Per me va bene angy. Parliamone così mi esponi meglio.

Attendo le novità. Tienici aggiornati sugli sviluppi. Che ne dici se nel frattempo iniziamo a realizzare, insieme, un documento di presentazione della tua iniziativa?
A presto
Angelita

Ok Angy ora è chiaro.
Forse Aka aveva capito come me appunto un convegno, quindi un po’ costoso.
Ora mando la mail a Paglierini e vediamo che dice
tnks

Il docente Paolo Paglierini è stato contattato via e-mail dagli studenti dell’università di Milano Bicocca, lui si è offerto di andare a parlare dei risultati sino ad allora realizzati e, da un confronto attivo, ne è venuto fuori uno studio ed un progetto di lavoro interessante (proficuo per entrambi i gruppi ed i contesti di lavoro). Come ti avevo già anticipato, la collaborazione tra le due strutture è nata “per gioco” e da li è stato un continuo crescere in esperienze e risultati. Non voglio qui approfondire quello che è il tuo studio e la tua materia, ma credo sia utile contattarli (fosse anche telefonicamente o via e-mail) presentandogli i tuoi primi risultati e quelle che sono le tue aspettative, chissà che non possa essere una possibilità di compiere ulteriori passi avanti. Non è un modo “non proficuo” di impiegare il tempo, in particolare in questa fase iniziale di realizzazione del tuo progetto, in cui non conosci come si muove il tuo contesto di riferimento. Sicuramente il confronto con persone esperte, che hanno già fatto passi avanti nella ricerca sui GDR legati a interventi educativi e terapeutici, è sempre utile. L’incontro, a cui io aspiravo, era conseguente ad un primo contatto e sicuramente legato ad un successivo passaggio con le istituzioni locali. Sulla tipologia non vedo la modalità convegno; non ritengo opportuno legare un tema, di così forte impatto sociale, ad un contesto istituzionale solo di forma e non di sostanza (al massimo questo è un passo successivo quando mi auguro avrai possibilità di presentare i tuoi risultati). Vedevo invece una modalità tipo un tavolo di coordinamento che attivasse collaborazioni e nel quale scambiarsi considerazioni, risultati e modalità operative. Rimango a tua disposizione per ogni ulteriore approfondimento. A presto
Angelita

Uhm. Portare due università a Sassari mi sembra una cosa difficile e costosa. Sicuramente ti darebbe degli stimoli, ma non è detto che sia il modo più proficuo per impiegare il tuo tempo (senza contare che dovresti trovare anche del denaro per pagargli le spese).

Grazie Ange per gli spunti che mi hai dato.
Avevo letto delle due strutture però ancora non avevo pensato di contattarle perchè il progetto era un po’ troppo abbozzato.
Sicuramente un incontro con loro sarebbe molto utile.
Riguardo all’invitarle a ss tu pensavi ad un convegno?

Ciao Domenico, arrivo in ritardo alla tua discussione, ma spero ugualmente di darti un contributo. Ho letto attentamente la descrizione sul tuo progetto ed, al di là della mia considerazione positiva sul tema, credo che tu debba fare altri, alti ed importanti passi avanti e soprattutto non puoi essere solo. Le possibilità di dialogo e interazione che il gioco di ruolo consente sono utili tanto per un intervento educativo, quanto in una situazione terapeutica di qualsiasi generico disagio, naturalmente con le necessarie distinzioni, che vanno sempre fatti caso per caso. In un certo senso, vale anche il contrario: esistono contesti che sono al contempo terapeutici ed educativi. Ogni intervento educativo (riuscito) è profondamente terapeutico, e viceversa. La tua può essere intesa come una attività ludica strutturata, con vari gradi di libertà e ampi spazi di improvvisazione. Concordo con Nicola quando afferma che dovresti condividere la tua idea con ambiti formativi più ampi come quelli universitari e coinvolgere anche le istituzioni locale e le associazioni di categoria. Ad esempi credo tu sappia che a Milano esiste un Gruppo di Ricerca sul Gioco di Ruolo che si è formato presso l’Università di Milano Bicocca. Questo gruppo di ricerca milanese, formato da studenti e ricercatori in Psicologia e Scienze della Formazione, si occupa di sviluppare un modello di intervento basato sul gioco di ruolo, da applicarsi sia in contesti educativi (ad esempio, nelle scuole) che terapeutici, specialmente in situazioni di forte disagio ambientale (carceri, comunità di recupero, centri di accoglienza). Navigando su internet ho visto che esiste anche un Centro Interdipartimentale per la Ricerca sul Gioco (CIRG) dell’Università di Siena, il cui docente Fabio Paglieri (paglieri@media.unisi.it ) ha realizzato studi e ricerche collaborando (come lui stesso ammette “un po’ per gioco”) con il gruppo di studenti e sperimentando sul campo le loro tecniche. Perché non provi a metterti in contatto con loro? Se riuscissi ad organizzare a Sassari un incontro coinvolgendo le due strutture universitarie ed altre istituzioni locali, non pensi possa essere un punto di partenza per altri risultati grandiosi? A presto
Angelita

Bene Domenico, ottima notizia. Tienici informati.

Sono tornato a Sassari e mi sto attivando per fare minilaboratori in ludoteca.
Inoltre sto proponendo l’attività anche nelle scuole.
Se avete consigli per come meglio porsi sno a disposizione.

Il progetto questo mese sarà terminato e ben scritto e sarà proposto alla Regione