Ciao Antonio, ti ringrazio per il tuo commento e per essere interessato al mio Kinovan. Per rispondere immediatamente alla tua domanda, vista la tua esperienza di camperista, sì ho pensato anche ad una declinazione del mio progetto come format audiovisivo, in realtà è il progetto stesso che nasce come un format aperto di modello di impresa, nel quale confluiscono i prodotti, i servizi e i progetti che il team fornirebbe con il mezzo mobile ai clienti oltre che dei format e contenuti audiovisivi autoprodotti che si tenterebbe di immettere sul mercato, tra cui in primis dei, chiamiamoli per ora, diari di viaggio del kinovan, lungo il filo dei percorsi avviati con i partner e i vari progetti singoli per cui lavoreremmo. Ma questo, ho pensato, è un passo successivo, in quanto di per sè già strutturare il format significa sviluppare un prodotto televisivo specifico, mentre per ora devo prima far partire l’impresa costruendomi una rete di relazioni con i freelance, partner, clienti (e ci sto lavorando ora) e poi nel tempo pensare di diventare produttore di contenuti e idee.
In ogni caso l’idea è complessa e non sono riuscito ancora a svilupparla tutta, ma ci sto lavorando. Leggo dal tuo profilo che hai diverse competenze, in cosa ti piacerebbe partecipare al progetto? C’è un ambito particolare nel quale pensi di poter portare competenze e consulenza ?
A presto per maggiori approfondimenti.

Ciao Giovanni, sono un camperista (ho un Westfalia dell’86) e quindi mi esalto decisamente all’idea di uno studio crossmediale a 4 ruote motrici…
Non ho ancora letto tutto, quindi per ora mi limito a lanciare una suggestione: perché non fare anche un reality sui vostri vostri viaggi/missioni?
Un esempio lo trovi qui: http://ngcitalia.it/Programmes/Main.aspx?Id=670
Due pazzi di Natural Geografic, i “Meccanici del Pianeta”, che girano il mondo con un furgone-laboratorio e risolvono piccoli problemi energetici con sano artigianato. Ci sono alcuni elementi comuni con il tuo progetto: il viaggio, il furgono, luoghi più o meno sperduti, una taskforce di esperti, gli strumenti low-cost… E Natural Geo compra gli episodi e trasmette su sky.
A presto, con qualche commento più strutturato

Ciao Filippo,

il van già c’è, costa 2.500 euro ed è usato, quindi andrà speso anche qualche soldo per rimetterlo in sesto. Io vorrei cominciare il prima possibile, avviando almeno il restauro iniziale del mezzo e l’organizzazione del team e del sito.
Anche se per l’estate non dovessi essere in grado di offrire tutti i servizi che ho in mente, posso sicuramente darmi da fare per avviare i contatti, qualche richiesta c’è già, ma finchè non avvio non posso pubblicizarmi più di tanto.
Al prodotto finale cui accenni ci avevo già pensato, poichè dall’inizio ho immaginato il Kinovan come un format, anche audiovisivo, un contenitore che ospitando un team diverso per progetto, e girando per i paesi, è in grado di raccontare con un punto di vista unico certe realtà locali.
Io penso di offrire qualcosa di unico e innovativo a un costo ragionevole.
Certo non posso affidarmi alle istituzioni ma miro più che altro a presentare il mio progetto alle agenzie di comunicazione presenti sul territorio, che hanno maggiori contatti con i comuni, regioni, politici, aziende, etc.).
Non mi dispiacerebbe se il Kinovan si inserisse in una realtà di sviluppo della comunicazione offrendo i suoi servizi a tutti coloro che agiscono sul territorio, dalle associazioni culturali alle istituzioni pubbliche. Ma a mio modo di vedere prima di avviare una strategia di public relations dovrei avviare il progetto anche con un capitale minimo che mi consenta il solo avviamento, mirando poi ad accrescere strumentazione e servizi col tempo.

Ciao Giovanni, qualche domanda e qualche riflessione, immedesimandomi.
cosa ti manca per cominciare? per esempio, non ricordo se il van già c’è, o come pensi di comprarlo. e quando vorresti cominciare? hai già una lista per una prima tournè? io prima costruirei a tavolino i “10 appuntamenti da non mancare l’estate 2009″, magari in tutto il mezzogiorno continentale, e comincerei a sondare i posti e le persone, a costruire i miei primi link, anche se più che di link sto parlando di conoscenze umane, magari privilegiando i luoghi sui quali già ci sono conoscenze, cercando di capire dove è possibile, dove no, dove l’anno prossimo forse. Mi viene in mente, svolazzando con la mente, che potrebbe uscirne fuori anche un prodotto finale, vendibile, di comunicazione regionale o nazionale, ipotizzo, un racconto della rete di eventi culturali della regione o del sud, o anche della vostra avventura di consapevoli “costruttori di ponti”. In questo senso, sarebbe veramente un’azione di sviluppo locale. Per altro, in molti casi sarà difficile inserirsi o “scalzare” chi già c’è, perchè c’è sempre la tentazione da parte degli organizzatori, a prescindere dalla qualità, di “beneficiare” il locale (diciamo pure che è sistematico). Io lo capisco, ma come farete a fare capire ai committenti (sindaci, delegati alla cultura, gente che spesso non sa niente di comunicazione video o altro) che la vostra è una proposta diversa e migliore?

Grazie Fiovanni. Mi sembra che elementi interessanti su cui lavorare ce ne siano. Se ti va, appena pronta, possiamo ragionare insieme sulla parte relativa alle alleanze ed alle persone. Buon lavoro

Ciao Nunzio, ringrazio anche te per gli spunti interessanti e l’apprezzamento dell’idea. Ne hai colto in particolar modo la vocazione alla formazione itinerante, la voglia di sperimentare con le nuove tecnologie e l’importanza della rete di relazioni, utile per crescere (anche artisticamente/professionalmente).
Per risponderti brevemente per ora sui due temi:
1) ho sempre pensato che andando in contesti isolati e forse anche poco recettivi, sarebbe stato utile anche per il budget, unire al servizio/prodotto un workshop per giovani studenti interessati ad avere una panoramica teorica e pratica sulle professioni legate al linguaggio audiovisivo. I giovani poi sono il pubblico ideale di questo tipo di performance e sicuramente più ricettivi.
Nel caso invece di contesti già qualificati mi piacerebbe poter offrire qualcosa di più specialistico, magari un workshop mirato con un ospite esperto nel campo (es. grafica 3d o visual efx). Questo probabilmente nel piccolo, come di ci tu, potrebbe fare la differenza.
2) il link con le organizzazioni sul territorio è un altro punto importante perchè proprio da queste relazioni nasce un’azione collettiva volta a propagare e supportare la cultura digitale e in particolar modo quella crossmediale.
Purtroppo, poichè impegnato in varie cose tra cui l’editing dei video per Kublai, non sono ancora riuscito a scrivere il capitolo sulle persone e alleanze, che io intendo come possibili partners del progetto. Ma a mio avviso, il Kinovan potrebbe interessare a molte organizzazioni, dall’APulia Film Commission, a Tecnopolis, o al Politecnico di Bari , o alla Facoltà di Scienze della Comunicazione, per citare anche alcune università.
Credo di dover dividere tra partner per la realizzazione del progetto (ad es. tecnpolis o il Politecnico mi potrebbero aiutare con l’allestimento) da partner con cui sviluppare progetti (ad es. la facoltà di comunicazione a cui potrei offrire il servizio del kinovan per produrre videopod gionalistici da uploadare su siti come Current).
Ho già avuto modo di fare dei piccoli corsi di regia per le scuole superiori o dei workshop sul vjing e sono convinto che questa sia la strada giusta per una crescita del territorio ma non solo, anche personale quando è possibile ospitare qualcuno che magari si è avuto modo di conoscere in altri contesti e da cui anche io sarei il primo ad apprendere…
In più il Kinovan, nei miei pensieri, è un po’ come un attrazione già da solo, ovvero il carico umano e tecnologico che porta con sè dovrebbe poter animare con uno spettacolo entusiasmante quasi ogni tipo di platea… e questo lo renderebbe interessante di per sè, quindi in determinati casi potrei andare in certi posti anche solo per mostrare e insegnare quello che si può fare. In ogni caso ne parleremo su Sl o meglio Skype appena per entrambi sarà possibile, grazie ancora e anche tu sentiti libero di suggerire quello che ritieni più giusto, ho proprio bisogno dei vostri consigli.

Ciao Giovanni, sono Nunzio e faccio parte del gruppo coaching. Aggiungo alcune considerazioni sul tuo progetto che trovo molto valido e potenzialmente in grado di andare anche oltre gli orizzonti pensati inizialmente e che mi sembra in maniera chiara fai emergere nella tua descrizione (ossia lo vedo come uno strumento che di default può servire ed essere utile rispetto ad alcune cose ma che se prende le direzioni giuste può incidere molto sui territori rispetto al settore a cui si rivolge).
Dell’idea apprezzo particolarmente l’aspetto della flessibilità e dell’offerta di servizi “sul campo”, specie in contesti ove i grandi centri che catalizzano la maggior parte delle attività di questo settore sono pochi e molto slegati con il resto delle aree. Mi piace l’idea di creare una struttura mobile che va laddove serve per sperimentare sul campo tecniche e offrire servizi. Rispetto a questo ci sono secondo me due temi rilevanti che hai “sfiorato” ma che si potrebbero approfondire: 1) la formazione tecnico-specialistica da erogare e la diffusione delle conoscenze codificate (potrebbero diventare nei luoghi in cui si va un’importante risorsa competitiva) e 2) il rapporto/link con soggetti collettivi organizzati che certamente possono lavorare molto sul contesto sociale e culturale per renderlo + competitivo e qualificato e pronto a recepire determinati input.
Li ritieni importanti? Hai già pensato come affrontarli nel progetto (mi sembra che ad un certo punto parli di workshop e di rapporti con scuole etc)?Ne potremmo discutere insieme. Grazie

Ciao Filippo, sono contento che il Kinovan ti piaccia.
Devo dire che da subito hai inquadrato un aspetto importante e che avevo un po’ sottovalutato. Considera però che il problema della riscossione crediti è comune a tutti i freelance e anche a qualche società di produzione, persino quando lavorano con le majors. Ne so qualcosa perchè faccio anche l’operatore per un service che lavora per Mediaset, e loro mi pagano quando va bene a 60 giorni perchè dicono di essere pagati dal committente a 90 giorni. In ogni caso mi sembra difficile elaborare qualcosa di nuovo oltre il classico anticipo e saldo alla “consegna” del servizio, almeno per i privati.
Io spero più che altro di lavorare con dei partner forti, come alcune agenzie di comunicazione con cui posso entrare in contatto, e fornire un servizio che comprenda anche un lavoro creativo sulla comunicazione per i nuovi media.
In questo modo spero di diventare una voce un po’ più consistente del solito misero budget destinato ai visuals per gli eventi. Quello dei pagamenti comunque è un problema rilevante, ma i freelance come me (come molti precari) ci sono abituati, destinando alcuni periodi alla rincorsa della riscossione.A me piacerebbe fare dei contratti che obbligano il cliente a pagare entro una certa data, pena una ammenda, ma non me ne intendo. Accetto consigli, grazie ancora.

Ciao Giovanni, sono Filippo del gruppo di coatching. L’idea mi sembra ottima, davvero, non solo in termini di sviluppo locale, ma anche come progetto di vita on the road. Per altro uno dei primi problemi delle imprese meridionali è quello di una domanda sempre troppo fiacca, e lontana. Una localizzazione mobile mi sembra una soluzione valida e percorribile. Nell’elevators pitch citerei, in coda, il l’eco-van 4×4, che altrove dici vero “protagonista” del progetto. E’ l’elemento che più di altri nella comunicazione da immediatamente il senso dell’estrema flessibilità, a mio avviso il vero punto di forza del progetto, del team, delle competenze, dei luoghi, dei tempi. Ho un unico dubbio, molto operativo, e riguarda i bisogni ai quale intendete rispondere con questa vostra flessibilità. Mi sembra di capire che un target possibile e da subito praticabile siano gli eventi organizzati in regione o altrove, per esempio durante l’estate, prevalentemente da amministrazioni locali.
Strutture rigide; che quindi hanno estremo bisogno di operatori flessibili. Però la flessibilità è un adattamento reciproco, non può essere da una parte sola, altrimenti uno dei due (il flessibile, generalmente) finisce per soccombere. Nella fattispecie, vi immagino muovervi velocemente cambiando luoghi strumentazione e competenze, operatori e collaboratori, presi in mille attività “spicciole”. Avrete bisogno di cash, per muovervi, per le attrezzature, per pagare le persone che di volta in volta saranno coinvolte, forse solo per poche ore; e da questo punto di vista il settore pubblico è un disastro… i pagamenti sono lentissimi, e questo,nel vostro caso, a meno che non disponiate da subito di una quota di denaro immediatamente disponibile (che tendenzialmente non vi da neppure un eventuale finanziamento pubblico).E in molti casi anche i privati quando si tratta di pagare tendono a rimandare…. In una vita on the road, i dollaroni devono essere maledetti e subito. I circhi (che peraltro hanno un personale più fisso di quello che ipotizzi per Kinovan) si finanziano con i contributi pubblici e, per ciò che riguarda le spese correnti, con i biglietti. Bisogna forse trovare una formula originale? Pensiamoci, secondo me è un tema rilevante
Filippo