Rielaborazione del progetto

Torna a tutte le discussioni
  • Rielaborazione del progetto
  • Iniziato da Raffaella Valentino Avatar di Raffaella

    • Autore
      Articolo
    • Salve a tutti.
      Stiamo cercando di rielaborare il nostro progetto che da tempo oramai si trova in una situazione di stallo!!
      Abbiamo cercato di trovare dei contatti con enti ed organizzazione che potevano aiutarci nella stesura e nella concretizzazione del progetto (tutto questo accadeva nei primi giorni di agosto) ma non abbiamo ricevuto alcun tipo di risposta…da qui il nostro scoraggiamento.
      Una spinta a reagire ci è venuta dal Kublai Aword 2010 al quale però difficilmente riusciremo a partecipare con un progetto ben fatto!
      Ma abbiamo deciso di non disperare e, indipendentemente dalla nostra partecipazione o meno al cocncorso, di arricchire e concretizzare la nostra idea.
      Per fare questo chiediamo anche il vostro aiuto!!!!
      L’idea di base, ovvero quella di creare laboratori didattici al fine di stimolare la creatività intesa come momento di crescita intellettuale, ci pare buona.
      Si tratta di confezionare un pacchetto di afferta ad hoc fatto di attività laboratoriali che possono essere indistintamente utilizzate sia all’inteno di scuole pubbliche o private, sia da associazione ed enti che svolgono attività indirizzate ai giovani.
      I laboratori sono destinati ai giovani dai 4 ai 12 anni che vivono in realtà sociali difficili.
      L’obiettivo consiste nel far conoscere il patrimonio artistico, artigianale e folkloristico di Napoli utilizzando la creativita dei ragazzi. Tali attività si concretizzano con un recupero di tecniche e materiali della tradizione dando anche spazio alle tematiche sull’ambiente e sul riciclo.
      La nostra idea prevede il coinvolgimeto diretto degli artisti e degli artigiani che vivono e lavorano sul territorio i quali attraverso l’ esperienze a la creatività, infondano nei ragazzi il loro stesso amore e la loro stessa passione per l’arte e per la città. In questa fase i ragazzi vengono ospitati nelle botteghe e negli atelier degli artisti per toccare con mano ” i ferri del mestiere”. Traiamo spunto dalla metodologia creata da Munari quando afferma che invece di tante spiegazioni è preferibile utilizzare esempi visivi e “far vedere come si fa” con “azioni-gioco”, percepibili attraverso i sensi, l’azione dinamica del movimento e dell’uso di un materiale o di uno strumento. “Con il gioco“- dice infatti – “il bambino partecipa globalmente: al contrario, se ascolta si distrae perché continua a pensare ad altre cose”. Il tutto deve essere un gioco: si impara giocando.Il principio didattico viene definito ancora da Munari: “Non dire cosa fare ma come”. È un metodo dunque che si basa sul fare affinché i bambini possano esprimersi liberamente senza l’interferenza degli adulti, diventando indipendenti e imparando a risolvere i problemi da soli.
      Un’educazione improntata su tali principi, ovvero sullo sviluppo autonomo e razionale della creatività, permette ai ragazzi, una volta adulti, di superare le difficoltà connesse all’approccio con realtà differenti da quelle strettamente locali o nazionali nelle quali vivono.
      Crediamo che tali iniziative possano essere applicate non solo ad una realtà particolare e ricca di contraddizioni come quella napoletana, ma anche in altri contesti territoriali e sociali dove urge una sensibilizzazione verso tematiche legate alla cultura locale e/o ai temi ambientali.
      Come potete notare l’idea continua a svilupparsi e a mutuarsi,ma..ciò che manca è una sua effettiva concretezza. Proprio su questo aspetto (ovviamente accettiamo consigli anche sull’idea) vogliamo una vostra opinione e il vostro aiuto al fine di iniziare una stesura delle fasi operative del progetto.
      Grazie a tutti!!

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Nicola
      Nicola Salvi
      Membro

      Cara Raffaella, cogli in pieno lo spirito del Kublai Award che non è un concorso competitivo, ma uno stimolo per migliorare le idee e i progetti.

      Apprezzo molto la vostra idea e la filosofia che sta alla base di essa.

      Potrei rapidamente disegnarti uno scenario realizzativo di questo tipo: create una associazione non profit, cercate artigiani o artisti che vogliano aiutarvi dandovi disponbilità di tempo, insieme a loro formulate il progetto di un laboratorio, andate in giro per scuole a promuoverlo. Dopo il promo laboratorio, cercate di metterne in piedi altri. Fonti di finanziamento? Nessuna. Le scuole non possono pagarvi, i genitori raramente saranno disposti a pagare per i laboratori (se non pochissimi euro). Non pensate agli enti pubblici perché è molto difficile recuperare fondi da comune, provincia o regione.

      In sostanza, tutto si baserebbe sulla passione e sul lavoro volontario. E’ quello che vi interessa?

      In alternativa che fare?
      per trovare un modello economico sostenibile, si tratta di individuare tematiche da laboratorio che vadano a colmare o inventare una esigenza reale per la quale qualcuno è disponibile ad investire denaro.

      Vi siete chiesti perché non avete trovato alleati o risposte fino ad ora? Dove sta il problema?

    • Autore
      Articolo
    • Ciao nicola e grazie per i tuoi preziosi suggerimenti!!!
      In realtà uno dei nostri obiettivi è anche quello di creare un progetto in grado di generare un minimo di profitto..anche perchè questo è un fattore importante (credo) per cercare di accedere ad una qualche forma di finanziamento. Ci rendiamo conto che una delle prime cose da fare è quella di chiederci e indagare se la nostra offerta copre una richesta effettiva.
      l’idea di una profonda interrelazione tra ragazzi ed artisti/artigiani potrebbe spingersi ulteriormente e magari,in un secondo step, pensare alla costruzione di uno spazio espositivo (una sorta di galleria civica per gli artisti napoletani contemporanei che tanto manca nella nostra città) dove esporre le opere degli artisti e quelle realizzate assieme ai ragazzi durante i laboratori.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Nicola
      Nicola Salvi
      Membro

      Chiara il profitto viene generato solo se l’offerta corrisponde ad una domanda.
      Quindi anche l’idea della galleria con i prodotti artigianali deve trovare un riscontro nella cittadinanza o nella domanda turistica.

      Il fattore “profitto” non è necessariamente importante per la ricerca di finanziamenti, soprattutto se si parla di iniziative non profit come le vostre.

    • Autore
      Articolo
    • l’idea della galleria con esposte le opere di artisti e artigiani che hanno collaborato al laboratorio rappresenterebbe una seconda fase del progetto, quando cioè i laboratori con i ragazzi abbiano preso il giusto avvio.
      Per quanto riguarda i laboratori, si tratta di creare un vero e proprio pacchetto di offerta standardizzata offribile ad enti che si occupano di recupero sociale, a scuole ed asili pubblici e privati e perchè no anche ad aziende i cui dirigenti hanno a cuore il benessere dei propri impiegati e il livello culturale delle rispettive famiglie e figli.
      Le fonti di sostentamento sarebbero le donazioni e l’autofinanziamento.
      Tocca ora progettare i laboratori in maniera precisa e capire i reali bisogni della domanda potenziale.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Nicola
      Nicola Salvi
      Membro

      Ciao Chiara
      se avete in mente i potenziali “clienti” di questi laboratori, perché non andate a trovarli illustrando la vostra idea? Sarebbe un modo per ricevere dei feedback e mettere a punto i contenuti.

      Potresti provare a impostare una presentazione che potremmo rivedere insieme qui su Kublai.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
      Partecipante

      Ciao Chiara e Raffaella

      Le idee che mettete sulla bilancia sono valide e tutte molto ma molto interessanti, già avviate in altre realtà e territori, è importante a mio avviso bilanciare il ritorno di benefici territoriali e la sostenibilità del progetto oltre alla diffusione di tematiche a cui fate riferimento.

      Secondo me è necessario individuare e suddividere i ruoli degli stakeholders del processo, io li suddividerei così:

      - Artigiani/artisti : che sono coloro che portano la tecnica, tramandano l’esperienza e le capacità manuali di saper fare, costruire, lavorare i materiali nelle varie forme.

      - Urbanisti, studenti e ricercatori, ma anche semplici appassionati, interessati alle tematiche del riciclo, del riuso, dell’ecosostenibilità: che sono la coscienza critica ed i portatori di interesse e valore aggiunto all’iniziativa.Sono coloro che possono agire sulle “reti lunghe” ovvero intrecciarsi con altri progetti, media, ad esempio in Kublai c’è un progetto di un magazine che porta l’attenzione alle tematiche dell’ecosostenibilità a 360 gradi e si chiama GenitronSviluppo oppure Giardino Biosociale.

      - I bambini: destinatari dell’intervento ma anche leva di diffusione virale di queste abilità e di questa coscienza.

      A questo punto gli interventi potrebbero essere molteciplici,
      - dalla creazione di cestini dei rifiuti artistici e differenziati, ne stiamo parlando in Jukeglassboxart (puoi vedere i video che illustrano alcune applicazioni), che potrebbero essere realizzati e comprati dagli Enti (comune, circoscrizione, azienda, asili, scuole, ecc..).

      - La costruzione di strumenti (percussioni e affini) magari collegandovi con un altro progetto come quelli del team di Scampia (già saltata alla cronaca per i percussionisti tra l’altro), Scampia Street Festival e Radio Scampia

      Ad ogni modo qualora non l’aveste fatto vi invito a visionare la mappa dei progetti (la sto aggiornando ora) soprattutto esaminando quelli contigui per area geografica e quelli affini alle vostre tematiche.

      - Un altro strumento di diffusione (virale) e di sostegno anche economico, ma la butto li davvero….può essere quello di documentare in minifilmati demo queste esperienze legate ai laboratori, alle percusioni, anche con brani composti che possano diventare suonerie e fare in modo che si diffondano.
      I bambini spendono gran parte della propria paghetta in suonerie improbabili, di basso profilo, poco educative, tanto vale a questo punto che possano diffondersi queste pratiche anche con uno strumento ormai utilizzato e diffuso tra i ragazzi (o comunque dai genitori dei ragazzi) e che possa essere un generatore di revenue.
      Anche in questo caso alcuni progetti di Kublai potrebbero essere funzionali.

    • Autore
      Articolo
    • ciao Walter, grazie per i consigli…devo effettivamente confermare la connessione involontaria del nostro progetto con tutti quelli che hai elencato. A differenza di quest’ultimi però abbiamo improntato la nostra idea su una esigenza reale,quella napoletana (e non solo), per avere come obiettivo la crescita intellettuale-creativa dei piu giovani, soprattutto dei bambini più piccoli. Infatti come hai potuto constatare Il nostro punto di riferimento è la metodologia di Munari “un bambino creativo sarà un adulto felice”…sembra una frase scontata ma se pensiamo alla nosta infanzia e l’ha rapportiamo al presente e magari l’ha confrontiamo con altri nostri coetanei…viene fuori la natura vera e propria del nostro progetto, perfettamente adatto a rispondere ad un malessere diffuso tra giovani che si sviluppa però proprio nella più tenera età. Tu hai infatti colto uno degli aspetti come quello dell uso tristissimo di scaricare suonerie improbonibili ed hai anticipato un altro punto fondamentale del progetto, quello delle percussioni…facendo io parte di un gruppo di percussioni brasiliane non poteva certo mancare l’inserimento di un percorso del genere con le altre tematiche elencate.

    Devi essere loggato per rispondere a questa discussione.