposizione di libri, Letterature di Svolta offre un calendario di performances, convegni, incontri e laboratori per avvicinare il pubblico alla lettura e per confrontarsi e riflettere sul ruolo di trasformazione della letteratura in ogni sua declinazione.

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    • Mi sembra un’ottima idea. Un’organizzazione del genere potrebbe nel piccolo sopperire là dove latitano le piccole biblioteche comunali, che si aggiornano, nei comuni medio-piccoli sono spesso poco fornite e non sono pratiche da utilizzare. Oltre a organizzare prestiti anche annuali a qualsiasi ente a essa si rivolga per impostare attività di “bookcrossing”, come dice Fiorentino, potrebbe allestire veri e propri locali dove i libri si possono comprare (come in una libreria), leggere e consultare (come in biblioteca), e ogni tanto, nelle pause, prendersi un caffé o una bibita e socializzare con altri lettori (come in un pub o in club). Poi, vedi tu che ne pensi.
      Certo, si creerebbe un problema di costi effettivamente rilevante.

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      Alessandra
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      Per quanto riguarda le scuole, ho partecipato all’allestimento della biblioteca di un istituto comprensivo anni fa, su progetto di un’insegnante, con finanziamenti credo ministeriali. Nelle scuole una biblioteca spesso c’è già, almeno in nuce (in teoria dovrebbe esistere in tutte le scuole, ci sono stati anche dei programmi di promozione del ministero dell’istruzione), ma il bibliotecario fa parte del corpo insegnante e non sempre riesce a farsi una preparazione specifica, quindi è possibile fornire un supporto esterno.
      L’intuizione però mi è venuta durante un weekend in un bed & breakfast. L’ambiente era una villa liberty con giardino arredata in modo originale, con quadri d’arte contemporanea vicina alla street-art, quindi già stimolante. A un certo punto noto una libreria ricolma di volumi, soprattutto di modernariato, che davano un tocco in più all’arredamento ma mi sembravano avulsi dal contesto. Fra questi però mi ha colpito un’opera sulla storia dei genovesi: ho pensato a un inserimento che più a casaccio non si poteva, poi ho scoperto che il nuovo gestore è di Genova, e allora mi è venuta voglia di chiedergli la sua storia, e di chiedermi se anche gli altri libri erano arrivati lì con un motivo, e se era possibile ripensare tutto lo scaffale come una summa della storia della villa, dell’antica proprietaria, del ragazzo che l’aveva arredata, dell’attività del luogo (ero lì per un festival musicale)…
      Insomma, forse questo lavoro è “solo” un modo per soddisfare le mie curiosità, ma penso che lo scaffale che ne risulterebbe finirebbe per essere un elemento di valore per l’albergo tanto quanto le opere d’arte esposte.

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      Alessandra
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      Grazie mille per la segnalazione! La Living library nella foto è spettacolare… Secondo me quel progetto può essere uno splendido esempio di “biblioteca itinerante” al servizio della diffusione e dell’approfondimento di un’idea – in questo caso la trasformazione, il perno su cui ruota l’attività. Anche questo metodo è interessante, anche se in quel caso secondo me le attività di “animazione” quali conferenze e incontri diventano fondamentali. Potrei copiare il modo di farsi consigliare libri dai visitatori, stimolarli a dare un consiglio non casuale ma legato a un tema particolare, magari dopo averli coinvolti in una riflessione. Guarderò quel progetto con calma e mi lascerò ispirare.

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      Alessandra
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      Vorrei davvero dare una mano nelle situazioni che dipingi tu, in cui i piccoli enti non riescono a fornire un servizio adeguato. Credo che in questi casi una consulenza esterna possa favorire una crescita, anche se nel mio mondo ideale non ce ne sarebbe bisogno: per questo per me è importante dare un servizio che possa essere portato avanti dall’ente, vorrei che “mettesse radici”. Per quanto riguarda la convergenza biblioteca-libreria-caffè-punto d’incontro, il progetto IS-Cantiere ha da dire molto, ma molto più di me :)

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    • Ciao Alessandra,
      il tuo progetto mi piace molto, forse perché è agli antipodi rispetto a quello a cui sto lavorando io. Da una parte c’è un tentativo di catturare l’attenzione con una struttura complessa, multidisciplinare, “moderna”; dall’altra si punta sul valore e la forza evocativa di un libro (mi piace Bibliomalìa!). Una specie di Slow Book in cui il tempo riacquista un suo senso rispetto alla vita delle persone.
      Venendo al pratico, Slow Book mi fa venire in mente un marchio che si diffonde piano piano puntando sulla qualità, crea una rete, una guida per viaggiatori curiosi, dei servizi e delle opportunità per chi gestisce questi punti…

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      Alessandra
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      Ciao, grazie per essere qui!
      Sì, penso anch’io di aver proposto un progetto complementare al tuo. Spero che vadano avanti entrambe, c’è un gran bisogno di una struttura come la stai pensando tu.
      Nel mio caso la suggestione gioca un ruolo fondamentale; direi che è ciò che la distingue dalla lunga storia delle biblioteche “fuori di sé”, e mi fai pensare che è una caratteristica che potrei applicare anche alle biblioteche di enti per caratterizzare meglio il servizio che offro. Provo a immaginare, in una scuola, un “gioco” con gli studenti: esporre nello stesso scaffale libri legati da libere associazioni, es. “leggendo il libro X mi è venuto in mente il libro Y”, “quando il prof ci ha parlato del libro N siamo finiti a discutere del libro M”, e via così, a formare consigli di lettura in cui si può scoprire leggendo il legame fra i libri proposti.

      Ma soprattutto mi riporti al problema già sollevato da Alberto: la centralità dei clienti, vale a dire i gestori dei servizi, e non solo degli utenti finali. Un servizio che dovrei dare è informarli sulle opportunità di finanziamento e sgravi fiscali nel caso decidano di investire in un punto lettura!
      E poi, naturalmente, uno degli scopi principali è proporre al gestore di un agriturismo o di un hotel de charme l’appartenenza a un circuito, per farsi conoscere in una veste diversa (il bollino della ricettività “bibliofila”) e magari per consigliarsi a vicenda nella gestione del punto lettura sul lungo periodo. Ci vorrebbero un sito web e un forum, o un social network: non so quale in particolare, anzi se qualcuno ha voglia di fare considerazioni in merito…

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