Essere se stessi dietro lo schermo…è possibile?

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  • Essere se stessi dietro lo schermo…è possibile?
  • Iniziato da Ivan Ferrero Avatar di Ivan

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
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      Saluti a tutti!!!

      Pensando a YEP! in quanto Social Network è emerso più volte un dilemma: come è possibile fare in modo che gli utenti mostrino se stessi, superando così il filtro che lo schermo di fatto pone?

      E’ infatti oramai risaputo come la distanza dall’interlocutore, la mancanza di fisicità, il fatto di avere di fronte a noi non la persona, bensì una rappresentazione di essa, sono tutti elementi che contribuiscono a far sì che gli utenti non si mostrino completamente per come sono realmente.

      YEP! d’altro canto mira a portare le persone a comunicare i propri sentimenti, i propri vissuti, e questo presuppone un’atteggiamento genuino e non costruito.

      Secondo voi come è possibile ottenere questo? E’ possibile?

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    • Avatar di Criscia
      Criscia
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      Non sempre lo schermo pone un filtro. Anzi, per molti è il contrario. si è più propensi a scrivere su un blog quasi tutti, ma sotto pseudonimo che farlo firmandosi e pubblicando un libro/autobiografico.
      Penso che sia come poni la cosa, come li porti a farlo la vera strada da trovare. Perché dovrebbero farlo su YEP! e non su un blog personale?
      Per un fine comune, potresti dirmi. Per creare una mappa dei sentimenti. Bene.
      Ma come “te la vendi” questa cosa?
      Non penso basti dire “creiamo una mappa tutti insieme”.
      Ragioniamoci ;)

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    • Lo stimolo ad usare YEP deve nascere da YEP. Perchè io scelgo questo SN? Per moda, per sicurezza, per affidabilità, per capacità di arrivare a soluzioni, per trascorrere il tempo… Credo che qui si giochi il nucleo del progetto. Ogni giono nascono miriadi di SN, Gruppi interattivi e non, ci deve essere un movente forte e attraente per far atterrare qui i ComunicaEmozionauti :))

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Già…a quanto pare è necessario prima di tutto capire qual è il nucleo di YEP!, e poi costruirci intorno.

      Ritengo che l’idea del diario già espressa possa essere un’ottima cosa.

      Il nucleo potrebbe proprio essere proprio questo, anche se renderebbe questo SN molto più “professionale”, profondo, sicuramente meno usa e getta rispetto ad un Facebook, ma del resto è proprio ciò che vogliamo, giusto? ;-)

      PS: sto aggiornando il documento progettuale: è tempo di rimettere seriamente le mani su YEP!

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    • Avatar di Luca
      Luca Massimo Ferrabue
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      Ciao Ivan, a mio parere di fatto e’ gia’ cosi, ogni utente mostra se stesso in un SN.

      Ad un controllo approfondito ed ad un’analisi continuativa non e’ possibile ad un utente “Mascherare” la propria persona perche’ restano scritte intenzioni ed emozioni.

      Cosa che invece puo’ capitare in un normale confronto fisico frontale.

      Semmai il SN puo’ diventare una estensione, dalle incredibili opportunita’ e dai risultati impressionanti, seguendo una teoria tipo quella dei Sistemi Emergenti. Grazie ed a piu’ tardi LMF

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Ottimo chiarimento Luca!

      Avesti la possibilità di indicarmi qualcosa di più su questi Sistemi Emergenti, anche solo qualche libro, oppure sito Internet attraverso i quali informarmi meglio?

      Ti ringrazio in anticipo!

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    • Avatar di Luca
      Luca Massimo Ferrabue
      Partecipante

      Grazie Ivan, in particolare posso citarti uno studioso, Steven Berlin Johnson, che ho gia’ avuto l’occasione di richiamare nelle discussioni di Kublai, ne parla diffusamente nel suo libro “La nuova Scienza dei Sistemi Emergenti”. Grazie ed a piu’ tardi LMF

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Riporto da un intervento di Criscia:

      la comunicazione in rete, così come noi la vediamo, è e sta diventando continuamente oggetto di studio. Le relazioni che nascono tramite progetti sperimentali, diventano poi target di studio su diversi aspetti.
      penso però che ci si sta avvicinando, anche se lentamente, verso la consapevolezza dell’essere “controllati” e “monitorati” nei nostri movimenti.
      Un social network emozionale, come lo immagini tu, rischia di essere molto personale. Troppo. L’aspetto privacy potrebbe diventare prevalente nelle “vere” emozioni. E carambolare invece nel grottesco, nel falso, nel dire e fare prove per il gusto di farle nel pubblico.
      Ragionerei a come ovviare questo aspetto. Non facile. Ma ci ragiono volentieri con te :))”

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    • Avatar di Paola
      Paola
      Keymaster

      Se l’obiettivo è essere stessi, sinceri e senza paura di essere giudicati per quello che si è, se l’obiettivo è stare su un socialnetwork per conoscere meglio noi stessi e approfondire le nostre e emozioni e non per  cercare di stupire e conquistare nessuno (cosa che accade costantemente su tutti i socialnetwork) per me l’unico modo è “anonimizzare” i profili. Ci si iscrive con nome di fantasia e con il sesso che si ha e si vorrebbe avere con l’età e la zona geografica (per provincia). 

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Trovo davvero molto interessante questa tua riflessione, Paola!

      La tua considerazione infatti solleva un ottimo spunto di confronto: forse è nell’anonimato che ci sentiamo più sicuri e liberi di esprimere noi stessi?
      In effetti pensiamo al carnevale, dove con la scusa della maschera possiamo scegliere la nostra reale identità, oppure a tutte le fantasie che venivano espresse con le prime chat testuali, quelle in cui si usavano i nick e non era ancora possibile postare neanche foto di avatar…
      Credo che anche Second Life si collochi sotto l’aspetto della sperimentazione di parti di sè che nella realtà non vogliamo (o non riusciamo a) mostrare (ma su Second Life lascio parlare chi lo conosce veramente: io non l’ho mai sperimentato, ne ho solamente letto).

      Poi è arrivato Facebook, che ci ha spinto a mostrare i nostri dati reali: questo ha contribuito a farci indossare nuovamente una maschera?

      Se pensiamo a YEP! come un servizio dedicato agli addetti del settore della salute mentale (o marketer e simili), allora le reali identità potrebbero essere conosciute solamente dal terapeuta (o ricercatore), il quale poi potrebbe utilizzare i movimenti delle persone da lui seguite per il suo lavoro…

      Criscia cosa ne pensi di tutte queste considerazioni?

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Luca Massimo, in uno dei comment ioprecedenti di questa discussione, tuttavia pare affermare il contrario, ossia: le persone forse inizialmente possono porre dei filtri, tuttavia nel lungo periodo gli utenti non riescono più a sostenere questi filtri.

      Che cosa ne pensate?

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    • Avatar di Criscia
      Criscia
      Keymaster

      Ciao Ivan,
      non è facile rispondere. forse perché tante “corde” sono state toccate, e che sto cercando poi di metabolizzare e analizzare su carta.
      Andiamo per punti:
      1) nell’anonimato sicuramente si è più liberi di esprimere se stessi: è vero in parte. in fondo ci stiamo nascondendo a noi stessi. è comunque il “desiderio” che metto nel filtro dell’anonimato, non la vera realtà.

      E su questo punto quindi ragionerei su: ti interessano le emozioni desiderate o le vere emozioni?

      2) il carnevale non è detto che esprima la nostra reale identità: e torniamo al primo punto. Potrebbe esprimere quello che non sono mai diventato, quello che tengo nascosto, quello che vorrei essere ma che non sono tutti i giorni. o semplicemente “provare” o “recitare” la parte di un altro per una volta.

      3) Facebook ci ha spinto a mostrare i nostri dati reali: questo ha contribuito a farci indossare nuovamente una maschera? Ni… sarebeb da capire che intendi quando dici “nuovamente una maschera”.
      Io credo di sì, nonostante il nome reale che portiamo nel social network. In fondo, noi sappiamo “chi ci segue” e “cosa vogliamo leggano”. Non è detto coincida con cosa desideriamo davvero. Coincide più con il tentare di influenzare una massa (di amici, di conoscenti, di guru?… il succo è lo stesso)

      Sull’ultimo tuo punto dico: se immagini YEP per addetti ai lavori (settore della salute mentale o marketer e simili), dovresti ragionare a un social network che viva le emozioni perché le persone sono interessate a viverle realmente. Questo perché sono coinvolte con te nelo studio sociale del fenomeno.
      Ma potrebbe diventare appunto un semplice tool di analisi per addetti ai lavori. e non mi sembra tu voglia questo.
      Per far entrare persone interessate al processo, devi fornire loro un valido motivo perché venga vissuto emozionalmente sincero. Altrimenti devi accettare il fatto che in rete, come in nessun altro luogo reale, le nostre emozioni sono spesso maschere.

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Su suggerimento di Maria Bianco mi sto documentando sulla Social Psychology of ICTs, e devo dire che le scoperte sono davvero interessanti e…con alcune sorprese…

      Da quello che sto leggendo l’anonimato contribuirebbe non tanto ad inventarsi un’identità, quanto ad esprimere ciò che si vorrebbe essere che, nel profondo, corrisponderebbe a ciò che si sente di essere realmente…

      Altro dato che pare emergere è che nella CMC nel lungo periodo gli utenti finiscono per adottare gli stessi schemi di comunicazione e sociali che adottano nella vita reale: in questo senso i SN paiono essere un’estensione della propria vita reale.
      (sto parlando dello schema, della struttura, non del contenuto)

      Sto capendo bene? Vi risulta? Purtroppo al momento sto trovando ricerche un po’ vecchiotte (pre-Facebook, per intenderci), che ad esempio ancora non comprendevano ad esempio il fenomeno dei Nativi Digitali…

      Ora: in questo progetto interessano di più le identità reali o quelle costruite sulla base di fantasie?
      Come psicologo ti risponderei che sono importanti entrambe, dal momento che le nostre fantasie non sono altro che parti di noi inespresse.

      Come appassionato di marketing vi risponderei che dipende dal livello che mi interessa studiare…

      Questo discorso si riallaccia all’ultimo punto indicato da Criscia: come fare in modo che le persone vivano in modo emozionalmente sincero…
      Sicuramente non si possono prendere delle persone e dirle: “Bene, adesso condividete emozioni in modo sincero!”.

      Si tratterebbe quindi di studiare dei processi, dei flussi, “disegnare” un processo che porti le persone (non i professionisti: gli utenti “ultimi”) ai risultati che desideriamo.

      Oppure…

      …si può creare una struttura così flessibile in modo che poi ogni professionista possa disegnare un suo processo personalizzato…

      Che cosa ne dite?

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    • Avatar di Luca
      Luca Massimo Ferrabue
      Partecipante

      Ivan se posso risponderti con questa affermazione di Thomas Bernhard “L’attenzione del mondo: bisogna realmente attirare su di se’ l’attenzione del mondo? …tutti vivono almeno tre vite: una reale, una immaginaria e una non percepita”. Ora lo scrittore e’ venuto a mancare prima dell’avvento di internet e dei SN: eppure la stessa medesima situazione si presenta oggi. La nascita del www permette di condividere con una velocita’ sempre maggiore stati d’animo superficiali e non puo’ sostituirsi alla sensibilita’ strettamente personale della terza vita, che riguarda la parte interiore, spirituale, profonda. Grazie ed a piu’ tardi LMF

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    • Avatar di Luca
      Luca Massimo Ferrabue
      Partecipante

      Ciao Ivan, rileggendo tutti i commenti mi e’ venuto in mente un’idea che alcuni anni fa avevo approntato come bozza, nel 2007, un configuratore internet di relazione utilizzato per scopi lavorativi. Ogni utente selezionava il tipo di relazione da mantenere con il consulente, secondo il proprio grado di confidenza, personalita’, esposizione, con lo scopo di essere messo a proprio agio per queste attivita’. In questa scelta veniva contemplata la possibilita’ della riunione o dell’incontro stile SL, gia’ promossa da Criscia in Kublai negli ultimi anni le attivita’  di ricerca e confronto, con l’utilizzo di un avatar ad hoc. Se ad un livello organizzativo e’ infatti necessario avere delle garanzie di Privacy e di Iscrizione, una volta stabilita la regolarita’ dall’amministratore l’utente puo’ crearsi oppure no una “Buccia”. L’esempio mi veniva in mente osservando persone non normodotate: stabilire un contatto in questo modo avrebbe potuto agevolare la loro relazione con il mondo, estenderla a tutti ( normodotati ) e’ un’ulteriore applicazione della stessa. La mancanza di obblighi e di esposizioni puo’ favorire un inserimento graduale, la confidenza si guadagna step by step, la fiducia richiede tempo, il tracciamento per la comprensione di un profilo forse un pochino di piu’, ma nemmeno molto. Data la disponibilita’ di Sistemi di Data Mining, OLAP, semantica etc etc utilizzati per la BI, a mio parere questa attivita’ di analisi emozionale attraverso gli scritti ed i tracciati e’ agevolata. Grazie ed a piu’ tardi LMF

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    • Avatar di Ivan
      Ivan Ferrero
      Membro

      Ciao Luca

      Ti ringrazio per le tue condivisioni.

      Questo tuo progetto sembra interessante: hai la possibilità di dire qualcosa di più?

      Mi pare anche di avere capito (ma non ne sono del tutto sicuro… :-) ) che per mezzo di questo sistema non servono dettagli di privacy, poiché questa viene “plasmata” in base ai movimenti dell’utente?
      Se così fosse ci sarebbe da rifletterci su: si rischia di dare all’utente una percezione di scarso controllo della sua privacy.

      La trovo invece interessante se trasferita alle emozioni.

      Allora ti va di dirci qualcosa di più?

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    • Avatar di Luca
      Luca Massimo Ferrabue
      Partecipante

      Ciao Ivan, la flessibilita’ del sistema permetterebbe all’utente di configurare un proprio avatar nelle riunioni, oppure di avere contatti diretti graduali, secondo il desiderio dell’utente. L’amministratore dopo la verifica della completezza/correttezza dei dati di sistema, ricordiamo che si tratta di aziende e di consulenti, quindi tutti regolarmente registrati fiscalmente, consentirebbe l’accesso libero alle configurazioni di sistema. Voglio estremizzare ma cercando di non toccare la sensibilita’ di ciascuno. Un utente affetto da tetraplegia, Sla o altre gravi forme di limitazione del movimento, troverebbe in questo caso un ambiente virtuale di lavoro, secondo la configurazione preferita: reale ed in diretta web oppure secondo le disponibilita’ fornite dal configuratore, in grado di fornire supporti spaziali virtuali, Il tutto con ampia liberta’ di scelta personale. Il “Contenimento emotivo” concedimi il termine, e’ relativo alla persona: e’ possibile che la graduale confidenza nel sistema, possa far compiere gli step successivi di apertura. Grazie ed a piu’ tardi LMF

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