preliminare stesura del nostro progetto sulla creazione di laboratori didattici-creativi

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  • preliminare stesura del nostro progetto sulla creazione di laboratori didattici-creativi
  • Iniziato da Raffaella Valentino Avatar di Raffaella

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    • Il progetto trae spunto dai laboratori didattici creativi “Giocare con l’arte” elaborati da Bruno Munari, artista, architetto designer e scrittore.
      Il metodo Munari è fatto soprattutto di azioni didattiche per coinvolgere i bambini in modo globale e attivo. È un metodo dunque che si basa sul fare affinché i bambini possano esprimersi liberamente senza l’interferenza degli adulti, diventando indipendenti e imparando a risolvere i problemi da soli. È facendo si che scoprano le qualità diverse dei materiali, le caratteristiche degli strumenti, le tecniche e le regole dei giochi. Il principio didattico viene definito ancora da Munari: “Non dire cosa fare ma come”.
      Compito dell’operatore, prosegue l’artista, è “dare ai bambini tutte le informazioni di tipo tecnico, sul come si fa a fare, senza dar loro temi già predisposti dagli adulti. Non dar loro idee già fatte, ma dar loro un metodo perché ognuno si costruisca il suo modo di fare, di produrre immagini, di costruire oggetti, di come osservare e capire… per poter poi progettare qualcosa che comunichi a qualcuno ciò che si voleva comunicare”.
      Il ruolo dell’adulto è quello di creare un ambiente ricco e stimolante, con cartelloni che forniscano informazioni visive relative all’argomento che si vuole esplorare: l’adulto si deve cioè trasformare in una specie di regista.
      Munari dà anche delle indicazioni precise su come comunicare ai bambini tecniche e regole: invece di tante spiegazioni è preferibile utilizzare esempi visivi e “far vedere come si fa” con “azioni-gioco”, percepibili attraverso i sensi, l’azione dinamica del movimento e dell’uso di un materiale o di uno strumento. “Con il gioco“- dice infatti – “il bambino partecipa globalmente: al contrario, se ascolta si distrae perché continua a pensare ad altre cose”. Il tutto deve essere un gioco: si impara giocando.
      La sperimentazione di Munari univa diverse competenze che, nelle riunioni chiamate pre-progetto, si confrontavano elaborando l’intero laboratorio didattico; partecipavano psicologi, educatori, storici dell’arte che si occupavano soprattutto delle finalità delle singole attività.
      Il nostro progetto prevede la costruzione di laboratori creativi che preparano i bambini alla visita delle opere in esposizione. Quest’ultime rappresentano, inoltre, il filo conduttore delle esperienze acquisite nella fase laboratoriale. In tale modo i bambini riconoscono le opere in base alle conoscenze precedentemente conseguite.
      Un esempio concreto potrebbe essere la creazione di laboratori dove i bambini, prima di osservare in un museo quadri di artisti che hanno utilizzato le tecniche del divisionismo e del collage, “giocano” in laboratorio con puntini colorati e con carte e colla. In questo modo si impadroniscono da soli delle tecniche e si avvicinano alle regole del linguaggio visivo.
      Le fasi operative dei laboratori didattici si possono strutturare come di seguito:
      • Il curatore del progetto didattico studia le opere d’arte esposte, ne esamina il punto di vista estetico, ponendo l’attenzione su ogni singola opera e cerca di comprendere il senso creativo dell’artista. Interessante è riuscire ad “entrare” nelle opere d’arte, cogliendo le motivazioni che hanno spinto l’artista ad un preciso percorso tematico e stilistico.
      • Segue il confronto con l’artista: è un momento delicato poiché ci si appropria del “senso” che l’autore ha voluto dare all’opera stessa. E difficile che un’artista, molto geloso delle proprie capacità e dei propri “frutti”, abbia la volontà di raccontarsi. Superato l’ostacolo diviene fondamentale lavorare insieme; si elabora l’intero progetto ponendosi ognuno i diversi obiettivi.
      • Nel momento della progettazione è necessario conoscere il tipo d’utenza verso cui si rivolgerà il laboratorio didattico. Il fruitore di una mostra d’arte, infatti, non appartiene ad un’unica categoria; Il tema dell’intero progetto indubbiamente sarà diversificato. Le scuole, per esempio, raccolgono un vasto pubblico, dai tre ai diciotto anni. Fondamentale è cogliere, nelle opere esposte in mostra o in museo, i temi sui quali lavorare per rendere interessante, a tutti gli allievi, il prodotto artistico. Questo è un momento di pura creatività in cui ci si fa ispirare dall’esposizione e si cerca, virtualmente, di divenire fruitore d’ogni età.
      • Il laboratorio prende avvio con la presentazione e la scoperta, da parte dei bambini, dei mezzi espressivi, delle tecniche e dei materiali da utilizzare. Tali elementi sono condizionati dal tema della mostra e dai linguaggi espressivi dell’artista. Il tema della mostra deve essere infatti il filo conduttore del progetto didattico. I materiali presenti nei laboratori sono uno degli elementi essenziali per svolgere una visita attiva, permettendo al bambino sia di manipolare sia di inventare una propria “opera d’arte”.
      • Il progetto prevede la possibilità di coinvolgere, nei laboratori e nelle fasi di creazione dei manufatti, gli artisti con la funzione di coadiuvare gli operatori nello sviluppo della creatività dei bambini avvicinandoli al linguaggio e all’estetica dell’autore. All’interno del laboratorio creativo ciascun individuo, adulto o bambino, deve riuscire ad esprimere la capacità di creare; spesso non è educato a farlo e s’inibisce di fronte alla possibilità di utilizzare i mezzi propri dell’arte. Un curatore didattico deve trovare la giusta chiave per rendere più immediato, semplice e divertente l’approccio con l’arte.
      • Tra le finalità del nostro progetto c’è quella di coinvolgere bambini e ragazzi che vivono realtà sociali difficili. I laboratori nelle scuole offrono la possibilità di creare momenti di integrazione grazie ai quali lo sviluppo della creatività possa essere uno strumento utile alla loro esistenza e alla loro crescita.
      “I bambini di oggi sono gli adulti di domani” ripeteva spesso Munari affermando che la sua opera più importante sono i laboratori per bambini. Il suo sogno di artista e di educatore, più che di didatta, era quello di promuovere un futuro migliore in una società migliore, fatta di uomini creativi e non ripetitivi.

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    • Avatar di Alberto
      Alberto
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      Raffaella, io su ‘sta roba sono ignorantissimo (anche se ho letto un po’ di Munari e ho visto le sue cose per bambini alla Triennale di Milano). Giusto per capire: il metodo Munari va benissimo, è una figata, ma è applicabile da Soweto a Helsinki più o meno indiscriminatamente. Avete pensato a degli aggiustamenti per calarlo nel contesto della Napoli fruita dei turisti?

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    • Avatar di Nicola
      Nicola Salvi
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      Ciao Raffaella

      condivido quanto scrive Alberto ed aggiungo una mia perplessità circa il collegamento tra i laboratori e il turismo sociale…
      mi sembrano due idee diverse…

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      Alberto
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      Nicola, tra le righe mi pare di leggere che loro hanno in testa di rivogersi al mercato delle gite scolastiche. In questo senso potrebbe esserci un collegamento tra turismo consapevole (non necessariamente sociale, d’accordo con te) e laboratori.

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    • ciao a tutti,
      capisco che si sia creata un po di conufusione ed ora vi spiego:
      il titolo Turismo didattico sociale è nato come indicazione generica ad un progetto altrettanto generale.
      In questo progetto inizialmente avevamo pensato ad una serie di attività (come sono state indicate nella prima pagina) da indirizzare solo a bambini o ad adolescenti appartenenti a classi sociali svantaggiate, infatti io non ho mai parlato di turisti

      Poi siccome ho incominciato ad interessarmi del metodo Munari e della diffusione dei laboratori per la stimolazione della creativita ho capito che era una buona idea applicarlo anche qui a Napoli visto che si è esteso solo in alcune città del nord e dove per altro non prevedono alcuni punti su cui verte il nostro progetto come ad es il coinvolgimento degli artisti stessi e la finalità sociale dei laboratori

      Quindi abbiamo racchiuso le diverse attività(quelle previste nel progetto iniziale per intenderci!) in un unico grande laboratorio da indirizzare esclusivamente ai bambini o adolescenti, sviluppato in diverse fasi e attività ad hoc a seconda dell’età, che saranno avvicinati alla conoscenza dei beni culturali (COME SOPRA SPIEGATO).

      Il sociale e il laboratorio didattico creativo se sviluppati in maniera adeguata ( e noi ci stiamo lavorando) possono essere complementari tra di loro, soprattutto in una città come Napoli che ha bisogno di momenti di integrazione e di creatività utile alla crescità dei piu giovani

      Mi aspettavo dei suggerimenti o critiche costruttive e non spiegazioni di quello che gia è stato spiegato….posso capire la discordanza tra il primo titolo e la stesura preliminare dei laboratori ma si sa che non bisogna soffermarsi alle prime frasi ma leggere l’intero testo con attenzione e sopratutto con interesse.

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      Alberto
      Partecipante

      Raffaella, una delle critiche più costruttive che possiamo farti è proprio questa: tenta, per quanto puoi, di dare indicazioni molto specifiche e non generiche. Come avrebbe detto Nanni Moretti, “le parole sono importanti”: se porti un progetto chiamato “Turismo didattico/sociale” all’assessore alla pubblica istruzione rischi che neanche lo legga, ma ti dica subito “questa non è roba per me, parla con il collega del turismo”.

      Per quanto mi riguarda, io intendo come critica costruttiva anche quella di personalizzare il metodo Munari per adattarlo alla realtà in cui operate. Ecco la ragione: se a me piace il metodo Munari e voglio comprarne un po’ faccio una ricerca su Google e approdo all’Associazione Bruno Munari, che vanta il figlio di Munari, quattro sue collaboratrici storiche e due docenti di psicologia dell’infanzia all’università di Ginevra. Evidentemente questo gruppo è imbattibile sul piano del metodo Munari “doc”, puro e semplice.

      A tutti gli altri rimane una strategia di diversificazione: “l’associazione Munari è straordinaria, ma io ho costruito un pacchetto esperienziale di visita al MADRE che usa il metodo Munari, e questo l’associazione Munari non ce l’ha. Ce l’ho solo io”. Di qui la mia critica rispetto agli aggiustamenti per calarlo nel contesto ecc., ti assicuro fatta con spirito molto costruttivo.

      Poi, ovviamente, il progetto è tuo, vedi un po’ tu. :-)

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