Prima bozza documento di progetto

Torna a tutte le discussioni
  • Prima bozza documento di progetto
  • Iniziato da Marco Minghetti Avatar di Marco

    • Autore
      Articolo
    • Presentazione del Progetto: Le Aziende In-Visibili: il Film!
      Capitolo 1)

      § 1.1 L’idea progettuale

      Qual’è l’elemento caratterizzante/idea centrale : Si tratta di realizzare, con tecniche innovative, un film tratto dal romanzo collettivo “Le Aziende In-Visibili”.
      Il romanzo “Le Aziende In-Visibili”, ispirato a “Le Città Invisibili” di Italo Calvino, è una riflessione narrativa collettiva sulla vita contemporanea in un momento di enormi trasformazioni (soprattutto tecnologiche), con le relative ripercussioni sull’interazione azienda-uomo e uomo-uomo. L’opera è stata ideata e realizzata da Marco Minghetti e dalla Living Mutants Society, che raccoglie 99 personalità eccellenti, rappresentative del made in Italy nel campo dell’arte, dell’economia, della cultura e dello spettacolo, quali Alessandro Zaccuri, Walter Veltroni, Paolo Savona, Enrico Bertolino, Aldo Bonomi, Valeria Rossi, Gloria Bellicchi, Francesco Morace, Armando Massarenti (vedi allegato). Va inoltre sottolineato che:
      Le immagini di Luigi Serafini arricchiscono pregevolmente lo spirito visionario dell’opera, orientando l’immaginazione verso scenari surreali.
      Il romanzo ha già trovato una prima declinazione nel blog-network di Nova100 (http://marcominghetti.nova100.ilsole24ore.com/)
      L’opera costituisce l’ultima realizzazione di un movimento culturale nato 15 anni fa, lo Humanistic Management (http://www.humanisticmanagement.it)
      Il soggetto del film, scritto da Adelchi Rossini, si snoda lungo diversi percorsi narrativi all’interno della molteplice trama de Le Aziende In-Visibili, ciascuno corrispondente ad un personaggio del romanzo (Deckard, Fordgates Sr e Jr, Miranda ma anche altri personaggi minori) e che si svolge in parallelo in uno specifico Metaverso, fino al loro ricongiungimento progressivo.

      Perché l’intervento proposto è innovativo/nuovo/diverso: Il film è innovativo sia dal punto di vista concettuale, sia con riferimento al modello di produzione poiché:
      Il film propone una riflessione originale ed innovativa sul mondo aziendale inteso come metafora della contemporaneità, sulla necessità di trovare modalità di lavoro e convivenza più umane ed eticamente fondate (come del resto la crisi globale attuale certifica ampiamente) traendo linfa da una attività di riflessione che ha coinvolto negli ultimi quindi anni un network assai esteso di personalità di diversissima estrazione (humanistic management) e ha già prodotto molti risultati (pubblicazioni, cattedre universitarie, eventi, blog dedicati anche in contesti prestigiosi quali quello de Il Sole 24 Ore, eccetera);
      Il film sarà ambientato nell’iper-realtà (Second Life e altri Metaversi), oltre che nella real-life, e sarà realizzato integrando modalità di produzione / post-produzione tradizionali con la tecnica del machinima. E’ bene specificare che nel film SL dovrebbe rappresentare se stesso, senza ambizioni di film animation 3D. E questo vale per gli altri Metaversi. Il Metaverso è uno strumento, tra l’altro presente nel libro, di connessione tra persone, non un ambiente dagli effetti speciali simil-Pixar.
      Una comunità allargata sarà coinvolta in modo attivo nelle fasi critiche del processo (come sceneggiatura e casting), anche grazie all’utilizzo delle più avanzate piattaforme wiki, benchè il Wiki, prima ancora che un tool tecnico, sia un modello mentale e una prassi di lavoro, che prevede una consegna iniziale intorno a un’idea/progetto/obiettivo. Le Aziende In-Visibili é a tutti gli effetti un wikiromance realizzato senza piattaforma wiki. Va specificato inoltre che “Wiki” non significa libertà creativa senza regole e controlli. Ad esempio tutti i social network hanno un titolo (= un tema, uno scopo) e delle precise modalità di interazione. Lo stesso Progetto Kublai utilizza 2 social network (uno pubblico e uno privato) per fare delle cose ben precise e partendo dalla mission specificata (creatività per lo sviluppo locale). Non c’è dunque libertà assoluta nel Wiki. Basta pensare alla madre di ogni Wiki, Wikipedia. Nel nostro caso abbiamo un testo di partenza e un soggetto ricavato da quel testo. Questi sono i frame di riferimento. Ma lo sviluppo delle singole scene in cui il soggetto si articolerà sarà effettuato con le modalità di collaborazione e di condivisione tipicamente wiki, così come accade alle singole voci di Wikipedia.

      La realizzazione di un film di questo genere apre inoltre molte possibilità di ulteriore sviluppo e crescita per tutti quanti (singoli individui, società e territori) saranno partecipi (ai diversi livelli manageriali ed artistici) del progetto.
      Si tratta dunque un’impresa in senso profondo ‘umanistica’”. In prima battuta perchè è in grado di coniugare risorse artistiche e motivazioni sociali con aspetti di tipo tecnico-manageriale che servono necessariamente a strutturarle e a farle decollare. Ma è un’impresa umanistica anche nel senso che è una ‘rete’, in cui le maglie si sostengono a vicenda.
      Ancora, è un’impresa umanistica perché ha bisogno – in virtù dei suoi stessi valori intrinseci – anche della “Cosa pubblica”, della Comunità, per sostenersi e alimentarsi. E’ infine una delle declinazioni di quello che Mario Gerosa chiama “Rinascimento Virtuale” e Francesco Morace definisce “Terzo Rinascimento”.

      Qual’è il rapporto fra progetto e territorio: a differenza di altri Progetti Kublai, questo intende caratterizzarsi per il suo approccio “glocal”. La sua realizzazione consentirebbe nell’immediato di attrarre i migliori talenti esistenti in Italia per la realizzazione delle diverse fasi di lavoro (sia sul versante tecnologico sia su quello artistico), ma anche di creare sviluppo in due sensi:
      - a livello locale (gli artisti che possono lavorare a distanza creano indotto per il territorio = non emigrano; il territorio è inoltre un importante obiettivo di valorizzazione nei contenuti del progetto);
      - a livello nazionale, il film potrebbe divenire un biglietto di presentazione delle potenzialità creative esistenti in Italia e trovare una collocazione ottimale in contesti come l’Expo del 2015.

      Per questi motivi dovremmo dare un ruolo un importante, almeno nella fase iniziale, agli interlocutori istituzionali potenziali finanziatori : Ministero BB CC, Expo, Camera della Moda, ecc. Quindi il product placement dovrebbe orientarsi con forza anche nel settore marketing territoriale, che ha tanto bisogno di promozione e rientrerebbe ancora più coerentemente e massicciamente nella mission Kublai.

      § 1.2 Il piano delle attività
      Il team di progetto è costituito da:
       Marco Minghetti: ideatore e responsabile del progetto è manager, scrittore, blogger, docente universitario
       Adelchi Battista: regista e sceneggiatore
       Paolo Costa: Partner Visiant Spindox, esperto di nuovi media e di integrazione di sistemi
       Antonio Fazio: Ad Baum, esperto in product placement
       Diomira Cennamo: giornalista ed esperta di comunicazione d’impresa
       Il Progetto Kublai (Ministero per lo Sviluppo Economico) patrocina e supporta il Team.

      Asset disponibili per il Progetto:
       Competenze
       manageriali (Minghetti si dedicherebbe in particolare full time alla produzione esecutiva, Costa, Fazio e Cennamo si attiverebbero per le aree tecnologia, marketing, comunicazione) ,
       artistiche (Adelchi Battista è il regista che più di ogni altro ha effettuato sperimentazioni in Second Life ed è fornitore accreditato di aziende come IBM per realizzazione di video in SL),
       di policy (partnership con il Progetto Kublai)
       Un network di designer, artisti, tecnici multimediali attivabili
       Contatti privilegiati verso i potenziali investitori privati e pubblici
       Risorse messe a disposizione dal progetto Kublai (un primo set del film si sta organizzando in uno spazio SL dedicato nel Porto dei Creativi)
       Il soggetto del film già scritto da Adelchi Battista con Marco Minghetti
       La rete dei 99 co-autori de Le Aziende In-Visibili e più in generale degli aderenti allo Humanistic Management

      Capitolo 3) Timeline e prospetto economico-finanziario
      § 3.1 Tempistica e Budget
      In questa fase è necessario trovare un investitore che compri la “business idea” e investa 100.000 Euro per lo Start Up della NewCo, il soggetto dotato di personalità giuridica che entro aprile 2009 dovrà occuparsi di:
      Perfezionamento Piano dei costi e dei ricavi. In prima approssimazione è immaginabile un fatturato complessivo nell’ordine dei 5 milioni di Euro.
      Individuazione dei partner tecnologici, degli investitori pubblici e privati
      Definizione delle modalità/canali di distribuzione (online/offline)
      Sviluppo sceneggiatura (anche per ottimizzazione product placement)
      Sviluppo set su spazio dedicato da Kublai e realizzazione trailer “teaser” con testimonial di eccellenza
      Lancio dell’iniziativa e raccolta sponsor in occasione di MILIA Interactive TV, Television Conference 30 March to 1 April 2009 – Cannes, France

      Successivamente si potrà partire con le fasi di produzione e distribuzione del film, che orientativamente richiederanno un anno di lavoro.

      Flussi di ricavo:.
      – Sponsorizzazioni tecniche da parte di attori interessati alle sperimentazioni applicative nei metaversi (Ibm, Linden, ecc.)
      – Product placement innovativo (con presenza del brand “etici” nel film)
      – Finanziamenti pubblici per valorizzazione di giovani creativi, marketing territoriale sperimentazione di nuove tecniche di comunicazione, formazione di un centro di eccellenza
      – Diritti di distribuzione

      Allegati:
      You must be logged in to view attached files.
    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Walter
      Walter Giacovelli
      Partecipante

      Ero impossibilitato a venire all’help di martedì (che mi dicono essere stato un successo), metabolizzo/iamo questa draft progettuale, solida e poderosa, cercando di apportare un pò di entropia creativa, mitigato da ordine progettuale.

      Sarebbe importante capire come potrebbero interagire nella costruzione del film, alcuni progetti presentati nello stesso Kublai (di 3D e/o di second life).

    • Autore
      Articolo
    • Io penso che già ora vi siano progetti di almeno di 2 tipi che potrebbero concretamente interagire:
      i progetti che in vario modo sono collegati all’animazione 3d
      i progetti legati comunque al cinema (a partire dai festival).

      La prima tipologia di progetti potrebbe avvalersi de Le Aziende In-Visibili sviluppando parti del film che richiedono animazione grafica, ottenendo quindi commesse e proventi economici, oltre che visibilità, con i quali poi potrebbero incrementare le proprie attività specifiche anche indipendentemente dal film;
      la seconda tipologia, interagendo per tutto quanto riguarda il tema della distribuzione e commercializzazione del film

      Ma al di là di questo, é il Progetto Kublai in quanto tale che potrebbe trarre giovamento dalla realizzazione del film in molti modi:
      La selezione da effettuare per la realizzazione delle varie parti (dal casting degli avatar alla colonna musicale) consentirebbe di promuovere una attività di ulteriore attrazione di giovani talenti;
      il potenziamento delle attività legate al marketing territoriale potrebbe fare del film un potente veicolo di visibilità per opportunità/risorse/attività locali
      le attività di product placement innovativo consentirebbero di dare visibilità/spinta a marchi/imprenditori/aziende giovani e di qualità (per questo il riferimento ad esempio nel progetto alla Camera della Moda)

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      Leggiamo…

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Paolo
      Paolo Costa
      Membro

      vi segnalo, su “Nòva 24” di giovedì scorso, qualche spunto per noi a proposito del cinema realizzato con il contributo del crowd, nella fase di produzione e/o in quella di distribuzione. Un caso di cui si è parlato molto è quello di We are the strange, film di animazione di Michael Belmont (aka M Dot Strange) prodotto coinvolgendo il pubblico della Rete (effetti speciali, comparse) e messo in vendita online. Date un’occhiata al bellissimo trailer.

      Un caso ancora più significativo è rappresentato dal progetto A swarm of angels, finalizzato alla realizzazione di un film “open source”. A partire da un soggetto pre-costituito, si chiede di partecipare sia alla discussione che poterà alla definizione della sceneggiatura (tramite forum online), sia al finanziamento dell’opera. Con 30 euro chi aderisce al progetto ha diritto di voto sulle principali decisioni creative e accesso prioritario a tutti i materiali, i quali sono liberi da copyright e quindi remixabili. Obiettivo: coinvolgere un milione di persone.

      C’è poi il caso di “Torno subito”, lungometraggio di Simone Damiani scaricabile gratuitamente dalla rete anche in alta definizione dal sito del regista e da Facebook: 15 mila download in un mese, ma per ora nessun produttore a farsi avanti per finanziare la versione destinata alle sale cinematografiche.

      Vi segnalo poi IndieGoGo, “an online social marketplace connecting filmmakers and fans to make independent film happen. The platform provides filmmakers the tools for project funding, recruiting, and promotion, while enabling the audience to discover and connect directly with filmmakers and the causes they support”.

      Ma l’esempio forse più interessante è quello di Mass Animation, promosso da Intel. Si tratta di un concorso per la realizzazione di un cortometraggio di animazione. Chiunque può iscriversi, scaricando gli script e i modelli da animare in brevi sequenze (3-7 secondi). Hanno già aderito 1500 persone. Dal 17 novembre (domani!) i creativi potranno scaricare i materiali e dal 24 novembre potranno caricare i loro lavori, fino al 30 gennaio. La community, poi, potrà vedere e votare le realizzazioni migliori per ciascuna sequenza. Successivamente il regista monterà le sequenze e avvierà la post-produzione. Tutti gli autori delle sequenze riceveranno un compenso e saranno inseriti nei credits. Il film sarà pronto in primavera.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      Contributo molto utile, Paolo! Direi che queste esperienze possono fornire indicazioni per superare il mio (e nostro) dubbio sul dilemma wiki vs. direzione artistica. Io ho qualche idea, nei prossimi giorni mi confronto con i miei e vi rispondiamo.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Diomira
      Diomira Cennamo
      Partecipante

      Davvero molto interessanti i link di Paolo. Credo che si possa per diversi aspetti attingere da tutti.

      Riflettendoci su, mi sembra che, al di là dell’interesse da parte della stampa e dei riconoscimenti da parte della critica, purtroppo sotto il profilo della distribuzione sono tutti in attesa. Ad eccezione del Doctor Strange, che ha deciso di autodistribuirsi vendendo il DVD (e gadgettistica) sul sito. Una possibilità, in ogni caso.
      In generale però mi sembrano tutti tentativi di attuare un modello di business innovativo per la distribuzione di film. E We are the strange mi sembra tra tutti quello che si è spinto più in là in questa ricerca, che comunque non ha raggiunto il grande schermo (nonostante, a quanto pare, la qualità lo consenta).

      Ciò che io mi aspetto da questo gruppo, e in particolare dalla componente manageriale, è l’individuazione, anche creativa, di un modello di business di successo.
      Ma mi aspetto anche qualcosa in più: vorrei che il modello da seguire non fosse quello dell’ennesimo sfruttamento di creatività (in sostanza, con delle eccezioni, come quella del ragazzo poi assunto da Piaggio…e grazie a Piaggio!) dei vari Qoob (http://it.qoob.tv/) e dei programmatori alle dipendenze di M Dot Strange (oggetto di tutti i riconoscimenti di critica e pubblico). Questi esperimenti funzionano benissimo e fanno scalpore all’inizio ma poi stancano: http://www.slideshare.net/JohannesBhakfi/web20-dilemma-presentation… .

      Quello che dovremmo riuscire a realizzare noi è un prodotto sicuramente in parte wiki, come lo è il libro stesso, ma rispettoso del lavoro delle persone, che dovrà essere realizzato:
      a. previa selezione (criterio meritocratico)
      b. con un apporto visibile e retribuito.
      Anche perché qui lo sforzo che si prospetta è enormemente più elevato della scrittura dell’apologo da parte dei 99 coautori del libro, a meno che non si voglia deframmentare il lavoro al punto tale da cadere nel “crowd” puro, nell’indifferenziato appunto.
      Ma questo tradirebbe i valori umanistico-manageriali su cui il libro stesso si sostiene. Stiamo realizzando un prodotto di qualità e complicato, sia dal punto di vista della realizzazione che del mercato, che richiede professionisti qualificati nel loro settore (manageriale, tecnico, artistico). Obiettivo per cui si profila una vera e propria Impresa creativa che, in quanto tale, deve porre al centro i valori di rispetto e di promozione dell’individuo sin dalla meritocrazia della selezione e fino al riconoscimento del lavoro e dell’impegno di ognuno.

      Sicuramente andrà realizzato un sito che terrà aggiornati sull’avanzamento del progetto e che sarà la nostra interfaccia con i creativi. Nella sezione Casting si potrà iscrivere il proprio avatar-attore e scoprire chi è stato selezionato; nella sezione Scenografia si potranno selezionare i creativi e visionare le strutture realizzate e scelte per il film; nella sezione Soggetto si potrà leggere lo stesso; si potrà prevedere un forum ecc., a seconda del grado di trasparenza e di interazione con i “fan” prescelto.
      Molto probabilmente, seguendo l’esperienza di Kublai in cui sono inserita, si prevederà un Basecamp a uso interno degli “artisti”.
      Probabilmente si potrà vendere prodotto finale in HD su DVD direttamente dal sito, come We are the strange. Oppure se ne farà una versione a puntate per mobile…
      Tante strade sono aperte, soprattutto se dovremo aggirare la distribuzione tradizionale. E in questo caso, lo sforzo di promozione e marketing del prodotto finale e in realizzazione dovrà necessariamente essere molto più massiccio e a nostro carico, dal momento che (esagero) dovremo aprire un nuovo mercato, cosa che non farebbe male all’economia italiana, sempre di tre passi indietro rispetto alla parte avanzata del mondo (guarda caso, We are the strange è stato sottotitolato in una quindicina di lingue, molte delle quali europee, tranne la nostra)…Anche perché forse è proprio questo il momento di trainare il mercato, piuttosto che seguire trend già delineati e avanzati (su piattaforme vecchie e stagionate, però).

      Non so, che ne pensate?

    • Autore
      Articolo
    • Sono contento di vedere come la discussione stia prendendo slancio e consistenza anche grazie ad un team di progetto perfettamente equilibrato, come è emerso dalle presentazioni di Antonio e Adelchi durante l’help desk di martedì e dai successivi contributi scritti di Diomira e Paolo: se Diomira e Adelchi in una metaforica quadriga platonica rappresentano i cavalli bianchi che puntano all’Iperuranio dei principi etici e valoriali (Diomira) e dell’integrità artistica (Adelchi), Paolo e Antonio rappresentano i cavalli neri che ci riportano ad una più terragna ma necessaria riflessione sui modelli di business e gli strumenti per il finanziamento del progetto.

      Nella mio ruolo di “auriga” ovvero di responsabile del tutto credo sia il caso di sintetizzare questa discussione in particolare a beneficio di Alberto e del team di Kublai:

      1) Principi etici. Sotto questo profilo il progetto nasce con l’intento di contribuire agli obiettivi di Kublai, con particolare riferimento allo sviluppo economico del territorio attraverso la valorizzazione di talenti italiani noti ma soprattutto meno noti, offrendo un frame di riferimento “glocal” tale da consentire non a tutti ma ai più meritevoli e capaci di contribuire al progetto, nelle diverse fasi di produzione del film e rispetto alle diverse competenze necessarie alla sua realizzazione, ottenendo non solo visibilità ma anche una concreta retribuzione per il lavoro svolto;
      2) Principi artistici. Il film ha una sua precisa identità: nasce da un soggetto ideato da Adelchi tratto da un libro scritto con modalità (meglio con una mentalità) “wiki” da 99 personalità eccellenti della cultura e dell’economia. IO personalmente voglio realizzare QUESTO film, non altri. Così come il libro è nato tenendo ben fissa la cornice che in quel caso avevo scritto io e le regole del gioco (ogni autore ha accettato di scrivere un episodio secondo le modalità che io gli ho indicato e accettando poi le eventuali modifiche da me apportate ad ogni episodio per garantire l’identità complessiva del libro), così il film dovrà trovare un equilibrio fra la libera creatività espressa da chi parteciperà alla realizzazione della sceneggiatura e ai particolari del suo sviluppo (casting, musica, scenografia, ecc) e la direzione artistica che dovrà rimanere saldamente in mano al regista (Adelchi) e al Produttore Esecutivo (Io).
      3) Modello di business. A questo punto dovrebbe essere chiaro il motivo per cui il modello che abbiamo presentato alla riunione di martedì è un modello misto, in cui il crowd o wiki si innesta su una modalità più tradizionale di produzione, che rende necessario come primo passo la creazione di un soggetto giuridico (casa di produzione) che sia quindi responsabile di gestire e coordinare tutte le fasi di ideazione, realizzazione e distribuzione del film, anche attraverso il sito immaginato da Diomira;
      4) canali di finanziamento. In questo quadro ritengo possibile tendere ad una prospettiva che mette insieme il finanziamento pubblico (enti interessati a sostenere il progetto per sue finalità etiche e di sviluppo) sia quello privato (enti interessati alla sperimentazione di nuovi linguaggi sia dal punto di vista tecnologico che della comunicazione). Resta fermo comunque che anche gli investitori privati interessati in particolare al tema del product placement andranno scelti in base a rigorosi parametri etici e di coerenza artistica con i contenuti del film.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      Allora, mi sono letto con attenzione il documento postato da Marco all’inizio di questa discussione. Le mie riflessioni sono queste:

      1. c’è un po’ un salto logico, nel senso che il capitolo 1 (l’idea) e il capitolo 2 (manca il numero, ma è gli asset) parlano del film mentre il capitolo 3 (timeline e budget) parla della nuova azienda che dovrebbe realizzare il film. Il risultato è, secondo me, difficilmente finanziabile (almeno dal settore pubblico), nel senso che ci vogliono 100K euro per assumere Marco e una segretaria, affittare un ufficio e scrivere il business plan; mentre di risorse per fare il film non si parla. Secondo me se scrivete un progetto che parla un film dovreste scrivere: da qualche parte faremo una società che lo realizzerà. Il film costerà X, con questa ripartizione. Se scrivete un progetto che parla di un’azienda si entra in una logica da venture capital e allora è chiaro che l’investimento seed serve esattamente a mettere in piedi l’azienda.
      Capisco però che dietro il salto logico c’è un problema serio, e cioè che servirebbe tempo pagato in cui lavorare a tempo pieno a un’idea che ancora non produce profitti. Da qui in poi ragiono sull’idea che il progetto che portate a Kublai sia il film, e l’azienda ve la fate a parte. Secondo me, tra l’altro, Kublai lavora meglio per progetti.

      2. credo che il capitolo 1 dovrebbe essere diviso in sezioni che corrispondano ai diversi tipi di valore generati dal film, ciascuno correlato al tipo di alleato che si potrebbe coinvolgere. Per esempio: ricadute in termini di integrazione tecno-socio-estetica tra i metaversi (nell’ipotesi di un film che ne coinvolge molti, che a me personalmente non convince e credo verrà abbandonata per motivi artistici) – IBM, Linden; costruzione di una forte aggregazione italiana di competenze tecnico-creative nei metaversi – azione cinema del DPS; product placement – aziende private; sperimentazione di modalità di lavoro collaborative nel cinema – politiche per l’innovazione; promozione territoriale – strutture e istituzioni preposte.

      3. credo che tutte queste sezioni andrebbero discusse e argomentate, giungendo alla conclusione che il film crea molto valore in ciascuna di esse. Lo ha fatto molto bene Paolo con il tema della produzione creativa in wiki nei precedenti commenti a questa discussione. Dove l’argomentazione non fosse difendibile, meglio abbandonarla piuttosto che cercare di arrampicarsi sugli specchi, rimarranno comunque altri valori.

      4. come dicevo all’Help Desk, questo progetto non è facilissimo da raccontare, perché, paradossalmente, ha troppi punti forti, crea valore in diverse aree e di conseguenza “non si capisce”. Nell’ottica di cercare alleati, forse sarebbe una buona idea che lavoraste su un suo elevator pitch. Nella redazione di un documento progettuale da 5-10 pagine, invece, la ricchezza del progetto può e deve venire mantenuta.

      Che ne pensano gli altri?

    • Autore
      Articolo
    • caro Alberto,

      grazie mille condivido in pieno le tue riflessioni in particolare quelle del punto 2. nei prossimi giorni vedrò di elaborare un documento articolato nelle sezioni da te proposte,mi sembra giustissimo. Credo però anche che sia opportuno discutere non solo approfonditamente ma anche in maniera molto trasparente. Come tu dici c’è in origine “un problema serio, e cioè che servirebbe tempo pagato in cui lavorare a tempo pieno a un’idea che ancora non produce profitti.” Non si può eludere questo problema semplicemente dicendo “da ora in poi parliamo solo di progetto”. L’azienda cui mi riferisco non è il fine ma il mezzo credo indispensabile per realizzare il progetto. Non è un salto logico ma la necessaria congiunzione per passare dal dire al fare.Poi io sono fiducioso che, realizzando il progetto, si pongano le basi per uno sviluppo di attività più strutturate, ma questo non è adesso importante mettiamolo pure da parte. Resta in sintesi il fatto che per realizzare questo, come qualsiasi altro film, occorre un ente (ovvero un aggregatore di risorse umane tecniche ed economiche) che lo produca e che sia in grado di garantire:
      un elevato livello qualitativo del prodotto finale;
      una adeguata retribuzione specie per i giovani talenti che vorremmo valorizzare.
      Per avviare le attività di questo ente occorre un investimento iniziale a rischio (i 100 k di cui dicevamo). Tutto qui.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      Marco, non ne dubito. Ma dubito che esista una linea di finanziamento pubblico che ti paga a rischio un’azienda. Esistono linee che ti pagano un prodotto. Per esempio, l’azione cinema del DPS ha finanziato un film (“I vicerè” di Faenza) e una fiction TV (“Agrodolce”), ma non mi risulta che abbia creato strutture per farlo: Faenza si appoggia a una società di produzione che si è intestata il progetto. I costi fissi molto difficilmente sono finanziabili in ‘ste robe. Io dicevo solo che mi sembra più percorribile la strada con cui qualcuno fa un’azienda, che poi concorre a risorse pubbliche per fare il film. Inoltre anche in questa tua replica c’è un po’ il salto logico del mio punto 1: se paghi i giovani talenti e la qualità del prodotto finale stai pagando il film, il che non pone questo problema, e non è nemmeno a rischio. Il capitale sociale, invece… beh, per quanto ne so io quello invece sì.

      Magari Tito o Marco, più esperti di me, possono smentirmi. :)

    • Autore
      Articolo
    • Si Alberto appunto: Faenza si è appoggiato ad una casa di produzione, ad un ente giuridico E’ proprio quello che in questo caso non abbiamo e che dobbiamo mettere in piedi. Credo. Però attendo fiducioso il parere degli esperti.

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Tito
      Tito
      Keymaster

      Ahimè, vista la natura del progetto, temo che qui di esperti ce ne siano davvero pochi. Io provo a dire la mia sull’idea progettuale così come è stata formulata, oltre che sul dibattito che è insorto.
      Partendo dalla diatriba in corso: io concordo con Alberto sul fatto che il documento debba prendere una decisione fra la ricerca di sostegno per un’azienda, o per la realizzazione di un film. Non sono altrettanto sicuro che non esistano fonti di finanziamento pubblico per l’avvio di una casa di produzione cinematografica, se questa avesse innegabili caratteristiche di innovatività. Probabilmente la fonte non sarebbe l’azione sul cinema del DPS, ma dobbiamo informarci. Le politiche di sviluppo hanno finanziato migliaia di aziende sotto forma di aiuti ed ancora lo fanno (anche se in misura decrescente). Certo esistono dei massimali fissati dall’UE in termini percentuale dell’investimento che può essere finanziato dallo stato, che variano da regione a regione ed in funzione della tipologia di aiuto, il tutto a tutela della concorrenza. In generale quindi si tratta sempre di co-finanziamenti, ed è raro che si possano coprire i costi di funzionamento, mentre le spese ammissibili sono in genere quelle d’investimento. Senza addentrarci ulteriormente nel tecnico, comunque, ritengo più importante che il progetto decida che cosa vuole essere, prima ed a prescindere dalla ricerca di fonti di finanziamento che ne sarà conseguenza.
      Ora aggiungo i commenti che mi ero appuntato io, leggendo la prima bozza di documento-progetto. Il primo è più pertinente se si prende la strada del film. Il secondo, se si sceglie di incentrare il progetto sullo start-up di un’azienda.
      La prima riflessione che mi viene da fare riguarda il mercato di riferimento del film che si prospetta, che di conseguenza è anche il mercato di interesse di eventuali sponsor privati. Anche dopo aver letto gli interessanti casi e commenti di Paolo e Diomira, la mia intutizione mi dice che, questo film, oggi, sarebbe visto ed apprezzato da un’élite culturale e tecnologica. Questo non toglie del tutto interesse per i privati al progetto, ma l’interesse verterebbe sul fatto che gli autori e gli spettatori del film sarebbero opinion leaders, più che consumatori. Ossia l’interesse delle aziende non riguarderebbe l’ampiezza del mercato, ma il potere di questo network. Questa riflessione, non necessariamente corrispondente alla realtà, è importante per il progetto perché influenza il tipo di finanziatori privati che potrebbero essere interessati. Per questo non è necessario essere d’accordo con la mia visione, ma bisogna dire qualcosa al riguardo nel progetto.
      Seconda considerazione: se si chiede sostegno per una new-co, è necessario a mio parere fornire un’idea più chiara dell’azienda che si intende pone in essere, descrivendone il funzionamento a regime. Qual è la sua ragione sociale, quali i principi a cui si ispira? La sua mission io proverei a scriverla in modo sintetico. Una volta che si fosse riuscito a farlo, e non è certo banale, il tipo di partner pubblici e privati da cercare di coinvolgere, sarebbe molto più chiaro. Finanziare una new-co come primo passo verso la costruzione di una realtà d’impresa fortemente desiderabile, non è irragionevole. Le categorie per poterlo fare possono essere quella dell’investimento iniziale, dello studio di fattibilità, o altre.
      Commento finale più sulla forma: il documento è scritto un po’ troppo parlando a Kublai, per convincere questa comunità. Ma ricordiamo che Kublai non finanzia. Il progetto dovrebbe essere più autosufficiente; come un titolo al portatore deve poter parlare ad una certa tipologia di finanziatore, se non a tutti, e senza dare nulla per scontato.

    • Autore
      Articolo
    • Grazie mille Tito per l’intervento molto chiaro e condivisibile.
      Partiamo dall’assunto che l’obiettivo è fare il film. Poichè dobbiamo tuttavia appoggiarci ad una “casa di produzione”, che presenti formalmente il progetto agli investitori pubblici e privati, a questo punto io procederei così:
      1) farei presentare formalmente il progetto da parte di una società già esistente: Visiant (Paolo Costa) o Baum (Antonio Fazio)
      2) Il gruppo di progetto dettaglia meglio il documento seguendo le indicazioni di Alberto e Tito
      3) una volta scritto il documento nella forma appropriata Kublai ci aiuta a capire in che modo possiamo rivolgerci al finanziatore pubblico almeno per avviare la fase di pre-produzione (per la quale occorono i famosi 100k).
      Ricordo che, tecnicamente parlando, questa fase, la pre-produzione, comprende:
      Soggetto originale
      Breve scritto (solitamente la lunghezza di un soggetto va dalle 3 alle 10 cartelle) che racconta la trama del film, fornendo in modo succinto un’idea dei tempi, dei luoghi, dei personaggi. Precede il trattamento e la sceneggiatura. Nel nostro caso il soggetto si presenta nella forma di un “Adattamento da opera originale” ed è stato già stato scritto da Adelchi in collaborazione con me. Lo allego così possiamo prenderne tutti visione.
      Reperimento dei fondi per la realizzazione
      E’ la fase in cui ci troviamo. Nel nostro caso abbiamo fissato un budget indicativo di 5 milioni di Euro, ma nel documento definitivo dettaglieremo meglio questo importo, la cui effettiva consistenza dipende in larga misura da quanto real life e quanta videografica ci sarà nel film, oltre che dal cast per la parte real (attori famosi o meno, musicisti famosi o meno, direttore della fotografia, eccetera) Io ho fatto una ipotesi di 40% real e 60%.grafica. In ogni caso l’esatta natura dell’importo viene definita nelle fasi di Trattamento e Sceneggiatura, che noi proponiamo di sviluppare con modalità Wiki, nel senso che ho già più volte spiegato.
      Trattamento
      Il trattamento è la narrazione in forma estesa del film; in esso i personaggi vengono descritti e presentati in tutto il loro essere e con le loro storie anche se nel film non verranno “mostrate” o discusse. I dialoghi restano scarsi e scarni dato che le situazioni non sono del tutto definite e delineate e si potrà far parlare meglio i personaggi quando tutti i dettagli e gli ambienti saranno chiari, quindi in fase di sceneggiatura.
      Sceneggiatura
      È la descrizione dettagliata di ciò che dovrà essere il film, scena per scena, dialogo per dialogo compresa la descrizione di tutti i luoghi e gli oggetti presenti nell’inquadratura.
      Questo consente il passaggio allo Storyboard e quindi allo
      Spoglio della sceneggiatura , ovvero l’operazione che consente di determinare tutte le pratiche necessarie per passare dalla sceneggiatura al set cinematografico.
      Da qui in poi si passa alla produzione vera e propria (quando avremo trovato i fondi necessari, anche grazie alla presentazione di un trailer al Festival di Cannes di fine marzo, realizzato nel set messo a disposizione da Kublai in Sl -vedi bozza documento di progetto)
      Che ne pensate?

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Paolo
      Paolo Costa
      Membro

      Continuo con le segnalazioni di prodotti di videoanimazione a mio parere particolarmente interessanti. In questo caso non si tratta di un esperimento di crowdsourcing né di machinima, ma di una prova d’autore, che mescola 3D e 2D con risultati di altissimo livello. Alludo a A bicyle trip, di Lorenzo Veracini, Nandini Nambiar e Marco Avoletta. Paolo

    • Autore
      Articolo
    • Avatar di Alberto
      Alberto
      Partecipante

      Marco e tutti,

      ho sentito Lorenzo Canova, che lavora all’azione cinema del DPS. Mi ha detto di mettere in fila il documento e postarlo su Kublai, lui se lo scarica e se lo legge. Nessuna indicazione particolare. La discussione ha permesso di chiarire alcuni punti, quindi non dovrebbe esservi difficile produrre una versione 2. Buon lavoro.

    Devi essere loggato per rispondere a questa discussione.