• Rachele ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 27/4/2010

    Allora,
    anzitutto grazie, tante risposte!
    Inizio dicendo che online ancora non c’è niente: ho aperto una pagina Facebook ma sto ancora pensando ad un logo.
    L’idea fino a metà maggio resterà progettuale, nel senso che la sto ordinando perché è finalizzata principalmente ad essere presentata come risultato di un corso di formazione.
    In relazione al mercato nero dei rifiuti non ho molte informazioni e, per quanto sia una bella problematica esula, diciamo. dai miei interessi, così come puntare su un riciclo che sia finalizzato al commercio successivo di materiali/elemnti da rivendere come ricambi o materie da riutilizzare.
    L’obiettivo mio era duplice:
    -permettere a chi opera tali pratiche di riciclaggio creativo, a qualsiasi livello (sia esso un’azienda, un artigiano o un ambiente sociale dove si svolgono corsi) di essere visibile chiaramente (per chi è cosa fa dove si trova e come raggiungerlo, tipo indirizziario) e se desidera, anche di pubblicare eventi e pubblicizzarsi, e soprattutto di individuare bene le aziende che posso essere disponibili ALMENO a prendere in considerazione le sue richieste. E’ emerso infatti una certa difficoltà per chi opera su questo fronte di approviggionamento risorse. Esistono dei centri e associazioni che raccolgono alcune cose dalle aziende ma sono poche e li usano prettamente per i bambini e le scuole (mi riferisco a ReMida, piuttosto famoso come realtà) tagliando però così fuori tutta una serie di operatori che, solitramente, operano stabilendo contatti diretti con alcune aziende. Io volevo semplicemente render loro la strada più facile segnalando appunto le industrie che possono essere disposte, per quali materiali e a che prezzo.
    -diffondere tali semplici pratiche anche alla ‘massa’ sia sfruttando il periodo di crisi che incentiva ad esser più parsimoniosi, sia l’attuale moda green che aiuta a superare i pregiudizi che c’erano fin’ora rigurdo alle cose di scarto, sia infine la tendenza alla personalizzazione/ricerca di unicità dei prodotti (un prodotto realizzato con ‘scarti’ non è mai identico a un altro)
    la killer application dovrebbe esser un ricettario e la possibilità di trovare indicazioni su come fare per realizzare certi oggetti con certi materiali.
    Ora, il preblema che più mi sta a cuore è l’incertezza legata all’effettiva utilizzazione: resta sempre una risorsa virtuale, per cui liberamente consultabile e poco quantificabile nella sua effettiva applicazione, e poco sicura come attività; per questo nel mio piccolo partirei con attivare dei laboratori insieme a qualche altra persona che già se ne occupa.
    Altri problemi restano i costi (abbastanza elevati almeno per la realizzazione della piattaforma) e i ricavi (complicati da individuare e quantificare prima di un test effettivo della piattaforma).
    In base a quanto ho potuto valutare sulla base delle esperienze di altri,lla risposta sembra buona e l’interesse verso le tematico ecosostenibili continua ad aumentare.

  • Walter ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 27/4/2010

    Nelle periferie delle metropoli di Paesi definiti in via di sviluppo, i cartoneros o riciclatori, raccolgono da se tutti gli scarti generati, questo permette loro di avere un piccolo ritorno.
    In città del Sud Italia dove c’è un indice bassissimo di riciclo, i miei amici rigattieri che fanno mercatini delle pulci mi dicono che prima riciclavano e recuperavano tutto e questa attività era profittevole, mentre ora è stato completamente disincentivato il riciclo nel corso degli anni ’80-’90, per cui non paga più.

    E’ rimasto il mercato nero del rame, che provoca una corsa selvaggia all’accaparramento dello stesso (oro rosso) e che ogni tanto provoca incidenti mortali.

    Queste parole devono far riflettere, come mai un processo che metteva in moto una vera e propria economia del riutilizzo, in certe aree, è stata disincentiva?

    Ad ogni modo l’idea di incentivare il riciclaggio creativo mi sembra interessante, magari con un sistema georeferenziato di info-svuota cantine potrebbe essere molto attrattivo per mettere in relazione offerta di materiale da buttare, utenti che lo recuperano e creativi che lo trasformino.

  • Cristian ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 27/4/2010

    ma hai gia messo su un sito? un blog, una mailing list? qualscoa?

  • Nicola ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 27/4/2010

    Ciao Rachele, sento il bisogno di riassumere…

    una serie di pensieri si sono persi tra i commenti e meriterebbero di essere raccolti in un documento più articolato e facile da leggere.
    Perché non provi a scriverlo?

    Ci siamo come concetto di ri-suo: ci sono tante possibilità, ma bisogna anche trovare un ri-uso che interessi al grande pubblico, altrimenti diventa inutile.

    Nel caso del PVC, ci sono diverse piccole aziende che ne fanno delle borse che poi vendono con buoni risultati.

    L’idea di ri-utilizzare del materiale di scarto per realizzare delle operazioni di comunicazione sociale mi stuzzica. Però anche qui si dovrebbe trovare la killer application nel senso che se una azienda che realizza prodotti per bambini, usa i suoi scarti per farne un laboratorio ludico, immagino che avrà un certo ritorno però a fronte di costi elevati. Potrebbe essere un ostacolo.

    Purtroppo credo che non si può restare sulla carta. Dovresti cercare una applicazione concreta ed andare da una azienda a proporre l’idea.

    Naturalmente dovresti preparare una presentazione e per questa possiamo aiutarti qui

  • Rachele ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 27/4/2010

    già, lo so, sto cercando di documentarmi meglio ma non è semplice data la mole di fonti diverse e la frammentazione di cui parla Nicola.
    Il punto è che il ‘fenomeno’ esiste e se potesse esser divulgato magari potrebbe risultare una risorsa utile per ‘educare’ giocando nel duplice senso di:
    involgiare a porre attenzione a cose cui prima nn si dava e a farne degli spunti sia per un risparmio (che in questo periodo è diventato di un certo interesse anche per i singoli individui)sia per l’apprendimento a certe pratiche che risultano una noia per i più (la differenziazione e riuso); inoltre può essere spunto/risorsa per avviare attività di gioco/interazione tra individui (questo sia all’interno delle singole famiglie – i bambini potrebbero così aver uno spunto per passare tempo libero con igenitori in attività creative piuttosto che passive- sia nei gruppi – mi riferisco alla possibilità di uso per laboratori, corsi, etc)
    Il punto è che lo smaltimento, anche presso ditte che riciclano e ricostruiscono altri oggetti con materiali di scarto, comporta comunque inquinamento. E’ vero che si stanno attivando nell’utilizzo sempre più massiccio di materiali il più possibile biodegradabili, ma il problema della riduzione dell’usa e getta come concetto di vita, il ridemsionamento degli imballaggi e il riuso vanno incentivati e farlo in modo ludico potrebbe essere una soluzione di comunicazione più che di guadagno. Questo è il mio grosso problema, visto anche che nn ho lavoro, e sto cercando di semplificare al massimo le procedure di gestione e di ridurre al minimo le spese (a livello anche di tempo).
    Ora il problema del PVC o di altri materiali che richiedono un pagamento simbolico può essere arginato dal fatto che suddetti materiali magari vengono richiesti da persone che sanno o che possono essere informate su questi fatti e che probabilmente, come avviene, sono piccole copperative che poi vendono e quindi riprendono in qualche modo le spese; se poi un singolo decide di realizzarsi o farsi realizzare qualcosa perché lo desidera sarà disposto ad affrontare la spesa. il punto è diffondere tale voglia e spezzare i pregiudizi che ancora esistono facendo vedere che si possono ottenere belle realizzazioni, anche utili ed ingegnose, divertendosi o spendendo poco di più e nel contempo facendo anche una ‘buona’ azione. Ora che il concetto ‘eco’ è esploso come moda e valore trand si è aperto questo spiraglio. Io penso a questo progetto da tempo ma lo avevo accantonato fin’ora.
    L’ostacolo vero, almeno per me sono le leggi in merito e spero di venirne a capo.
    molte aziende di servizi di raccolta e consulenza sono nate ma raccolgono per poi gettare; il mio intendo sarebbe raccogliere per recuperare e riutilizzare

  • Rachele ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 26/4/2010

    già, lo so, sto cercando di documentarmi meglio ma non è semplice data la mole di fonti diverse e la frammentazione di cui parla Nicola.
    Il punto è che il ‘fenomeno’ esiste e se potesse esser divulgato magari potrebbe risultare una risorsa utile per ‘educare’ giocando nel duplice senso di:
    involgiare a porre attenzione a cose cui prima nn si dava e a farne degli spunti sia per un risparmio (che in questo periodo è diventato di un certo interesse anche per i singoli individui)sia per l’apprendimento a certe pratiche che risultano una noia per i più (la differenziazione e riuso); inoltre può essere spunto/risorsa per avviare attività di gioco/interazione tra individui (questo sia all’interno delle singole famiglie – i bambini potrebbero così aver uno spunto per passare tempo libero con igenitori in attività creative piuttosto che passive- sia nei gruppi – mi riferisco alla possibilità di uso per laboratori, corsi, etc)
    Il punto è che lo smaltimento, anche presso ditte che riciclano e ricostruiscono altri oggetti con materiali di scarto, comporta comunque inquinamento. E’ vero che si stanno attivando nell’utilizzo sempre più massiccio di materiali il più possibile biodegradabili, ma il problema della riduzione dell’usa e getta come concetto di vita, il ridemsionamento degli imballaggi e il riuso vanno incentivati e farlo in modo ludico potrebbe essere una soluzione di comunicazione più che di guadagno. Questo è il mio grosso problema, visto anche che nn ho lavoro, e sto cercando di semplificare al massimo le procedure di gestione e di ridurre al minimo le spese (a livello anche di tempo).
    Ora il problema del PVC o di altri materiali che richiedono un pagamento simbolico può essere arginato dal fatto che suddetti materiali magari vengono richiesti da persone che sanno o che possono essere informate su questi fatti e che probabilmente, come avviene, sono piccole copperative che poi vendono e quindi riprendono in qualche modo le spese; se poi un singolo decide di realizzarsi o farsi realizzare qualcosa perché lo desidera sarà disposto ad affrontare la spesa. il punto è diffondere tale voglia e spezzare i pregiudizi che ancora esistono facendo vedere che si possono ottenere belle realizzazioni, anche utili ed ingegnose, divertendosi o spendendo poco di più e nel contempo facendo anche una ‘buona’ azione. Ora che il concetto ‘eco’ è esploso come moda e valore trand si è aperto questo spiraglio. Io penso a questo progetto da tempo ma lo avevo accantonato fin’ora.
    L’ostacolo vero, almeno per me sono le leggi in merito e spero di venirne a capo.
    molte aziende di servizi di raccolta e consulenza sono nate ma raccolgono per poi gettare; il mio intendo sarebbe raccogliere per recuperare e riutilizzare

  • Nicola ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 26/4/2010

    Confermo che tutta una serie di materiali non possono essere regalati dalle aziede. Conosco direttamente il caso dei cartelloni pubblicitari in PVC che le aziende sono costrette a vendere (anche se a prezzi simbolici) per via della normativa.
    C’è anche da dire che il riciclo non è sostenuto da una impostazione normativa ed è anche un costo per le aziende che spesso preferiscono smaltire lo scarto soprattutto a causa di una domanda bassa e frammentata.

  • Rachele ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 25/4/2010

    Ho dato uno sgurdo attento all’altro tuo sito e devo dire che la mia idea è proprio quella di un ibrido tra questo e qullo precedente proprio per incentivare in genere il ‘fai da te’ come gioco anche socializzante che possa però essere anche di una certa qualità. Spesso si usano gli scarti per giocare e travestirsi, è vero, ma poi, una volta finito il finito il gioco si torna a buttarli via, per cui il riuso e riciclo è ‘blando’.Io intenderei anche stimolare la creazione di cose un pò più durature e potenzialmente capaci di supplire all’acquisto di nuovi oggetti di necessità o decoro (non so, come esempio mi viene in mente la ‘banale’ sedia di copertoni che evita che gli stessi siano o gettati chissà dove o fusi e riciclati di nuovo a livello industriale -cosa positiva rispetto alla prima ipotesi ma pur sempre inquinante).

  • Rachele ha pubblicato un commento nel gruppo Logo del Progetto di RIcreAMIRIcreAMI il 25/4/2010

    Ciao Cristian,
    le problematiche che poni sono tutte giustissime e sono sorte anche a me in questi mesi di sviluppo progettuale. A breve dovrei poter incontrare qualcuno che opera nel settore per avere informazioni più dettagliate soprattutto per quanto riguarda le limitazioni legate allo smaltimento controllato (uno dei punti forti per coinvolgere le aziende era appunto quello della probabile riduzione, seppur minima, nelle spese di smaltimento). So che rifiuti RAEE e alcune plastiche creano ‘problemi’ per il potenziale inquinante che hanno (ad esempio se infiammate) ma molti creativi hanno già iniziato a rimodellarle con successo, in alcuni casi anche senza bisogno di intervenire nella loro struttura (intendo senza romperle, tagliale, incendiarle..insomma senza che vi sia l’effettivo potenziale pericolo di inquinamento o altri effetti nocivi)
    Ora le problematiche del ‘taglio’ del sito esistono, è vero, però l’idea mia era quella di svolgere un servizio principalmente informativo verso il ‘grande pubblico’ per favorire la diffusione anche a casa di certe pratiche (secondo il principio del ‘do it yourself’ che possa anche funzionare da stimolo/spunto per una maggior interazione tra gli individui focalizzata su attività creative e costruttive e secondo i principi stessi dell 3R) e, contemporaneamente funzionare da sorta di indirizzario (stile pagine gialle per intenderci) ordinato per tutte le attività già esistenti ed operanti ai diversi livelli in questo ambito in modo che si possano reperire e contattare tra loro o esser contattate dagli utenti semplici per quello che ciascuna di loro può offrire.
    Per quanto mi rigurda personalmente sto già sperimentando da sola alcune idee ed avevo intenzione di provare ad attivare dei laboratori di gruppo non appena avrò concluso la stesura del report che devo consegnare ma per quest’ultimo punto ci vorrà un pò più di tempo proprio per raffinare i contatti con chi già si occupa come me di fare certe cose. Purtroppo queste attività sono un hobby anche per i più esperti e devo sottostare ai loro tempi e alle occasioni perché è molto difficile stabilire contatti a distanza con chi ha già i propri contatti.

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