E’ possibile catalogare le emozioni?

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  • E’ possibile catalogare le emozioni?
  • Iniziato da Ivan Ferrero Avatar di Ivan

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
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      Saluti a tutti!

      Mentre sto iniziando a scrivere il primo documento di YEP! (presto una prima parte online), sto ricercando materiale per il Progetto.

      Così, tra una tassonomia ed una ricerca universitaria mi è sorto il dilemma:

      “Ma è veramente possibile catalogare un’emozione?”

      Come è possibile, secondo voi, assegnare un’etichetta a qualcosa che, nell’esperienza umana, è così indefinibile e difficile da comunicare?

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    • Avatar di Criscia
      Criscia
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      Ciao Ivan!

      Dipende che intendi per etichetta :) se intendi il trovare una parola che racchiuda ed esprima un’emozione è difficile. Ce ne sono, certo, ma sostanzialmente le emozioni vanno di pari passo con l’animo umano; sono quindi diverse per ognuno, soggettive, empaticamente riversano effetti diversi dentro di noi.

      Gli scrittori hanno provato e continuano a provare da anni a racchiudere emozioni negli scritti, trasmetterle, elaborarle. Ma sarà sempre il fruitore finale, il lettore, a coglierne le diverse sfumature. Queste potrebbero anche essere diverse da ciò che si era prefissato lo scrittore.

      A volte penso che ci possa essere d’aiuto l’utilizzo dell’immagine per questa “sfumatura” dell’essere umano. Accostare un’immagine a un’emozione, potrebbe aiutare a etichettare con la vista.

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Hai ragione Criscia un’immagine, un suono, un calore, un profumo sono l’ideale per esprimere un’emozione.

      Per esprimere qualcosa di così indefinito sembra proprio necessario qualche cosa di alttettanto indefinito.

      Eppure dalle ricerche che sto facendo per il mio progetto YEP! sono veramente tanti gli studi che ricercano una tassonomia delle meozioni, ovviamente poi con risultati spesso contrastanti.

      E se invece queste definizioni fossero “decise” dalle persone stesse? ;-)

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    • Avatar di Criscia
      Criscia
      Keymaster

      Di studiosi che studiano tutto ce ne saranno sempre. Fa parte anche dell’essere umano cercare o provare a dare risposte a cose che, forse, semplicemente non ne hanno ;)

      E’ bella l’idea di far decidere le stesse persone, cercare la strada che, insieme, possa portare a una definizione. Rimango convinta di una cosa però; potrai avere un quadro, un collage, qualcosa che si potrà continuamente ampliare… ma non potrai avere LA definizione.

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Infatti, e credo che, per quanti studi si possano fare, non sarà mai possibile dare una risposta definitiva.

      Il fulcro di YEP!, tra l’altro, è proprio questo: una “mappa” costantemente in costruzione, che si evolve man mano che gli utenti inseriscono i contenuti ed interagiscono tra loro.

      Non esiste una meta, ma un Viaggiare, un continuo Esplorare e sorprendersi.

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    • Avatar di Criscia
      Criscia
      Keymaster

      Ottimo, sono d’accordo! Allora direi che ti stai muovendo nella direzione giustissima per YEP!

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Ti rignrazio per l’incoraggiamento!

      Sicuramente le idee ci sono, e molto della struttura/organizzazione è già nella mia testa.

      Indovina cosa mi manca?
      Ok, vabbeh, non solamente quelli… ;-)

      Adesso esco dal www e torno nel mondo reale per guadagnarmi un po’ di pane…intanto la testa macina, il cuore e lo spirito anche… :-)

      Un saluto!!!

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    • Catalogare si, ma credo che è soggettivo distinguere il vissuto, il tepore o la freddezza (per esempio) di cio che sento. Un grosso vincolo è il lessico a disposizione di un a determinata persona che si presta a scrivere cosa prova.

      Le sfumature, come scrive Criscia sono soggettive e,  spesso dopo lette da qualche parte in qualche modo risuonano dentro noi. Questo potrebbe essere un indizio.

      Secondo me l’ardua impresa è  dare un nome ad un emozione e descriverne l’ampiezza. :) Manca il non verbale, il sentito…l’imbarazzo e l’inettitudine di “come lo dico?” quello che provo.

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Grazie Don ti devo rispondere con estrema sintesi… :-(

      1) Dare un nome ad un’emozione: che cosa ne pensi delle ricerche fatte in tal senso?
      Secondo te è possibile una statistica dei termini più comunemente utilizzati per descrivere una stessa emozione?

      2) Che cosa intendi dire per “ampiezza” di un’emozione?

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    • Avatar di Tito
      Tito
      Keymaster

      Caro Ivan,

      complimenti per l’idea-progetto, che affascina per il fatto di esplorare una materia così vitale, eppure così semplice.  Per me le idee semplici possono essere vincenti, nel web come nel mondo delle imprese e dei servizi venduti.

      Una frase che usi e che mi ha colpito è che di solito il web viene usato come uno schermo, mentre tu ambisci a protare le persone ad essere più aperte verso il prossimo, più autentiche nel mostrarsi. Ma questo è per  me anche il banco su cui si proverà l’innovatività del tuo progetto.  Io te la porrei così: perchè le persone sul tuo SN dovrebbero mostrarsi in modo più vero, più sincero di come fanno ad esempio su Facebook?

      L’altra questione collegata a questa è: quale  sarà il grado di riservatezza vs. pubblicità del tuo SN.   Ancora una volta, tutti abbiamo in mente facebook: ognuno può vedere solo le cose che pubblicano i suoi amici-contatti, poi ci sono i messaggi personali, etc.  

      Insomma dicci qualcosa di maggior dettaglio su come funzionerà e sono certo che troverai qui una serie di persone che ti potranno aiutare e, chissà, forse anche il primo nucleo dei membri di questa community emotiva.  

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Ti ringrazio Tito per le stimolanti domande che ci hai posto!

      Per questioni di organizzazione delle discussioni ho provveduto a trasferirle nel thread principale in cui si discute dello sviluppo concreto di YEP!

      Ci rivediamo lì!!!

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    • Ciao Ivan,

      rispondo…

      1) dare un nome ad un emozione e le ricerche fatte in tal senso. Ricerche ce ne sono molte e sicuramente io ne conosco una pulce.

      La cosa interessante è che spesso diversi autori che scrivono e studiano dello sviluppo della mente usano termini diversi per tentare di definire la medesima cosa. Spesso si cerca di descrivere stati d’animo, ma sono soggettivi di chi scrive e/o come vede qualcun’altro o è un feedback di una seduta…

      Certo che promuovere un attività di confronto su cosa intendiamo per  “ansia” piuttosto che per “coraggio”

      è un impresa di sicuro interessante se, gli emo-internauti :-)  si abbandonano a descrivere lo stato d’animo in cui versano, rispetto un determinato vissuto. La morte del mio gatto piuttosto che il tamponamento subito mentre ero in sosta. E’ qui che si accenderebbe il confronto e comprendere cosa provo.

      2) Poi col tempo definire l‘ampiezza dell’emozione da dove inizia il coraggio a dove finisce e inizia invece altro…ma per farlo ho bisogno d trovare un idea/sentito comune su cosa sia coraggio.

      Su fb ko creato un gruppo con modalità segreto, basato sul feedback derivato da dei corsi che frequentiamo. il gruppo esiste dal 2001. Oggi è un riferimento pr condividere gli stati emotivi, le difficoltà quotidiane, ecc. Ma la cosa interessante è che quando condividiamo siamo accomunati da un linguaggio comune derivato dal percorso che facciamo il quale ci consente di accedere ad un livello di contatto più preciso.

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Ti ringrazio per i preziosi suggerimenti!

      Trovo molto interessante il concetto di “ampiezza di un’emozione”, ossia una sorta di range dell’emozione.

      Interessante anche l’idea di una necessità di un sentito comune: ma in un ambiente in cui sono i partecipanti sono spettatori, attori, co-creatori, secondo te è ancora necessario dare a queste domande una risposta fornita da un soggetto esterno?

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